Contro lo stress, viviamo profondamente la quotidianità
Non è così raro sentire, o vivere, nella nostra quotidianità questa frase: «Ho troppo da fare». Spesso infatti ci sentiamo sopraffatti dalle cose da fare e ci sentiamo costantemente indietro, e più ci sentiamo indietro più cerchiamo di recuperare. Così facendo ci ritroviamo a tirare avanti seguendo gli impegni e sentendoci frustrati perché spesso «non dovrebbero andare così le cose».
Le persone intorno a noi, magari per venirci incontro, ci offrono soluzioni per fare di meno o per allontanarci da ciò che ci stressa, ma questi suggerimenti se in parte sono buoni e guidati dalle migliori intenzioni, tuttavia non sono sufficienti. Infatti, a volte, è talmente alto il livello di stress nella nostra vita, che le persone oscillano tra il tentativo di controllare tutte le situazioni e la tendenza ad allontanarsene, fuggendo dalle circostanze più difficili da sopportare e da gestire. Ma in questo modo i problemi che cerchiamo di tenere lontani o sotto controllo si ripresentano moltiplicati e più intensi di prima.
È poco utile credere che questi accorgimenti riusciranno ad annullare tutte le esperienze che ci procurano disagio e sofferenza, ci saranno sempre le frustrazioni della vita di ogni giorno. Infatti l’inevitabile fallimento della ricerca spasmodica della sicurezza, e del tentativo quasi ossessivo di rimuovere sofferenza e dispiaceri della vita, fa nascere un grande senso di frustrazione.
Dunque quando si percepisce una discrepanza tra quello che desideriamo e quello che abbiamo nel momento presente si arriva a mettere in atto una serie di attività mentali volti a ridurre il divario. La mente quindi continuerà ad analizzare la situazione in cerca di soluzioni e più a lungo il processo resta attivo, più è profondo il vissuto di insoddisfazione. E così succede che mentre viviamo, concentrandoci sull’analisi del passato o del futuro, sottraiamo importanza e attenzione al momento presente e perdiamo momenti che danno profondità alla nostra vita. In questo modo ci sentiamo sopraffatti e privi di vivacità, una combinazione particolarmente pessima.
Per vivere più profondamente, non abbiamo bisogno di fare di più o fare di meno. Vivere profondamente implica entrare nelle attività che stiamo facendo con attenzione al significato, alla presenza e alla connessione.Vivere la vita più profondamente ci rivitalizza senza che le circostanze esterne debbano cambiare. Ad esempio potremmo approfondire le nostre attività quotidiane rallentandole, scegliendo un’attività che abbiamo accelerato e farla di proposito nel modo più lento e lasciandoci coinvolgere dal processo del vivere. Oppure approfondire una relazione trascorrendo più tempo con quella persona, consentendo a noi stessi di divertirci senza la pressione di correre. Agiamo come se avessimo tutto il tempo del mondo per ascoltare ed essere.
Altrimenti potremmo approfondire la nostra comprensione di noi stessi diventando curiosi, portando una maggiore consapevolezza a ciò che sta accadendo all’interno del nostro corpo: le nostre emozioni, sensazioni, fame e pienezza. Conosciamo il nostro mondo interiore prestandogli attenzione. Vivere profondamente implica la consapevolezza interocettiva di ciò che sta accadendo nel proprio corpo, la cognizione sociale degli altri intorno a noi e il cambiamento della propria prospettiva sulla produttività.
Consiste essenzialmente nel permettere che le cose siano quello che sono, senza l’immediata pressione al cambiamento o al raggiungimento di obiettivi particolari a cui uniformarsi. Ciò implica che non esiste alcuna necessità di monitorare, analizzare e valutare l’esperienza al fine di verificare l’esistenza di discrepanze tra la condizione reale e quella desiderata per provare eventualmente a ridurle. Non c’è bisogno di viaggiare in avanti verso il futuro o indietro nel passato, ed è quindi possibile vivere e apprezzare il presente in modo più completo, profondo e appagante.
C’è quindi una buona notizia, come dice il monaco buddista Bhante Henepola Gunaratana: «Non potrete mai avere tutto ciò che volete. È impossibile. Fortunatamente, avete un’altra scelta: potete imparare a controllare la vostra mente, potete imparare a uscire dal ciclo senza fine di desiderio e avversione. Potete imparare a riconoscere i desideri senza esserne dominati».
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