Lo stallo dei partiti, la politica dei tecnici. E i cittadini?

Occuparsi della cosa pubblica avendo come obiettivo il cittadino e il benessere sociale. Una rivoluzione possibile
Parlamento

Tre giornate intense, vissute con viva partecipazione, da una molteplicità di visitatori. Davanti a loro un’immediata difficoltà: quella di scegliere (dolorosamente) verso quale percorso indirizzarsi (trascurando gli altri), fra quelli offerti dal nutrito programma (cultura, formazione, economia, intercultura, sviluppo sostenibile,…), all’interno di un obiettivo unitario: ridare fiducia all’Italia. Non poteva certo mancare lo spazio dedicato alla politica. Uno dei laboratori del “Progetto Italia” era proprio quello centrato sull’ambito della vita pubblica, con un titolo volutamente provocatorio: “Lo stallo dei partiti. La politica dei tecnici. E i cittadini?”.

Sabato 22. Il primo round. Sala dell’auditorium gremita (oltre 300 partecipanti). Fra loro anche un paio di parlamentari, diversi amministratori locali, ma soprattutto cittadini attivi. È un laboratorio: e, in quanto tale, dopo l’intervento introduttivo del moderatore, il microfono è subito passato ai partecipanti in sala. Com’era ampiamente prevedibile, la prevalenza degli interventi hanno espresso soprattutto sfoghi indignati nei confronti della classe politica, della manifesta incapacità di procedere alle riforme istituzionali (dalla legge elettorale alla regolamentazione dei partiti, dalla legge anticorruzione a quella riguardante il sistema dei controlli sull’uso dei finanziamenti pubblici…). Non sono mancate, tuttavia, le voci che hanno espresso concrete proposte per sollecitare un virtuoso cambio di rotta, sotto la spinta dal basso da parte di una opinione pubblica consapevole.

Domenica 23. Il secondo round. Riposte in carniere le analisi (fin troppo facili e ampiamente condivise), la sfida è quella di chiedersi, adesso, cosa sia possibile fare, insieme, per ridare fiducia al Paese. Dopo la diagnosi, la terapia. Viene in rilievo una necessità: rivitalizzare il ruolo della società civile. Una rivoluzione copernicana: al centro il cittadino, al posto del politico.
Lo evidenziano le molteplici esperienze che vengono comunicate, di partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della vita pubblica nei territori. Benzina sul fuoco.

Perché le riforme istituzionali vengano finalmente inserite nell’agenda politica e nell’azione del Parlamento è assolutamente necessario il ruolo vigile della società civile; é di vitale importanza che crescano le forze sociali libere, capaci di sviluppare proprie prospettive culturali e di costruire un’opinione pubblica sempre più consapevole.
Università, fondazioni, associazioni, movimenti civici; iniziative che nascano sia spontaneamente dal sociale: tutto deve concorrere a garantire la presenza di un sociale diverso, più personalistico e maturo, capace di esprimere una politica che sappia cogliere le possibilità della democrazia.

La relazione tra cittadini ed eletti, lo sappiamo, è fortemente asimmetrica: di conseguenza, se i cittadini-elettori non si coagulano in gruppi sociali organizzati, non riescono a diventare un interlocutore valido, in grado di farsi ascoltare. Dovrebbero perciò crearsi nelle città dei punti di incontro fra il 'sociale' ed il 'politico', in una azione pubblicizzata, che crei opinione pubblica e costituisca una continua forza di pressione di vero stampo democratico.

È l’unico modo che il cittadino sensibile ha per non immiserirsi nel 'nudo votare', per passare dalla partecipazione meramente elettorale e delegante ad una partecipazione attivamente condizionante che lo innalzi a co-gestore della cosa pubblica.
Il laboratorio politico sviluppato in seno a Loppianolab ha confermato la speranza (una certezza?) che nel nostro Paese esistono le risorse ideali, umane, culturali per imprimere questa svolta salutare alla nostra democrazia.
 

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