Lo squalo sulle strade di Coppi
Tre corridori, i fuggitivi di giornata, fendono l’aria con le loro biciclette quasi un branco di pesciolini che nuotano velocemente per sfuggire ai predatori
5°tappa Novara – Novi Ligure 168km
Sulle strade di Coppi lo squalo rimane a bocca asciutta
Vista dall’alto la corsa sembra riassumere la legge naturale del più forte. A tre chilometri dall’arrivo tre corridori, i fuggitivi di giornata, fendono l’aria con le loro biciclette quasi ad essere un branco di pesciolini che nuotano velocemente nel mare per sfuggire allo squalo di turno: il gruppo compatto che minaccioso e indomabile “nuota” a tripla velocità con l’acquolina in bocca perché ha fame di vittoria. I denti affilati dei velocisti pronti per divorare la preda contro l’orgoglio, la grinta e la voglia di non piegarsi alle leggi della natura di chi non molla e cerca di dare tutto e di più pur di conquistare una vittoria dal sapore intenso. Perché, come nella vita, le cose che ci fanno sudare, soffrire e penare poi dentro ci regalano qualcosa di più.
Arashiro, Pineau, Fouchard, un giapponese e due francesi che in vista dell’arrivo svuotano le tasche della maglietta da tutti i panini e i rifornimenti avanzati, quasi a volerli regalare come dei cimeli al pubblico sul bordo della strada. Scaramanzia, desiderio di sentirsi più leggeri senza nulla addosso che può dare impiccio, piccoli gesti che fanno parte della storia e della naturalezza di questo sport. La raccolta differenziata non esiste in queste corse d’alto livello, peccato che i milioni di cicloamatori nel nostro paese, volendo imitare i professionisti, si esibiscano in lanci della borraccia o della cartina nelle manifestazioni dilettantistiche non competitive della domenica…
Nove volte su dieci, se la tappa è per velocisti, il gruppo fa bene i calcoli e si mangia sempre i pesciolini in fuga. Stavolta, a Novi Ligure vince Jerome Pineau (Quick Step – Innergetic), secondo Fouchard, sul gradino più basso del podio Arashiro. Uno solo conquista lo spumante, il bacio delle miss e intasca i soldi della vittoria. Tutti e tre possono essere orgogliosi di aver ribaltato i dogmi che governano la teoria dell’evoluzione !
MAGLIA ROSA: Vincenzo Nibali (Liquigas – Doimo)
MAGLIA ROSSA (classifica a punti): Tyler Farrar (Garmin – Transistor)
MAGLIA VERDE (gran premio della montagna): Paul Voss (Team Milram)
MAGLIA BIANCA (miglior giovane): Valerio Agnoli (Liquigas – Doimo)
4° tappa Savigliano-Cuneo cronosquadre km 33
Se per qualcuno il ciclismo è e rimane uno sport puramente individuale disegnato da due gambe scolpite che spingono sui pedali di una bicicletta beh… si sbaglia di grosso. Andatelo a dire ai nove “vagoni” del treno della Liquigas – Doimo che ha divorato l’asfalto lungo le strade della 4°tappa del Giro d’Italia, una cronometro a squadre di trentatre chilometri da Savigliano a Cuneo, funestati da un tempo inclemente e truffaldino.
Compattezza, forza, lucidità, spirito di squadra sono state le caratteristiche del convoglio verde- blu trainato da due carismatiche locomotive che rispondono al nome di Ivan Basso e Vincenzo Nibali che scendendo dalla sua veloce bicicletta in quel di Cuneo ha potuto abbracciare la maglia rosa, il sogno di una vita. Quel simbolo del primato che per un corridore italiano sta al di sopra di tutto anche della fama e della gloria che il Tour de France ti può incollare addosso.
Nibali gongola incredulo, perché lui al Giro non ci doveva essere, era in Sicilia, nella sua terra d’origine che si gustava il riposo e qualche buona granita dopo le fatiche delle classiche del Belgio. Ma, il destino evidentemente riservava al corridore di Messina qualcosa di speciale. “Oggi abbiamo fatto una grande corsa, tutti i miei compagni sono stati eccezionali – Questa vittoria è merito di tutto lo staff della squadra dai direttori sportivi, che ci seguono da quest’inverno pensando a questo momento, fino ai meccanici che hanno saputo consigliarci la posizione più aerodinamica”. Tradotto in un altro linguaggio vuol dire: “Noi non molliamo, nella nostra squadra ognuno diventa fondamentale e siamo coscienti del fatto che grandi mete si possono raggiungere solo insieme”.
3° tappa Amsterdam – Middelburg 209km
"Oggi è stata una tappa difficile. Un po’ per le cadute un po’ per il vento che ha creato ancor più nervosismo. Sono rimasto coinvolto in una caduta anche oggi, ma fortunatamente senza nessuna conseguenza. E devo dire che il ginocchio mi ha fatto meno male del previsto e quindi, visto che domani c’é anche il giorno di riposo, spero di recuperare bene e di poter essere competitivo già dalla cronometro a squadre di mercoledì. A parte le ambizioni personali, voglio cercare di aiutare il più possibile Karpets che farà classifica e anche oggi ha dimostrato di esserci, essendo l’unico di noi che é arrivato con il primo gruppetto. Stasera Vladimir é 11 a 18" e se riusciamo a fare un buona crono a squadre potrebbe guadagnare altre posizioni. Per quanto riguarda me direi che posso cercare di fare bene all’arrivo di Massa Carrara e Montalcino"
2° tappa Amsterdam-Utrecht 209km
“Oggi non è stata una gran giornata. Il nervosismo nelle battute finali della tappa e la classifica ancora così corta ha creato indirettamente una serie di cadute. Tra le quali la mia. Non ho potuto fare altro che cercare di andare giù nel miglior modo possibile. Ho picchiato il ginocchio destro e poi la spalla. Subito ho temuto il peggio poi sono risalito in bici e ho continuato, anche se dolorante, fino al traguardo. Ora mi sento più tranquillo perché la situazione non sembra così grave. Il medico della squadra mi ha visitato e disinfettato. Sembra una “normale” botta. Spero solo non si gonfi troppo questa notte. Certo avrei preferito un inizio diverso per questo Giro d’Italia, ma purtroppo le cadute fanno parte dei rischi del mio mestiere”.
1° tappa Amsterdam-Amsterdam (cronometro individuale) 8,4km
“Finalmente siamo partiti. I giorni che precedono il via di un grande Giro sono sempre molto lunghi e non passano mai. Oggi la cronometro che abbiamo affrontato era molto tecnica e le strade mezze bagnate non hanno certo agevolato la performance. Per quanto mi riguarda posso dire di essere partito bene, ma negli ultimi quattro chilometri mi sono appesantito e non più trovato il colpo di pedale giusto. Oggi la frequenza di pedalata, visto i continui rilanci, era fondamentale e se la perdevi era molto difficile fare un tempo importante. Per ovviare a questo problema avevo scelto di montare anche una moltiplica con meno denti per essere più reattivo, ma non ha prodotto gli effetti desiderati. Comunque sono ad una trentina di secondi dal leader Wiggins e nei primi dieci giorni ci sono ancora diverse possibilità per poter fare bene. Speriamo che la Dea bendata sia dalla mia parte”.
“Finalmente siamo partiti. I giorni che precedono il via di un grande Giro sono sempre molto lunghi e non passano mai. Oggi la cronometro che abbiamo affrontato era molto tecnica e le strade mezze bagnate non hanno certo agevolato la performance. Per quanto mi riguarda posso dire di essere partito bene, ma negli ultimi quattro chilometri mi sono appesantito e non più trovato il colpo di pedale giusto. Oggi la frequenza di pedalata, visto i continui rilanci, era fondamentale e se la perdevi era molto difficile fare un tempo importante. Per ovviare a questo problema avevo scelto di montare anche una moltiplica con meno denti per essere più reattivo, ma non ha prodotto gli effetti desiderati. Comunque sono ad una trentina di secondi dal leader Wiggins e nei primi dieci giorni ci sono ancora diverse possibilità per poter fare bene. Speriamo che la Dea bendata sia dalla mia parte”.
Filippo Pozzato, classe 1981, vanta un palmares di oltre quaranta vittorie tra i professionisti tra cui spiccano la vittoria nella classifica finale della Tirreno-Adriatico, una tappa alla Vuelta di Spagna, due tappe al Tour de France, una Milano-Sanremo e il campionato italiano. E’ uno degli uomini di punta della nazionale italiana. Per Città nuova le pagine di diario del 93°Giro d’Italia.