Lo spreco e il vangelo
Pochi giorni prima di morire Gesù è andato a Betania dai suoi amici più cari e Maria ha cosparso i suoi piedi con un abbondante profumo assai prezioso. Giuda ha criticato lo spreco, ma Gesù ha approvato il gesto della donna. Lei si era sintonizzata col suo modo di pensare.
Giuda calcolava, Maria sprecava. Due maniere di vivere opposte, inconciliabili. La prima soffoca l’amore, la seconda lo espande («Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo» Gv 12,3).
Pochi giorni dopo, Gesù ha portato al massimo lo spreco: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1), dilatando il suo amore umano fino ad annegarlo nel mare dell’amore divino. Il centurione pagano, che era presente sul calvario, è entrato in “estasi”: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15, 39). Ha visto l’amore di un uomo trasbordare in quello di Dio.
In questo contesto è poco parlare di gratuità, perché ci può essere una gratuità piccola, meschina, senza fantasia, quasi forzata. Lo spreco la fa scoppiare, le dà ali, la trasporta in un’altra dimensione. Non che sia facile, tutt’altro. Quando la donna partorisce, soffre, perché il suo corpo si dilata per lasciare uscire una nuova vita. È il prezzo per superare sé stessa, per entrare nella sfera di Dio creatore, anche lei datrice di vita.
Lo spreco dà il frutto maturo nella risurrezione. Paolo dice: «Li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). Il Figlio si moltiplica in tanti altri fatti come sé, anch’essi figli e – ecco il punto finale – fratelli in lui e fra loro.
I discepoli di Gesù sono degli spreconi. Attenzione, perché c’è anche lo spreco del male: violenza, indifferenza, odio, disprezzo, discriminazione, esclusione… con tutte le loro conseguenze. Spreco della vita, spreco di vite. Bisogna contrapporre lo spreco allo spreco: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato… Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 13, 34; 15, 13).