Lo sport che unisce
A Venezia un malato di Sla in gara nella maratona grazie ad un aiuto speciale. A Gerusalemme per un giorno palestinesi e israeliani corrono e giocano a calcio insieme. Due testimonianze di grande valore
Lo sport moderno riesce ancora a trasmettere dei valori? Nel 2011 può essere vissuto ancora come strumento di fratellanza universale e come stimolo per sfidare i propri limiti? Un paio di episodi, passati in secondo piano nelle cronache sportive di queste ultime ore, ci fanno riflettere, riportandoci con forza al vero significato dello sport.
Un’impresa straordinaria – Domenica scorsa, tra Stra (riviera del Brenta) e Venezia, si è disputata la ventiseiesima edizione della Venicemarathon. Nella gara maschile il successo è andato all’etiope Tolesa Tadese Aredo, in quella femminile si è imposta la keniana Helena Kirop, mentre la gara per “disabili” è stata vinta dall’italiano Orazio Fagone, ex olimpionico azzurro nello short-track. Onore ai vincitori a parte, un momento davvero indimenticabile è stato vissuto al traguardo quando si sono presentati Alex Zanardi e Francesco Canali. L’ex pilota bolognese, amputato ad entrambe le gambe a seguito di un terribile incidente automobilistico avvenuto dieci anni fa, ha trainato al traguardo con la sua handbike l’amico Francesco, un quarantatreenne giornalista di Parma ammalato dal 2005 di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), una malattia che tra l’altro blocca gradualmente l’uso di braccia e gambe.
Canali, ex podista, aveva sempre desiderato di poter disputare un giorno la maratona di Venezia, ma la grave malattia che lo ha colpito sei anni or sono sembrava non potergli più permettere di realizzare questo sogno. Nello scorso mese di febbraio, però, da uno scambio di battute tra i due è nata un’idea che a prima vista sembra impossibile. Da quel momento è partita la sfida, è stato messo su un progetto e poi, grazie al contributo del gruppo imprenditoriale Barilla, che sta anche affiancando alcuni atleti disabili tra cui lo stesso Zanardi nel tentativo di vincere una medaglia alle Paralimpiadi di Londra del prossimo anno, è stata messa a punto una supercarrozzina fatta apposta per affrontare il particolare percorso della maratona veneziana caratterizzato da curve e ponti. Così domenica, dopo poco più di due ore di gara, Alex è sceso dalla sua handbike pochi metri prima dell’arrivo, e senza protesi ha spinto Francesco davanti a lui per consentirgli di precederlo simbolicamente al traguardo. «Dopo aver vinto questa corsa in due occasioni da solo, questa volta è come se avessimo vinto in due», ha commentato felice Zanardi, festeggiando in un modo davvero speciale il suo quarantacinquesimo compleanno. E dimostrando che nello sport, come nella vita, non esistono sfide impossibili.
Una testimonianza di pace – In Terra Santa, lunedì, si è invece svolta l’ottava edizione della Corsa della pace, una gara non competitiva organizzata dall’Opera romana pellegrinaggi e dal Centro sportivo italiano. 12 Km di corsa tra le colline tipiche di questo territorio, a cui hanno partecipato circa 300 appassionati di sport: molti italiani, una settantina di palestinesi, una ventina di israeliani e anche diversi haitiani. Come avviene ormai da qualche anno, il momento più significativo di questa manifestazione si è svolto al check-point di Betlemme dove, sotto lo sguardo dei militari presenti al posto di blocco, i partecipanti hanno superato il confine che normalmente divide israeliani e palestinesi intonando «Shalom» e «Salam». Due parole, in ebraico ed in arabo, dallo stesso significato: pace!
Proprio qui la corsa si è momentaneamente interrotta per lasciare spazio ad un quadrangolare di calcio a 5 dal sapore tutto particolare, ben diverso da quei mini triangolari estivi super sponsorizzati che abitualmente precedono l’inizio del nostro campionato di calcio. Due squadre italiane (composte anche da ex calciatori “famosi” come Damiano Tommasi, Gigi Di Biagio e Angelo Peruzzi), una israeliana ed una palestinese hanno giocato insieme in questo torneo ribattezzato “Football for Peace”, mentre nell’ultima partita è scesa in campo anche una rappresentativa di ragazzi haitiani che la Fondazione Francesco Rava (una onlus che si occupa di aiutare l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo) ha tolto dalla strada in un Paese che ormai da anni vive in un vero e proprio stato di emergenza umanitaria, tra continue rivolte popolari e le conseguenze del disastroso terremoto avvenuto nel gennaio del 2010. Al termine del torneo la corsa è poi ripresa in territorio israeliano, con i partecipanti, tra cui anche i palestinesi, che hanno proseguito fino al centro di Gerusalemme. Un piccolo ma significativo seme di pace promosso grazie allo sport in una delle zone più “calde” del mondo.