Lo sguardo di Morandi
Per godere di visioni sorprendenti ed intense, non è necessario cercare continuamente nuovi stimoli e nuovi scenari, o meglio, possiamo trovare tutto ciò anche restando fermi, di fronte al mondo di sempre, basta avere, di volta in volta, occhi nuovi. È questo l’insegnamento di Giorgio Morandi.
La lezione di questo maestro del ‘900 è ancora attualissima. Soprattutto se pensiamo che, oggi più di ieri, tutto corre veloce, il bombardamento di immagini e di stimoli sempre nuovi, tende a scivolarci addosso.
Il nuovo non stupisce più perché, in qualche modo, ci siamo abituati anche al “di tutto, di più”. Conviene quindi educare il nostro stesso sguardo a considerare in modo sempre nuovo le cose di sempre. Basta una minima variazione di prospettiva o di luce per aprirsi alla meraviglia di una nuova visione. E dove educare il nostro sguardo a tale elasticità, se non guardando all’opera di Morandi?
Mantova rende omaggio all’artista in modo nuovo. Oltre a una cinquantina di opere, vengono presentati due film di Tacita Dean che illuminano l’arte del maestro della natura morta. Il primo, esplora le cose ordinarie che abitano il celebre studio, immergendole nella luce opaca e polverosa tanto amata da Morandi. Bottiglie, vasi, scatole, oggetti di uso comune, ma quelli prescelti dall’artista non sono banali o scontati. In mezzo a tante altre, queste cose hanno colpito la sua attenzione e la sua fantasia; è andato a cercarle dai rigattieri e dai trovarobe, le ha scelte per portarle a vivere con sé, nella propria stanza, per lunghi periodi, alcune per tutta la vita. Morandi amava tanto queste cose, da riuscire a conservarle e a mantenerle intatte anche durante la guerra.
L’attenzione e la dedizione per le sue bottiglie è tale da permettere ai suoi occhi di poterle vedere ogni volta come fosse la prima volta
Lo stupore del suo sguardo continua nell’allestimento degli oggetti per creare una natura morta. Il nome di questo genere artistico fa subito pensare a qualcosa di statico e inanimato ma, a ben guardare, per Morandi ogni incontro fra un oggetto ed un altro, genera una visione del tutto nuova. Tra i suoi dipinti, alcuni possono sembrare identici; osservando bene rivelano, invece, piccole varianti. Una bottiglia è appena spostata, rispetto a quella del quadro “gemello”, poca cosa per la maggior parte degli spettatori; per il nostro artista, invece, tale particolare apre ad una nuova visione, tanto da decidere di dedicare alla stessa combinazione di oggetti un nuovo dipinto.
In mostra è stata ricostruita anche la piccola camera-studio di Morandi con tutti gli oggetti che la abitano. È così possibile rievocale il rituale messo in atto dall’artista: prima di essere dipinti, gli oggetti stanno lì settimane, mesi, anni, e guai se una delle sorelle osa spolverarli. Morandi vuole che le sue bottiglie, giorno dopo giorno, si rivestano di polvere. È solo al termine di una lunga attesa che i suoi oggetti arrivano ad indossare una patina comune che li lega in un’unica, tenue atmosfera. I colori risultano così più spenti e più simili fra loro, in modo da creare un soffuso accordo cromatico sospeso nel tempo. Ecco spiegato il tono polveroso di tanti dipinti di Morandi.
Il secondo film di Tacita Dean, riflette sulle linee a matita tracciate dall’artista sui piani d’appoggio delle nature morte. Anche queste immagini restituiscono un pittore meditativo, dotato di una straordinaria capacità di osservazione, a tratti persino maniacale. Sui tavolini troviamo un’insolita sedimentazione di segni e numeri; il loro scopo è quello di memorizzare l’esatta posizioni degli oggetti. L’artista voleva tenerne traccia per ritornare, dopo qualche tempo, a dipingere la stessa composizione apportando, eventualmente, modifiche minime e calcolatissime.
L’arte di Morandi emerge così nei suoi tratti salienti: il silenzio, l’attesa, la sedimentazione, il carattere riflessivo. E, quasi per osmosi, anche il nostro sguardo viene educato alla dedizione, all’attenzione e, infine, allo stupore.
Giorgio Morandi e Tacita Dean. “Semplice come tutta la mia vita”. Mantova, Palazzo Te, fino al 4/6/2017.