Lo sguardo di Anastasia
Non vedevo Ettore da molti anni. Più che il tempo era stato l’alcol a devastarlo. Dov’era andato a finire il brillante studente, l’idolo della libertà? Dov’era svanito il ragazzo invidiato dagli uomini e corteggiato dalle donne? La moglie Anastasia lo continuava a cercare, a portargli vestiti puliti, a raccontargli dei bambini, a ripetergli sempre quanto bisogno avevano del padre e che soprattutto lei non poteva vivere senza di lui. Il suo amore, la sua fedeltà mi fanno male – sospirò Ettore -. Si fosse almeno vendicata! Invece no. Eccola a colpire, a volermi distruggere. Il suo amore è una continua condanna, mi sta ammazzando!. Dopo un lungo silenzio, con lo sguardo perduto verso un punto inesistente, seguì il filo della memoria, a ripassare i capitoli della sua vita: Anastasia non si era mai curata di me e io ero innamorato pazzo di quella donna fuori dal rango delle oche che avevo fin’allora avute. Una sera organizzai una festa nella mia villa di campagna. Avevo invitato molti amici. E tutto ciò per invitare lei, che venne con Marco, il suo ragazzo. Anastasia aveva un grande rispetto per me, trasmessogli dai suoi genitori che erano stati mezzadri di mio padre. Insomma, tramai una trappola, la indussi a bere abbastanza, la feci ridere e ridere, per poi sedurla. Era un piano previsto nei minimi particolari. La stessa notte, mentre gli altri continuavano a ballare, annunciai il nostro fidanzamento. Lei stette al gioco. Quando cominciò a riprendere coscienza, si accorse che non era un gioco l’anello che le avevo messo al dito e lanciò un urlo disperato che ancora mi sembra di sentire. Poi cadde in un pianto inconsolabile. Marco, che all’inizio aveva guardato divertito, mi si avventò addosso. Sarebbe stato meglio se mi avesse ammazzato. La tragedia non tardò ad arrivare al suo colmo.Anastasia si accorse di essere incinta e comunicò al suo ragazzo l’intenzione di voler vivere con me per salvare la vita che nasceva. Io, felice e geloso, non mi preoccupavo della disperazione di Marco. Di Anastasia non sapevo cosa pensare. La vedevo triste e assente ma ero sicuro che il mio amore l’avrebbe guarita e fatta tornare nella realtà. Quando ci sposammo tutto sembrò sistemato. Dopo il primo, nacque la seconda figlia e poi ancora un terzo bambino. Anastasia era tutta per loro e non trascurava mai di essermi accanto il più amorevolmente che potessi immaginare. Mai una parola del passato. Mai. Era come se ormai non avesse da chiedere niente alla vita. Guardava fiera i figli della nostra vita insieme e impiegava ogni sua energia nel crescerli sereni e liberi. Da dove prendeva tutta quella forza?. Dopo una pausa, Ettore riprese: Un giorno capii di essermi innamorato della mia segretaria. Abbandonai Anastasia e i bambini. Come un ladro tornai a casa una volta che non c’era nessuno per riprendermi alcune cose.Nella camera da letto Anastasia teneva nel cassetto del comodino alcuni quaderni su cui appuntava qualche sua riflessione. Non ne ero mai stato curioso. Quella volta, non so perché, non resistetti a lasciarli lì. E questi quaderni me li porto sempre dietro.Mi fanno male ma questo soffrire mi fa sentire in qualche modo a posto perché queste pagine sono la mia condanna, il fuoco infernale che mi consuma. Senti cosa scrive: La mia vita è finita. Qualcuno ha avuto il coraggio di sbriciolare la mia persona. Ogni mio sogno è svanito, come un palloncino ferito da una scintilla di fuoco malefico. Oggi, il sospetto di una maternità è diventato certezza. Sono mamma. Di chi? Del figlio della violenza? Dell’arroganza? Perché tale maledizione? Per amore di Marco sarò madre e per lui decido di non spegnere la vita, di potenziarla. Deve vincere la vita non la morte. Più che il dolore della perdita di Marco, quello che mi lascia completamente a terra è che si possa essere talmente ladri da impadronirsi della libertà di un altro. La vita non si ruba. La felicità puoi toglierla. Sarà la vita a dettare la condanna.Mi metto dalla parte della vita. E faccio tutto questo perché amo Marco. Per lui lotterò. Per lui vincerò!. Il bambino si muove in me. Questa vita cancella ogni brano di morte che ottenebra la mia vita. Ettore è felice. È come se portassi avanti la gestazione di due figli, non uno. Sento crescere anche Ettore. L’amore costa, è caro come ogni respiro accanto ad Ettore che sta cercando disperatamente di nascere. La nostra famigliola cresce nell’amore. Ettore è felice e questo mi dà una gioia che non so descrivere. Ettore è andato via! Il mio amore non è stato capace di fermarlo. Dove ho sbagliato? Non so cosa pensare. Se non avessi la fede sarei già schiacciata e vinta! Cerco con tutte le forze che questa tragedia non pesi sui figli. Non voglio che il padre muoia nel loro cuore. Un padre è sempre padre. Devo farcela. Ogni volta che vado in cerca di Ettore, conosco strati della società inimmaginabili. Così vicini e così lontani. Ettore non parla, prende la roba che gli porto, la divide con altri. Mi commuove la sua attenzione verso gli altri. Chissà quale storia li ha portati fino a quel punto! Ettore non ha interesse per i figli, è come se avesse cancellato un pezzo della sua vita. Gli ho chiesto se gli dà fastidio il fatto che lo cerco. Non ha risposto. Questo silenzio è la mia fortuna. Oggi, dopo essere stata in cerca di Ettore, ho rivisto Marco. Mi sarei messa a piangere disperatamente. Ma gli avrei dato un dolore. Gli ho parlato dei bambini, di come crescono. Lui cercava nei miei occhi quello che non dicevo. Salutandomi, mi ha assicurato che il mio modo di essere e di vivere continuano a essere per lui fonte di energia e di vita. Non poteva farmi dono più prezioso. Chi registra questi momenti? Dove vanno a fiorire i pensieri che non si possono comunicare?. Di fronte a Ettore, ridotto in quelle condizioni, c’era poco da dire. Con l’aiuto di un amico medico riuscii a trovare un ospedale che potesse fare il punto della sua salute. Non si oppose. Non aveva ormai forze per opporsi. Informai subito Anastasia, ma attesi qualche giorno per dirle che Ettore l’attendeva assieme ai figli. Si incontrarono in una saletta dell’ospedale; non saprei dire cosa vidi. Contemplai l’amore che è vita, e la vita che è amore. Anastasia stava uscendo, seguita dai bambini in festa. La chiamai in disparte. Mi chiese quando Ettore avrebbe potuto essere dimesso. Le spiegai che era consumato, ma con un fisico ancora capace di lottare. Con l’amore della famiglia avrebbe dovuto farcela. Mi invitarono, qualche settimana dopo, per l’anniversario del matrimonio. Parenti, amici, tanti bambini rumorosi e felici. Tra la gente colsi lo sguardo di Anastasia verso Ettore. Era fiera del marito che stava mettendocela tutta per rinascere.