Lo sguardo di Chiara Lubich
Lo ricordo come fosse oggi quel 14 marzo di nove anni fa. E a dire il vero rivivo con emozione i giorni immediatamente precedenti e quelli successivi alla morte di Chiara Lubich. Giorni di lavoro intenso in redazione, quando era evidente che Chiara, questa volta, non ce l’avrebbe fatta. Eravamo il suo giornale, quello che lei, insieme a Pasquale Foresi, aveva voluto e fondato. Lo aveva accompagnato e seguito negli anni, sostenendolo nel suo percorso, non di rado intervenendo di persona a correggere il tiro, perché per Chiara la stampa aveva una funzione insostituibile nel cammino verso un mondo più unito.
In quei giorni con la redazione eravamo in una full immersion, dalla mattina a tarda sera, senza sosta, per sfornare un numero speciale che parlasse di Chiara e del suo carisma dell’unità: una delle esperienze editoriali più ricche che, personalmente, ricordo in 18 anni di lavoro a Città Nuova, certo fra le più intense. Un’unica sosta ci concedemmo: la sera del 13 marzo, quando, saputo che la sua abitazione a Rocca di Papa era stata aperta a chiunque volesse porgerle l’ultimo saluto, abbiamo lasciato il desk e siamo andati anche noi a dirle il nostro grazie prima che ci lasciasse. Chiara aveva fatto della condivisione la cifra della sua vita e neanche allora si sottraeva a questo stile. Attorno a quel letto, che continuava a parlare della Vita, passavano persone di tutti i tipi, grandi e piccini, facenti parte del Movimento e non, gente colta e gente semplice, laici e chierici. Così sarebbe stato nei giorni successivi, con l’afflusso di persone da ogni dove venute a renderle l’estremo saluto a Rocca di Papa prima e poi nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove si sono svolti i funerali.
C’eravamo anche noi, con una tiratura speciale di quel numero che aveva come titolo di copertina semplicemente “Chiara”, scritto con la sua firma chirografa. Conteneva articoli scritti da noi della redazione, ma soprattutto da personalità del mondo ecclesiale, ecumenico, interreligioso, culturale e civile che in men che non si dica avevano risposto alla nostra richiesta di un loro contributo. Riportava gli innumerevoli messaggi di cordoglio arrivati al Movimento, anch’essi una testimonianza di quanto Chiara fosse conosciuta nel mondo, stimata, amata.
Una grande foto di Chiara, sulla reception della sede di Città Nuova, accoglie chiunque entri. Oggi mi sono soffermata su quello sguardo: occhi che hanno sempre guardato oltre, lontano, sempre avanti, mai indietro.