Lo sguardo che decide di una vita
La chiamata di Gesù si rinnova ogni giorno, fa parte dei doni irrevocabili di Dio.
Le pagine della Scrittura che parlano della chiamata di Dio hanno un fascino particolare. Dio interviene nella storia degli uomini, spesso in modo inaspettato e incomprensibile a una logica strettamente umana. È una relazione creata da lui. Un dono gratuito a cui l’interlocutore risponde in modo vario, a volte con un’adesione immediata, a volte esplicitando un senso di inadeguatezza, a volte anche con un rifiuto. Risposte tutte che dicono il grande rispetto di Dio per la libertà dell’uomo. Risposte in cui noi rivediamo la nostra.
È così anche per la chiamata di Matteo. Il racconto che i Vangeli ci offrono è sobrio, quasi scarno. La breve narrazione sembra tutta concentrata su quel «seguimi» dell’invito di Gesù, improvviso e sorprendente data la condizione sociale di Levi, e sulla sua reazione determinata nell’accoglierlo: «Ed egli si alzò e lo seguì».
Come illustra bene la tela del Caravaggio che ritrae quell’episodio, la luce irrompente ha in Dio la sua fonte. L’iniziativa è sua. La comunione offerta non proviene da meriti umani. Matteo ne è cosciente, non ha di che vantarsi davanti a Dio. La sua reazione immediata, senza promesse condizionate per il futuro «ti seguirò… ma…», ha un messaggio molto forte per noi. Sembra non solo fare eco ad altri passi del Vangelo, ma ci dice anche come l’incontro con Gesù ci rinnova e rende liberi. Matteo, divenuto ricco forse sfruttando altri, qui, paradossalmente, ci appare “povero”, libero da sé, dai propri beni, dalla vita condotta fino ad allora. A differenza del giovane ricco a cui gli attaccamenti impediscono di cogliere lo sguardo d’amore di Gesù, Matteo non rimane seduto al banco delle imposte chino sul suo passato, sui suoi affari, sui suoi problemi… ma alza il suo sguardo, incontra quello di Gesù, lo accoglie, non indugia e si consegna senza riserve.
Nel suo commento Chiara Lubich sottolinea come la chiamata di Gesù si rinnova ogni giorno. Sì, «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!» (Rm 11,29). Il comportamento di Matteo può esserci di luce e d’incoraggiamento a seguire Gesù nella vita quotidiana e a “rialzare” il nostro sguardo qualora, pur accolta un giorno la chiamata di Dio, sopravvenisse in noi la stanchezza del cammino o si avvertisse l’oscurità della notte. È l’ora per noi di rincontrare “quello sguardo” che ha deciso della nostra esistenza e comprendere nuovamente che la novità di vita non si basa sulle nostre forze, ma sul dono di comunione che Dio continuamente ci offre.