Lo scudiscio e il traffichino
Vizi di ieri e di oggi.
Quando Zenone di Cizio, un filosofo antico, scoprì che un servitore lo stava derubando, non dubitò sul da farsi. Mentre stava preparando lo scudiscio per punirlo, il servitore – convinto di essere un furbone – fece appello alla filosofia del suo padrone, e per discolparsi accusò il suo infausto destino: «Non mi picchiare! È il destino che m’ha voluto ladro! Non ne ho alcuna colpa!».
Sui libri di storia non si ha nessuna traccia di quel servo, ma forse alcuni discendenti di quel sedicente furbone si sono dati alla politica. Sì, perché quell’alibi, magistralmente architettato, è quello del politico intrallazzatore, che ogni tanto fa capolino sulla scena politica. Allora come oggi, il politico traffichino si difende così: «Mica è colpa mia se delinquo: è la storia che va così, tutti gli uomini badano solo ai propri interessi! Sì, ho usato soldi pubblici, ho trafficato clientele, ho negoziato poltrone, ho sfruttato il mio potere per influenzare giudici e corrompere testimoni… Ma è la politica che è governata da queste regole, che colpa potrei averne? E poi, guardatevi attorno: non riscontrate il diffuso malaffare, la decadenza dei valori, lo scadere dei costumi? Provi qualcuno a raccomandare un po’ di moralità. Sarà sufficiente investigare qui e là, e poi pubblicare su qualche giornale compiacente quel segreto inconfessabile in grado di attestare che tutti siamo fatti della stessa pasta, tutti segnati da un destino che urla il perseguimento dei propri interessi, l’approvvigionamento delle proprie corti, la coltivazione del proprio benessere…».
Zenone non era mica l’ultimo arrivato. Di filosofia capiva parecchio, e non rimase per nulla scosso dall’obiezione del servitore. Replicò prontamente, con la frusta impugnata: «Ah, sì? È il destino che t’ha fatto ladro? Allora sappi che nel tuo destino c’è pure scritto che ora riceverai le percosse che ti meriti…», e detto ciò completò la punizione che aveva in mente.
Chissà, forse conviene prenderla con filosofia. La società non ha delle leggi proprie, alle quali bisogna piegarsi. La politica è fatta dagli uomini, essa è quel che decidiamo di farne. E se Zenone, 2300 anni fa, poteva al massimo brandire una frusta, a noi oggi, domani, o quando sarà, il destino mette fra le dita una semplice e pacifica matita, da usare magari in cabina elettorale…