Lo scheletro della rivincita
In Val d’Aosta è stato ritrovato uno scheletro di una donna di 5000 anni fa.
In Val d’Aosta è stato ritrovato uno scheletro di una donna di 5000 anni fa. La notizia è stata accolta con grande interesse da parte degli scienziati, ma anche da parte di tanta gente comune, affascinata e colpita dalla scoperta. Come mai? Di per sé, la notizia non dovrebbe rappresentare qualcosa di eccezionale. Non siamo sprovvisti di reperti antropologici simili: corpi mummificati e resti umani antichissimi popolano i musei di tutto il mondo. Questo, poi, è solo uno scheletro: difficile da guardare con simpatia e affetto. E allora perché emozionarsi di fronte a questa donna del lontano passato, di cui nulla si sa?
Esiste una grande differenza fra la mummia, la reliquia di un antico sovrano o di un antico condottiero e i resti anonimi della donna valdostana vissuta tremila anni prima di Cristo. Nessuna tomba, stele, effigie, era posta a guardia del suo estremo giaciglio: una semplice scuola materna ha fatto da tetto, negli ultimi anni, alle sue seppellite ossa. Mentre gli scienziati stanno conducendo le loro ricerche, e in attesa di ottenere qualche risultato che possa dirci di più, con la fantasia immaginiamo questa donna alle prese con le difficoltà quotidiane dell’esistenza preistorica. Probabilmente era di modeste condizioni, visto che neanche il corredo funebre aveva con sé. Al di fuori dei membri della sua comunità forse non conosceva nessuno. La sua vita avrà sfidato i pericoli di un’era in cui gli uomini vivevano in balia delle intemperie, dei molteplici imprevisti che rendevano tutto precario e minacciavano costantemente la vita di lei e dei suoi cari.
Lo scheletro è stato trovato rannicchiato sul fianco destro. Una posizione non proprio solenne, ma chiaramente espressiva: dopo tanto impegno e tanto lavoro, è giunto il momento del riposo. Del potente del villaggio in cui viveva, del guerriero più capace e valoroso, del più ricco e avido fra tutti, non sapremo mai niente. Avranno vissuto per onori e gloria, averi e fortuna, ma rimarranno per noi degli sconosciuti. Il tributo oggi va a lei, piccola donna di 5000 anni fa. L’umanità le rende omaggio, la accoglie oggi come simbolo di quel costante e inesorabile divenire della specie umana che, da sempre e per sempre, narra che la storia appartiene agli umili, ai mansueti, a coloro che lavorano quotidianamente, nel nascondimento. È lì che si fa la storia, per questo lo scheletro ritrovato non è l’annuncio triste della morte che prima o poi tutti ci coglierà, ma è la testimonianza del riscatto di ogni piccola esperienza umana, nella trama vitale dell’essere una famiglia che ha un’origine comune e uno stesso destino.