Lo scandalo dell’accordo Italia-Libia

I soldi spesi dai Governi Gentiloni e Conte sono serviti a finanziare la Guardia costiera libica che, come denunciato dalle Nazioni unite, impiega alcuni dei più pericolosi trafficanti di esseri umani. La Oxfam ha raccolto testimonianze terribili di torture, stupri, omicidi avvenuti nei campi di detenzione libici dove sono rinchiuse migliaia di persone. È urgente un piano di evacuazione dal Paese per i migranti detenuti nei centri ufficiali e non ufficiali.

L’accordo italo libico del 2017 è stato stipulato dall’allora governo Gentiloni e finora mantenuto in vita dai successivi esecutivi Conte 1 e 2. Il memorandum regola i rapporti tra il nostro Paese e il governo di Tripoli in materia di immigrazione definendo una stretta collaborazione con la guardia costiera libica.

Lo scorso ottobre, a pochi giorni dall’ultima data utile per la revoca – 3 novembre –  Oxfam ha chiesto  al Governo italiano di non rinnovare l’accordo Italia-Libia, per mettere fine «a una delle pagine più tristi e vergognose della nostra storia recente». L’accordo peraltro non è mai stato ratificato dal Parlamento italiano contrariamente a quanto previsto in Costituzione (ex. art. 80).

Come organizzazione, impegnata da anni nell’accoglienza dei richiedenti asilo, abbiamo raccolto testimonianze terribili di torture, stupri, omicidi avvenuti nei campi di detenzione libici.

A. A. una donna eritrea di 30 anni racconta la sua storia straziante: «Facevo parte del gruppo di 450 persone detenuto a Bani Walid che è stato scambiato con un altro gruppo di 340 detenuti a Sherif. Bani Walid è gestito da Mohamed Muski che è un famoso trafficante di armi (…). La prigione di Bani Walid era un hangar, mentre a Sherif eravamo rinchiusi in un tunnel sotterraneo dove si viveva costantemente al buio. In tutto ho vissuto un anno e mezzo di detenzione in entrambe le prigioni, dove tutti vivevamo in condizioni terribili, con tantissime persone che si ammalavano e non venivano curate. Molte morivano e venivano seppellite come animali. Le donne venivano stuprate davanti a noi. Venivamo picchiati ogni giorno dai carcerieri che erano scelti dai trafficanti tra i migranti stessi (…)».

L’accordo che il nostro governo ha firmato con la Libia a febbraio 2017 ha di fatto consentito queste violazioni indicibili e non dovrebbe dunque essere tacitamente rinnovato. Al momento nei centri di detenzione ufficiali sono rinchiuse oltre 3 mila persone secondo l’Unhcr, mentre in quelli non ufficiali, gestiti dalle organizzazioni criminali, ne sono stimati a decine di migliaia. Uomini, donne e bambini che non solo subiscono trattamenti inumani e degradanti, ma rischiano di morire sotto le bombe in un paese in guerra. Un orrore a cui bisogna porre fine con un Piano di evacuazione coordinato dalle Nazioni Unite, che preveda una ridistribuzione dei migranti a livello europeo. È inoltre urgente una seria azione di monitoraggio e inchiesta di quanto successo fin qui, attraverso l’istituzione di una Commissione parlamentare.

Ignorando le condizioni disumane dei migranti in Libia, i Governi italiani che si sono succeduti dopo la firma dell’accordo hanno continuato a finanziare interventi in Libia, come la formazione di personale locale nei centri di detenzione ufficiali o la fornitura di mezzi terresti e navali alla Guardia costiera e alle autorità libiche, per un costo di oltre 150 milioni di euro, cresciuto di anno in anno: circa 47,2 di euro nel 2017, più di 51 milioni nel 2018 e oltre 56 milioni nel 2019. Più in generale il nostro Paese, considerando anche le missioni navali Eunavformed e Mare Sicuro, ha speso la cifra record di 570 milioni euro per esternalizzare la gestione dei flussi migratori e per finanziare le missioni navali italiane ed europee.

Un considerevole flusso di denaro, speso in parte direttamente nel Paese, che purtroppo non ha fatto altro che contribuire a destabilizzare ulteriormente la Libia e spinto i trafficanti di persone a convertire «l’industria del contrabbando e tratta» in «industria della detenzione» con abusi e violenze oramai note a tutti. Come ricordato anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, in un rapporto caratterizzato da toni e contenuti gravi consegnato al Consiglio di Sicurezza il 15 gennaio scorso dove si cita anche l’Accordo Italia-Libia.

I soldi spesi dai Governi Gentiloni e Conte sono serviti a finanziare la Guardia costiera libica che, come denunciato dalle Nazioni unite, impiega alcuni dei più pericolosi trafficanti di esseri umani. Mentre non sono serviti a porre fine alle morti in mare e al traffico di esseri umani. Nel 2019, 692 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale con un tasso di mortalità sui tentativi di traversata balzato al 3,5% dal 2,1% del 2017.

La Libia da un anno a questa parte sta vivendo una fase molto intensa di conflitto con la capitale sotto assedio. I migranti sono usati come scudi umani e in alcuni casi sono stati anche arruolati in milizie legate alle principali parti in conflitto. È urgente un piano di evacuazione dal Paese per i migranti detenuti nei centri ufficiali e non ufficiali. Chiediamo che l’Europa trovi subito un accordo per portare fuori dal Paese tutte le persone che a vario titolo si trovano lì e mostrino la volontà di richiedere protezione.

In questo prossimo mese il Parlamento italiano è chiamato a rinnovare le missioni militari in Libia. Oxfam chiede di non rinnovarle e di indirizzare il Governo nel revocare l’accordo o sospenderlo a tempo indeterminato, dal momento che nessun significativo passo è stato fatto dal primo novembre 2019 e che ancora non si ha nessuna notizia delle modifiche che avrebbero dovuto essere concordate bilateralmente prima del 2 febbraio 2020.

 

Approfondimenti

Dall’entrata in vigore dell’accordo tra Italia e Libia, Oxfam ha prodotto 3 rapporti che documentano la continua violazione dei diritti umani in Libia e le enormi responsabilità italiane:

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