Lo scambio di principesse
Perché andare a vedere un film come questo, diretto con acume storico e piscologico da Marc Dugain? Un ennesimo film in costume in mezzo a tanti altri? Invece no, val la pena entrare nella storia – vera – dell’anno 1721 quando Filippo d’Orléans, reggente di Francia, pensa di far sposare il tredicenne Luigi XV, ormai maggiorenne, con l’Infanta di Spagna Anna Maria Victoria, più piccola di quattro anni.
Filippo intanto fa anche sposare sua figlia, un tipetto audace e ribelle, con l’erede al trono di Spagna, un ragazzo goffo e impacciato. Così le due nazioni dopo anni di guerra finalmente vivranno in pace: è la politica matrimoniale, così in uso da secoli fra i potenti.
Le cose però non vanno per il verso giusto. Luigi XV, per quanto giovane, è uno che vuole decidere con la sua testa, e non ha scrupoli ad eliminare il proprio primo ministro Condè e di rimandare a casa la principessa spagnola che dovrebbe sposare, mentre la figlia di Filippo si prende il vaiolo e perde tutto.
Quello che è interessante, in un film dalla stupenda fotografia e dalla perfetta ambientazione, tra suggestivi squarci di natura e interni affascinanti, oltre alla brevità dei dialoghi che favoriscono una narrazione sciolta, è l’analisi sottile e si direbbe perfetta delle reazioni emotive e sentimentali dei giovani e dei ragazzi destinati, o meglio costretti, a vivere insieme a persone che non hanno scelto, a sacrificarsi per il bene dello stato.
La figlia di Filippo, ragazza terribile, indipendente, cede con astio ai disegni paterni, rifiuta anche lo sposo-ragazzo, salvo poi ricredersi ma quando è troppo tardi e la ragion di stato la costringerà a tornare in Francia e a finire in miseria.
Al contrario la promessa sposa di Luigi, innamorata di lui, sempre per mutamenti politici dovrà tornare in Spagna. Le scene degli addii, la freddezza dei genitori, l’etichetta di corte che soffoca le emozioni vengono dipinte con acutezza.
I bambini e gli adolescenti vengono anche in quest’epoca dominati dagli interessi degli adulti: l’età dell’infanzia, della spensieratezza finisce troppo presto, imbalsamata dagli adulti. Il film è impietoso nel raccontarlo, anche se lo fa con misura. Spettacolo storico, dunque, ma anche uno sguardo attuale sul mondo dei più giovani, fatto con tenerezza.