Lo Hobbit – La desolazione di Smaug

Eccoci di nuovo a seguire col fiato sospeso le avventure di Bilbo Beggins, questa volta alle prese con il temibile drago che dimora nella Montagna Solitaria. Spettacolo assicurato. Nelle sale anche il nuovo lavoro di Leonardo Pieraccioni e "Still life" di Uberto Pasolini
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

Arriva il filmone di 2 ore e 40’ Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug (guarda il trailer), diretto da Peter Jackson. Gli attori son sempre Martin Freeman, Ian McKellen, Luke Evans, Orlando Bloom e amici. Fantasia e avventura combinate con effetti speciali strabilianti – la scena della lotta col drago è un unicum – attraversano un racconto pieno di colpi di scena, di emozioni anche forti. Sceneggiatura astuta, scenografie fantasiose e qua e là un pizzico di humour fanno bene al ritmo agile della storia di Bilbo e del mago Gandalf alle prese con nani, orchi e mostri vari, lasciandoci la sorpresa finale… Spettacolo assicurato per grandi e piccoli. E, si continua…

Torniamo in Italia per Leonardo Pieraccioni e il suo Un fantastico via vai. Il bancario quarantenne Arnaldo (Pieraccioni) vive un ménage familiare noioso e abitudinario. Mai nessuna novità. Un equivoco fa sì che la moglie professoressa (Serena Auteri) lo metta fuori casa e il poveretto va a vivere in una pensione universitaria. L’incontro con i giovani d’oggi, dapprima spiazzante, poi si fa sincero e amicale, e Arnaldo comincia a maturare e a trovare un po’ di fantasia nella vita. Dapprima lento e farsesco, poi il film cambia tono e diventa una commedia molto toscana, garbata, piacevole, umoristica. Va bene per tutti.

Still Life di Uberto Pasolini è da non perdere. Eddie Marsan è un quarantenne, abitudinario, solitario impiegato comunale a Londra. Cerca i parenti più prossimi di chi è morto da solo. Scrupoloso com’è, organizza funerali, dove sovente è lui col solo prete. Una vita grigia viene spezzata dall’imprevisto licenziamento. Eddie, cioè John nel film, si appassiona all’ultimo caso e si fa strada una piccola luce d’amore che gli riempia la solitudine, sino alla conclusione inaspettata.

Pasolini racconta con intima partecipazione il dramma delle persone sole, il dramma della morte, eppure, nonostante tutto, il film canta alla vita. Marsan è geniale nell’impersonare fisicamente e interiormente un uomo chiuso ma in verità appassionato, in un mondo ove tutti hanno paura di tutti, e per di più della vita stessa. Poetico, delicato, fatto di espressioni, gesti, piccole cose, il film sfiora il capolavoro.

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