ll Vangelo secondo Gian Piero
Giampiero Alloisio è quel che un tempo s’usava definire un “cantautore di culto”. Basta dare un’occhiata al suo curriculum: autore e collaboratore di maestri come Gaber, Guccini e Fossati, tra i padri fondatori della formula del cosiddetto teatro-canzone, autore da solista di diversi album e spettacoli. Un cantautore “impegnato”, tanto per riesumare un altro termine caro ai critici del secolo scorso, quando volevano definire un artista particolarmente attento ai temi sociali e/o politici.
Un non-credente inquieto, problematico, e in perenne ricerca; col suo bravo carico di domande e qualche certezza dubbiosa, come tutti quelli della razza sua, me compreso. Epperò capace d’accostarsi al cristianesimo e a una “beata universale” come Chiara Luce Badano senza preconcetti di sorta. Anzi, in modo così aperto e disponibile da lasciarsene ammaliare prima, e “raccontarla” poi: con un rispetto e una delicatezza poetica tale da toccare e sorprendere anche quanti l’hanno conosciuta davvero.
Ci si era conosciuti nel giugno del 2012 in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, un grande evento trasmesso dalla Rai in mondovisione e che si era concluso proprio con una sua canzone, Ogni vita è grande, un capolavoro di semplicità e profondità tale da convincere Gianni Morandi a inserirla suo ultimo album.
Prima di lasciarci, gli avevo lasciato la mia biografia su Chiara Badano: non so nemmeno io perché. Fatto sta che qualche mese dopo mi chiama dicendomi che aveva scritto una canzone su di lei domandandomi di farla ascoltare ai suoi genitori: “Perché se a loro non piace, non se ne fa nulla”, mi disse… Maria Teresa e Ruggero l’ascoltarono in silenzio, piangendo di commozione. Ma quello fu soltanto l’inizio, perché qualche mese dopo ricevetti l’invito – da estendere anche ai suddetti – per la prima di un suo nuovo spettacolo: Il vangelo secondo Gian Piero.
Il “Teatro della Tosse” di Genova è pieno quando il Nostro comincia a snocciolare i classici del suo repertorio e qualche inedito, condendoli con qualche monologo, annotazioni a margine dove s’alternano passi del Vangelo di Matteo e storie di personaggi strambi, coincidenze sorprendenti (tra cui i succitati antefatti), intuizioni fulminanti, riflessioni dolenti. C’è anche il brano dedicato a Chiara Luce, “così come l’ho capita io”, aggiunge con una modestia che manca a molti sedicenti esegeti della giovane beata di Sassello… (Chi volesse assaggiarla può reperirla su YouTube digitando “Alloisio Chiara Luce”).
Uno spettacolo coinvolgente nella sua semplicità – insieme a lui sul palco spoglio c’è solo il chitarrista Gianni Martini, anche lui a suo tempo al servizio di mastro Gaber. Uno show minimalista, fatto più di domande che di risposte, ma capace di sottintendere problemi e verità profonde nella loro soggettività, ma spesso in grado di stuzzicare le coscienze addormentate o imbolsite di molti. Un punto d’arrivo di una carriera sorprendente, ma che al contempo, ha tutte le sembianze di un nuovo punto di partenza.