Fuori Liz Truss; avanti il prossimo!

Le dimissioni della premier britannica mettono fine al più breve governo nella storia del Regno Unito
Il primo ministro britannico in uscita Liz Truss si rivolge ai media a Downing Street (Londra), giovedì 20 ottobre 2022. Truss afferma di dimettersi da leader del Partito conservatore britannico. Foto: AP/Alberto Pezzali

Le dimissioni della premier britannica Liz Truss mettono fine a sei settimane di instabilità governativa nel Regno Unito, caratterizzate da notevoli fibrillazioni dei mercati internazionali. Verrebbe voglia di cantare quarantaquattro giorni in fila per sei col resto di due, tanto è ironica oramai la vita istituzionale britannica dopo la Brexit.

Infatti, a 44 giorni dal suo insediamento, Liz Truss è stata vittima del suo programma economico, che aveva promesso di realizzare già durante la campagna elettorale che l’aveva portata, sul finire dell’estate, il 6 settembre, alla guida dei Tory, il partito conservatore britannico. I deputati del suo stesso partito hanno chiesto con sempre maggiore insistenza a Truss di dimettersi dopo che questa aveva rinunciato a portare avanti il suo programma, la cui proposta aveva fatto crollare i mercati della sterlina e dei titoli di stato.

Nello specifico, il programma fiscale ultraliberista di Liz Truss e del cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, prevedeva tagli fiscali ai redditi più alti e sostegni a famiglie e imprese finanziati con debito pubblico, con il fine ipotetico di rilanciare l’economia: oltre 320 miliardi di sterline di sussidi per l’energia e tagli fiscali e una riduzione dell’aliquota fiscale base sui redditi minori dal 20 al 19%. Queste proposte avevano provocato una perdita di valore della sterlina, costringendo la Banca d’Inghilterra a intervenire per rassicurare gli investitori e salvare i fondi pensione.

Criticata da membri del suo stesso partito, da economisti, da osservatori internazionali, dal Fondo Monetario Internazionale e persino dal presidente americano, Joe Biden, Truss aveva rinunciato a portare avanti il suo programma, rinviando a tempo indeterminato la promessa riduzione dell’aliquota fiscale, riducendo la durata del sussidio a 6 mesi, rispetto ai 2 anni promessi, con un risparmio sull’indebitamento pari a circa 100 miliardi di sterline. Truss aveva prima rimosso Kwasi Kwarteng e poi arruolato l’ex ministro della salute, Jeremy Hunt, come suo nuovo ministro delle finanze per cercare di rilanciare l’azione governativa; le dimissioni del ministro degli interni, Suella Braverman, avevano poi messo definitivamente in crisi la leadership di Truss.

I successori più probabili della premier dimissionaria, che resta in carica per gli affari correnti, sarebbero il suo acerrimo rivale, l’ex ministro delle finanze Rishi Sunak, o Penny Mordaunt, arrivata terza nella corsa per la leadership conservatrice. In lizza ci sono anche il segretario alla difesa Ben Wallace e, incredibilmente, l’ex primo ministro Boris Johnson, che rimane ancora popolare tra i membri del partito conservatore. Entro la prossima settimana i Tory annunceranno il nuovo leader che assumerà anche l’incarico di primo ministro. To be continued

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons