«Litigo spesso con mio figlio adolescente. Avete qualche consiglio da darmi?». Un padre

Una nonna e un nipote (non della stessa famiglia!) si confrontano su uno stesso tema. Per imparare gli uni dagli altri.

Caro papà, sono una nonna con nipoti piccoli e osservo questo periodo della vita in cui i genitori sono tutto: punto di riferimento, rifugio, sicurezza. Con l’arrivo dell’adolescenza si rompe qualcosa nel rapporto coi figli. Sono cresciuti, scoprono un mondo esterno fatto di amici, situazioni, primi amori, trasgressioni che li fanno sentire grandi. L’orizzonte della casa diventa stretto, hanno sete di libertà dalle regole fin qui seguite. Dici che litighi spesso. Ma di che natura è questo litigio? Se provi fastidio per questi cambiamenti, fai fatica ad accettarli e sbotti sfogando il tuo malumore, forse devi cambiare qualcosa tu. Cerca di metterti nei panni di tuo figlio, che in questo momento non sa chi è, e allo stesso tempo è spaventato e attratto dal mondo là fuori. Tu, papà, sei importante per aiutarlo nel passaggio dalle sicurezze di casa al mondo degli adulti. Ma non aver paura del conflitto; è salutare. Noi dobbiamo mettere dei paletti e indicare la strada giusta, anche se ci contestano in malo modo. La parte dei genitori è dare una linea di condotta in modo che, se il figlio la disattende, ne sia consapevole e se ne prenda la responsabilità. Questo modo di rapportarsi è fruttuoso se si è cercato di ascoltarli fino in fondo e di far nostre le loro difficoltà. Non è facile. Tante volte ci si arrabbia più del dovuto e si esagera. In questi casi è importante chiedere scusa, far vedere che anche noi non siamo infallibili. A volte, i figli ne combinano di grosse e ci mettono in difficoltà. Da mamma, quando non sapevo cosa fare, pregavo e ritrovavo la pace, sapendo che quel figlio non era solo mio. In ogni caso i figli devono sapere che la nostra porta resta sempre aperta. È difficile essere genitori. Per questo dobbiamo aiutarci tra famiglie e, quando necessario, chiedere aiuto ad esperti.

Marina Gui, la nonna

 

Credo che non esista un rapporto tra padre e figlio senza mai un litigio. È normale, soprattutto nella fase di adolescenza. Questo perché noi giovani iniziamo a cambiare, ci sentiamo grandi, e di conseguenza cerchiamo indipendenza. Nella maggior parte dei casi credo che non ci sia uno tra i due che ha più ragione. Figlio e padre guardano le cose da prospettive diverse. Cosa fare quindi per trovare un dialogo? Il mondo è cambiato rispetto a 50 anni fa: noi ragazzi siamo immersi in una realtà con molti stimoli, che richiedono il nostro tempo. Aggiungendo studio e sport, la nostra vita è pressante, ma non la considero una cosa negativa. Amo fare e provare tante cose. Tuttavia ci ritroviamo ad essere un po’ stressati, come capita anche a voi adulti. Proprio il fatto di sostenere una vita così ci fa litigare. In alcuni momenti vorremmo solo essere sostenuti e aiutati, mentre ci arriva la predica, che ci fa sentire ancora più “sbagliati”. Credo che si debba creare un dialogo proprio nel momento in cui noi giovani sbagliamo. Perché è in quell’attimo che abbiamo bisogno di sentire la presenza di qualcuno accanto a noi. Un’altra cosa è di renderci più partecipi nelle discussioni di famiglia. Abbiamo bisogno di poter dire la nostra. Libertà. Questo è ciò che un ragazzo sogna nell’età dei “teens”. Una libertà che ci faccia sentire nostra la vita, che ci faccia conoscere il mondo, che ci porti a sbagliare. Molte volte c’è bisogno di sbagliare. E dagli sbagli vogliamo imparare. Come quando un neonato, che inizia a camminare, cade. Deve riuscire pian piano a rialzarsi, con le sue gambe. È felice se riesce a farcela da solo, ma la gioia è ancora più grande se riceve una mano dai suoi genitori.

Marco D’Ercole, il nipote

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