Litigate e… Reciprocità

“In un incontro per coppie abbiamo sentito parlare di “esigenza ineludibile di reciprocità” nella coppia, cosa difficile per noi che litighiamo spesso. Non sarebbe meglio “accontentarsi” di un po’ di meno? È possibile avere un buon dialogo di coppia anche essendo persone comuni, oppure bisogna essere istruiti in questo campo da esperti?”. Sandra e Paolo – Torino La reciprocità è la sfida stessa del matrimonio: ci siamo promessi che il nostro amore sarebbe andato e tornato sempre. È la disponibilità a condividere fino in fondo ciò che siamo e ciò che abbiamo, consapevoli che nella nostra storia questo ha sapori e colori sempre nuovi. Nell’amore coniugale, infatti, il tempo non ha la dimensione effimera del tutto e subito che dilaga da certi modelli. È piuttosto sapiente attesa, che ci fa spettatori e protagonisti della crescita quotidiana del “noi”, cioè di noi due insieme. Certamente la reciprocità comprende il dialogo, più spesso verbale, altre volte fatto di silenzi costruttivi; presuppone l’ascolto, che non è mancanza di iniziativa, ma premessa perché la nostra parola abbia, al momento giusto, piena risonanza nel cuore dell’altro. Rispetta e integra aspirazioni e attitudini personali, senza appiattirsi su una rigida complementarietà di ruoli; è anche risorsa educativa nei confronti dei figli, che da essa possono attingere orientamenti più che da tante parole; è competenza specifica della famiglia che per questo può giocare un ruolo nella società. Tutti, in quanto persone, possediamo le capacità di base per costruire rapporti positivi, ma può capitare a qualsiasi famiglia di attraversare momenti difficili. Per questo, soprattutto nella prospettiva di prevenire crisi familiari gravi, è utile informarsi sulle opportunità di formazione nelle nostre città. Oggi è possibile, sia attraverso opportune pubblicazioni a volte segnalate anche da questa rivista; sia pure attraverso Internet, con siti offerti da istituzioni affidabili e competenti. Ma la formazione più profonda ed efficace ci sembra quella della comunione di vita con altre famiglie che condividono i nostri ideali. È un metodo che ci fa crescere e che ridimensiona i nostri problemi, suggerendo linee concrete di condotta. A noi ad esempio ha fatto tanto bene questo episodio raccontatoci da amici: “Un giorno Luigi ed io ci siamo lasciati in modo brusco per una litigata. Ognuno era fermo nella sua posizione e non voleva cedere. Una volta sola a casa, mi sembrava tutto assurdo: la mia situazione, i figli, il lavoro. Avvicinandosi il momento del ritorno di Luigi pensavo a come comportarmi. Continuare a discutere avrebbe solo complicato ulteriormente la situazione. Dovevo solo amare, se volevo ricucire quel rapporto. Quando è entrato in casa, l’ho accolto con un sorriso, gli ho chiesto notizie di un incontro avuto quel giorno: non c’è stato più bisogno di spiegazioni, perché intanto anche lui aveva fatto lo stesso passo”. La “misura” soddisfacente della relazione è diversa da coppia a coppia, nelle varie tappe del suo cammino. In certi momenti (che possono essere anche lunghi) occorrerà anche “accontentarsi”; ma ciò che vale è non perdere la voglia di camminare insieme verso una reciprocità sempre più piena.

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