L’Italia perde l’Agenzia del farmaco
Una delle conseguenze della Brexit è la ricollocazione delle agenzie dell’Unione europea (UE) ospitate nel Regno Unito (Autorità bancaria europea ed Agenzia europea per i medicinali), un’opportunità per altri Stati membri, come l’Italia, che aveva candidato Milano quale nuova sede dell’Agenzia europea per i medicinali. Questa, dal 1995, è responsabile della protezione della salute degli uomini e degli animali attraverso la valutazione scientifica e la sorveglianza dei medicinali venduti all’interno del mercato unico europeo. Ospitare un’agenzia significa prestigio, ma anche opportunità economiche per uno Stato membro; nel caso dell’Agenzia europea per i medicinali questo significa un bilancio di circa 300 milioni di euro, circa 900 unità di personale e, tra gruppi di lavoro e di studio, si muoverebbero circa 36.000 persone. Le città candidate erano ben 21 nei 27 Stati membri dell’UE. In realtà, solo alcune città si sono contese realmente l’assegnazione: tra queste Milano, Amsterdam, Parigi, Copenaghen, Stoccolma, Monaco di Baviera, Berlino, Vienna e Bratislava, ma anche Dublino, Lisbona e Barcellona.
La Commissione Europea aveva anche elaborato delle linee guida nelle quali erano stati individuati sei criteri per scegliere la nuova sede: la rapidità con cui l’istituzione può diventare operativa, la sua accessibilità, le scuole per i figli dei dipendenti dell’Agenzia, l’accesso al mercato del lavoro e ai servizi medici e sociali per i bambini e i partner, la continuità dell’attività dell’Agenzia e la posizione geografica. Infatti, nel 2003, è stato deciso che le istituzioni dell’UE debbano essere distribuite in modo equo nei vari Stati membri. Ieri il Consiglio “Affari generali” dell’UE, con un voto a maggioranza semplice e scrutinio segreto, ha deciso di assegnare ad Amsterdam.
Molti in Italia speravano nella vittoria di Milano. La Regione Lombardia aveva messo a disposizione la Torre Pirelli, il grattacielo disegnato 60 anni fa da Gio Ponti e Pier Luigi Nervi, dove l’Agenzia europea per i medicinali avrebbe potuto essere subito operativa. Inoltre, la città meneghina ospita circa 3000 compagnie multinazionali che impiegano 300.000 persone (l’Italia è il secondo produttore europeo di farmaci dopo la Germania). Infine, Milano ha una vivace vita culturale, un sistema di trasporto pubblico efficiente, tre aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità. Amsterdam, dalla sua, puntava sulla connettività, sulla sua posizione geografica al centro dell’Europa, su una sede a pochi minuti dall’aeroporto di Schiphol e dalla sua stazione ferroviaria internazionale, su un supporto alla ricollocazione dei familiari del personale dell’Agenzia, presentandosi come una comunità ricca di opportunità lavorative e formative.
Ebbene, oltre la sorte, nella partita sono entrati certamente alcuni fattori geopolitici. Infatti, al secondo scrutinio Milano ha ottenuto 12 voti, Amsterdam 9 e Copenaghen 5. Al terzo scrutinio Milano ed Amsterdam hanno raggiunto entrambe 13 voti, segno inequivocabile che i Paesi che sostenevano Copenaghen, probabilmente quelli scandinavi, si sono spostati quasi tutti su Amsterdam. A quel punto, secondo le regole del processo di selezione, la presidenza Estone ha estratto a sorte il nome della città di Amsterdam, procedendo con l’assegnazione dell’Agenzia europea per i medicinali.
Molti commenti stanno mettendo in dubbio la governance europea, criticando una UE che non vuole prendere la responsabilità di decidere e lasciare al caso scelte importanti. Questo può essere vero in parte, perché comunque il Consiglio dell’UE ha avuto la possibilità di esprimersi in ben tre scrutini. Altri stanno criticando la campagna di promozione condotta da Milano, mentre una inusuale sinergia istituzionale tra Comune di Milano, Regione Lombardia e Governo italiano hanno sostenuto la candidatura della città meneghina. Qualcuno rimprovererà a Milano la carenza di infrastrutture, i problemi ambientali che affliggono la pianura padana, la qualità della vita in città che, invece, è una delle più facilmente vivibili della Penisola. La verità è che questa volta è stata la sorte a decidere, preferendo Amsterdam ad Milano. L’insegnamento che potremmo trarre, per Milano e per altre città italiane, è che non dovremmo aspettare la ricollocazione di un’agenzia perché le istituzioni lavorino in modo sinergico per promuovere un territorio ma che, anzi, le comunità locali dovrebbero farsi carico del proprio destino valorizzando le peculiarità locali e facendo sistema con altre realtà intorno, per attrarre investimenti economici e flussi di turisti e di cervelli.