L’Italia di Meloni al G20, il potere dei segni

Si conferma il favore da parte degli attori internazionali verso il governo italiano guidato dalla leader di FdI. Apertura dalla Cina che cerca di riprendere l’accordo sulla nuova via della Seta. La fedeltà atlantista verso gli Usa promette sconti sul costo del gas, mentre continua la guerra in Ucraina con tutte le sue incognite
Xi Jinping, Giorgia Meloni, G20 Bali 2022. (Sean Kilpatrick/The Canadian Press via AP)

I vertici del G20 non radunano solo i Paesi più industrializzati al mondo, che esprimono l’80% del Pil, ma sono aperti alle organizzazioni internazionali di rappresentanza di altri Stati (come ad esempio l’unione Africana) e ad attori decisivi come, ad esempio, Banca Mondiale e Fondo Monetario internazionale.

Le conclusioni, come è comprensibile che avvenga, sono già scritte in bozza prima dell’inizio dell’evento. Anche se le possibilità di rotture e dissensi non si possono escludere in via assoluta, ciò che è rilevante è il fatto stesso che si tengano riunioni che permettono l’incontro diretto tra i rappresentanti dei diversi Paesi.

(AP Photo/Alex Brandon)

La notizia in sé sono gli incontri bilaterali che possono riaprire canali di dialogo difficili come sembra avvenuto tra il presidente statunitense Joe Biden e quello cinese Xi Jinping. Due potenze che, di fatto, condizionano gli scenari geopolitici mondiali e la politica dei singoli Paesi. Secondo molti osservatori si gioca il dilemma tra la possibile collaborazione e la prospettiva della cosiddetta “trappola di Tucidide” che condurrebbe inevitabilmente alla guerra il potere emergente con quello in progressivo declino.

La postura sorridente e i gesti amichevoli tra i due presidenti sullo sfondo della bandiera a stelle e strisce e di quella rossa con le stelle gialle è il messaggio di fondo comprensibile da tutti assieme agli altri cerimoniali legati alla tradizione culturale dell’Indonesia. Lo stato ospitante che è, tra l’altro, il Paese con il maggior numero di credenti musulmani, prevalentemente moderati, è il luogo dove tra il 1965 e il 1966 avvenne una durissima repressione contro i militanti comunisti o presunti tali con una violenza e dimensione tale da poter parlare di genocidio. Un minimo di consapevolezza necessaria per intuire la complessità e la contraddittorietà della storia umana.

G20 Indonesia Ajeng Dinar Ulfiana/Pool Photo via AP)

Nel clima di distensione del G20 di Bali ha trovato posto anche il documento conclusivo che condanna l’aggressione russa all’Ucraina, senza la firma della Cina, e la concitazione per la notizia dei pezzi di missili giunti a colpire la Polonia che è ormai Paese della Nato. Il casus belli è sempre dietro l’angolo come tanti altri eventi considerati inizialmente minori ma tali, poi, da giustificare conflitti devastanti.

È in tale contesto che si può valutare l’impatto avuto da Giorgia Meloni come nuovo presidente del Consiglio dell’Italia presente ad un vertice del G20, dove ha potuto esibire un rapporto diretto e cordiale sia con Biden e che con Xi Jinping in colloqui durati più del previsto. I contenuti sono rimasti riservati ma non è un mistero il valore aggiunto che la Meloni ha potuto esprimere come capo di un governo di stabile maggioranza. 

Nato (AP Photo/Olivier Matthys)

Un fattore apprezzato nelle relazioni internazionali che nel caso degli Usa si mantengono nel quadro di una fedeltà ribadita all’Alleanza atlantica davanti ad una guerra in Ucraina che, come afferma il ministro della Difesa Crosetto, si annuncia di non breve durata anche se proprio le autorità del Pentagono spingono sempre di più verso una soluzione politica del conflitto dato che, come ha detto il capo di Stato maggiore statunitense, Mark Milley, «la probabilità di una vittoria militare ucraina, ovvero che i russi siano cacciati da tutta l’Ucraina, inclusa la Crimea, non è alta».

Ad ogni modo è sicuro che un’eventuale votazione delle Camere sull’invio di nuove armi a Kiev non riserverà grandi sorprese se non una spaccatura tra i partiti di opposizione.

Il dossier che interessa al momento l’Italia è quello delle fonti energetiche necessarie per non dipendere delle forniture da Mosca. Oltre all’incremento delle trivellazioni in mare per l’estrazione del gas autoctono, sarà decisivo perciò il prezzo effettivo per quello importato dagli Usa. Su questo punto la Meloni si è detta convinta di aver strappato condizioni favorevoli per famiglie e imprese.

L’altro grande capitolo riguarda, come al solito, la nostra collocazione strategica nel Mar Mediterraneo che resta centrale verso l’area africana e del Medio Oriente allargato davanti ad interlocutori, come Egitto e Turchia, decisi a far sentire sempre di più il proprio peso. Non è chiaro, in tal senso, cosa ci sarà richiesto di garantire con riferimento in particolare al caos libico che ci riguarda da vicino e appare sempre più instabile.

Su queste basi assume un significato particolare il bilaterale avuto con il presidente della Repubblica Popolare cinese con la quale l’Italia aveva concluso nel 2019, al tempo del primo governo Conte, un accordo nel quadro del progetto mondiale della nuova Via della seta molto cara a Pechino. Gli accordi sulla  Belt&Road Initiative cinese sono rimasti in sospeso per via del non gradimento espresso dagli Usa per la capacità di penetrazione della Cina in Europa. E non è un caso l’allarme lanciato e l’ostacolo frapposto in questi anni da Adolfo Urso di Fdi, come presidente del Copasir, verso la penetrazione di capitali stranieri in società strategiche del nostro Paese.

La cordialità del colloquio esibita tra i rappresentanti di “due Paesi di tradizione millenaria”, seppur molto diversi per dimensioni e peso politico, ha voluto «cercare un terreno comune al di là delle differenze» come ha detto il presidente cinese che ha preso come esempio la fornitura in corso da parte del consorzio industriale Atr che mette assieme Italia (Leonardo) e Francia (Airbus). Le parti hanno fatto sapere di aver trattato della questione del rispetto dei diritti umani che dovrebbe incidere nella gestione della partnership industriale e commerciale in essere tra gli stati Ue e la Cina.

Xi Jinping ha invitato la Meloni ad una visita ufficiale a Pechino. Come riporta il Quotidiano del popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, «il presidente cinese ha sottolineato la sua speranza che le due parti attingano al Comitato governativo Cina-Italia e ai meccanismi di dialogo tra i settori per esplorare il potenziale della cooperazione in aree come la produzione di fascia alta, l’energia pulita, l’aviazione e il campo aerospaziale». Xi ha aggiunto che «la Cina dà il benvenuto all’Italia come ospite d’onore della China International Consumer Products Expo 2023».

G20 Indonesia (AP Photo/Dita Alangkara, Pool)

Segnali che dimostrano la mancanza di chiusura da parte dei due maggiori attori internazionali verso il governo italiano guidato dal una maggioranza di destra interessata a proporsi come forza conservatrice di forte fedeltà atlantica.

In questo quadro non potevano trovare spazio questioni come le forti polemiche sulla gestione dei flussi migratori, dopo il decreto sugli “sbarchi selettivi”, che sono rimaste sul terreno della politica nazionale con le risposte alle Camere da parte del ministro degli Interni Piantedosi.

Anche il recente scontro con Macron è rimasto sullo sfondo, senza incontro bilaterale con la Meloni, probabilmente in attesa che faccia effetto l’azione di ricucitura portata avanti dal Quirinale in considerazione del mantenimento del trattato di amicizia italo francese fortemente voluto da Draghi e Mattarella nel 2021. Il presidente della Repubblica ha ricevuto grandi riconoscimenti di stima da parte anche di Xi nell’intento di rinsaldare i rapporti con l’Italia.

Un fattore, infine, che di sicuro ha agevolato la Meloni nella sua uscita ufficiale in Indonesia è stato il fatto di essere una delle poche donne presenti tra le posizioni di vertice del G20, con tanto di piccola figlia al seguito.

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