L’Italia invierà migranti in Albania

Il governo italiano e quello albanese firmano un accordo che prevede l’apertura di due centri di accoglienza per migranti    
Edi Rama e Giorgia Meloni - archivio Foto Roberto Monaldo / LaPresse

L’Albania darà ospitalità ai migranti raccolti dalle navi italiane nel Mar Mediterraneo, dal 2024. È questo il fulcro del protocollo di intesa in materia di gestione dei flussi migratori siglato da Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei ministri italiano, ed Edi Rama, Primo Ministro albanese.

Stando ai termini dell’accordo, entro la primavera del 2024, l’Italia realizzerà due hotspot a proprie spese, una presso il porto di Shengjin, all’altezza di Bari, e l’altro presso Gjader, 20 chilometri nell’entroterra albanese. Una struttura sarà di ingresso ed accoglierà i migranti salvati in mare per le procedure di sbarco e identificazione, mentre l’altra sarà una struttura di accoglienza temporanea degli stessi migranti.

La decisione discende dalla volontà dell’Italia di alleggerire il carico di altri hotspot, come quello di Lampedusa costantemente sovraccarico. L’Italia prevede di inviare tra le 36.000 e le 39.000 persone all’anno nel nord-ovest dell’Albania. Ciò si è reso necessario dal fatto che, nonostante la promessa elettorale di Giorgia Meloni di fermare le traversate in mare di migranti provenienti dal Nord Africa, nel 2023 sono arrivate in Italia via mare finora più di 145.000 persone, rispetto alle circa 88.000 nello stesso periodo del 2022. All’inizio dell’anno, Meloni aveva anche chiesto all’Ue un blocco navale per fermare le traversate dei migranti nel Mediterraneo.

Nello specifico, il protocollo si applica a quei migranti salvati nel Mediterraneo da navi italiane, come quelle della Marina militare e della Guardia Costiera, ma non ai migranti salvati dalle navi delle organizzazioni non governative che solcano il Mediterraneo e neppure ai migranti che giungono sulle coste e sul territorio italiani. I centri saranno sotto la giurisdizione legale italiana, mentre i bambini, le donne incinte e le persone vulnerabili non verranno inviati in Albania, ma le loro richieste di asilo verranno invece esaminate in Italia.

Secondo Giorgia Meloni, con l’Albania è nato «un accordo di respiro europeo», ribadendo il sostegno dell’Italia all’Albania e agli altri Stati dei Balcani occidentali all’ingresso nell’Unione europea (Ue), osservando che «questo accordo non sarebbe stato possibile con nessun altro Stato europeo». L’accordo tra l’Italia e l’Albania è il primo di questo tipo concluso tra uno Stato membro dell’Ue ed uno Stato extra-Ue, simile al piano elaborato dal Regno Unito per inviare richiedenti asilo in Ruanda, che è stato poi bloccato dopo che un tribunale britannico lo ha giudicato illegale. Secondo Giorgia Meloni, invece, questo è da considerarsi «un accordo veramente europeo e voglio dire che dimostra che è possibile lavorare insieme sulla gestione dei flussi migratori».

Mentre voci della maggioranza di governo plaudono all’accordo, come quella del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui l’accordo «rafforza il nostro ruolo da protagonista in Europa», la mossa del governo è aspramente criticata dai politici dell’opposizione in Italia come un disastro in termini di diritti umani in attesa di verificarsi. Per Azione «il governo ha alzato bandiera bianca in Europa e trova rifugio in Albania, mentre il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni critica «la delocalizzazione in Albania dei naufraghi salvati», Riccardo Magi di +Europa parla della creazione di «una sorta di Guantanamo italiana» e il portavoce del partito Europa Verde, Angelo Bonelli, stigmatizza l’accordo come una «palese violazione delle convenzioni e del diritto internazionale».

Un portavoce di dell’Ue ha detto che Bruxelles è «a conoscenza dell’accordo operativo tra le autorità italiane e albanesi, ma non abbiamo ancora ricevuto informazioni dettagliate. Comprendiamo che questo accordo operativo dovrà ancora essere tradotto in legge dall’Italia e ulteriormente implementato. È importante che qualsiasi accordo di questo tipo rispetti pienamente il diritto comunitario e internazionale».

Sul nodo migrazioni vedi inchiesta della rivista di giugno 2023

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