L’Italia illumina il cammino verso l’inclusione

Il mondo ha 1.500 nuovi ambasciatori dell’inclusione. Sono gli atleti che a Torino, Sestriere, Bardonecchia e Pragelato hanno dimostrato al mondo che il movimento e lo sport sono un diritto di tutti, a prescindere dalle abilità che ciascuno possiede. Lo hanno fatto rendendo indimenticabili i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics che dall’8 al 15 marzo hanno riempito di gioia, di determinazione, una settimana di gare che di fatto aprono il ciclo olimpico in vista di Milano-Cortina. Un evento che lascia un segno profondo nel nostro Paese e indica a livello globale la strada da percorrere per un futuro fatto di opportunità e rispetto.
Il futuro è qui, hanno ripetuto tutti durante i Giochi, a dimostrazione che questi giorni di gare sulla neve piemontese hanno abbattuto barriere e pregiudizi, affinché i diritti delle persone con disabilità intellettive possano essere garantiti in ogni Paese e in ogni condizione.

«È stata una settimana che avremmo voluto non finisse mai – ha detto durante la cerimonia di chiusura il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi rivolgendosi agli atleti – in effetti questi Giochi non finiranno qui, perché ognuno di voi tornerà nelle proprie case e porterà con sé un ricordo che custodirà per tutta la vita. Ma anche noi abbiamo imparato molto frequentandovi, vivendo le vostre emozioni, le vostre speranze e condividendo i vostri sorrisi. Dopo questa settimana saremo migliori. Dobbiamo dimostrare di aver capito il significato di questi meravigliosi Giochi».
La vittoria è di chi tenta con tutte le sue forze
Otto le discipline in cui si sono confrontate 101 delegazioni (quella Italiana contava 63 atleti e un totale di 88 persone), ognuna cercando non di prevalere sull’altra, ma di ottenere il massimo da sé stessa: dallo sci di fondo al floorball, dal pattinaggio artistico e di velocità, alla danza sportiva, dallo snowboard allo sci alpino, fino alla corsa con le racchette da neve. La concezione della competizione, in Special Olympics, vede infatti attraverso una fase preliminare di divisioning, il raggruppamento degli atleti in vari livelli, in modo che ognuno possa ambire a centrare il proprio successo personale e il podio attraverso il superamento dei propri limiti.
Del resto è lo stesso giuramento dell’atleta a interpretare in pieno la motivazione e il coraggio di ogni atleta: «Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze».
Torino 2025 ha così riempito d’orgoglio gli organizzatori del più grande evento sportivo, inclusivo e umanitario dell’anno: dal Piemonte sono stati lanciati messaggi di pace e di riconciliazione, abbracci tra Paesi che non dialogano o che vivono tensioni politiche gravi. Il clima di amicizia ha subito conquistato tutti, a cominciare dall’evento di apertura all’Inalpi Arena, in un mix di arte e creatività.
Poi la parola allo sport, che è un linguaggio universale capace di unire e creare legami forti in pochissimo tempo. Lo sport che non lascia indietro nessuno, che dà attenzione anche ad atleti con disabilità complesse, come quelle di Samuele, che riesce a vivere le emozioni dello sci grazie alla conduzione di suo padre. Lo sport che unisce squadre composte da atleti con e senza disabilità intellettive, come nel caso del team scolastico composto da studenti dell’Istituto Superiore Gasparrini-Righetti di Melfi, medaglia d’argento nel torneo di floorball unificato.
Lo sport che accoglie anche i più piccoli, perché i Giochi hanno messo in vetrina anche il progetto Young Athletes, con bambini da 2 a 7 anni. Lo sport che punta al benessere grazie al progetto Healthy Athletes che permette una serie di screening a tutti i partecipanti. Lo sport che prepara giovani atleti a diventare leader del movimento, affinché possano lanciare con testimonianze di vita vissuta, messaggi di cambiamento e inclusione nella società.

Lo sport che fa innamorare, come successo a Valentina e Matthias, atleti del team Italia di sci di fondo, che da otto anni vivono una bellissima storia e che a Pragelato hanno condiviso anche due medaglie bellissime nello stesso giorno. Lo sport che regala cartoline poetiche come quella di un sacchetto di plastica pieno zeppo di palle di neve custodite nella carta stagnola, incartate da un atleta che quel manto bianco non l’aveva visto mai, e avrebbe voluto portarselo a casa.
Una storia che racchiude l’essenza di Special Olympics
Sabrina Piras con le braccia al cielo. Il suo sogno azzurro è avvolto dal bianco dello Sport Center di Sestriere. La sua medaglia d’oro nei 25 metri della corsa con le racchette da neve custodisce una delle storie cartolina dei Giochi Mondiali Invernali Special Olympics Torino 2025 che oggi hanno regalato le ultime, grandi emozioni. La storia di una donna di 56 anni che a Cagliari, la sua città, si è rifugiata nello sport come fonte di vita e sorgente di amicizia. I suoi occhi spalancati e le sue mani vivaci mettono insieme discorsi infiniti, che si fanno sentire e ti insegnano un sacco di cose su come si affronta la vita, con tutte le sue avversità.
Una sarda dall’animo dolce, abituata alla sabbia della spiaggia del Poetto, la più grande di Cagliari, otto chilometri affacciati su un mare turchese che quando mandi lo sguardo un po’ più in là, vicino all’orizzonte, ci ritrovi lo stesso colore della divisa che indossa con tanto orgoglio. Lo stesso del suo sogno più grande. Meritava un palcoscenico mondiale, la determinazione di Sabrina. Meritava un oro che portasse in primo piano la sua gioia di vivere e di fare tanto sport. Anzi, Mille sport, come vuole il nome del suo team.

«Nuoto, ginnastica, bowling, danza sportiva, bocce, racchette da neve – racconta sua sorella Donatella dopo la cerimonia di premiazione – sono le attività che riempiono i pomeriggi di Sabrina e le danno tanta felicità. Per lei lo sport è condivisione, possibilità di esprimersi e trovare le energie positive per affrontare ogni difficoltà. Ne ha dovute fronteggiare tante, al di là del suo essere sordomuta. Diversi anni fa, con la sua determinazione, ha affrontato e sconfitto un tumore, senza mai perdersi d’animo. Mia sorella è un po’ anche una figlia ma soprattutto per me è un motivo d’ispirazione per la forza che trasmette quando insegue i suoi obiettivi».
Per Sabrina l’oro sui 25 metri si aggiunge al bronzo ottenuto sui 50 e completa un mondiale da incorniciare come esperienza sportiva e soprattutto umana.
L’eredità dei Giochi
La fiamma e la bandiera di Special Olympics viaggeranno oltre l’equatore. Per la prima volta, nel 2027, un Paese sudamericano ospiterà i Giochi Mondiali Estivi. Santiago del Cile 2027 ha raccolto il testimone di Torino 2025.
Ma cosa lasciano all’Italia e al mondo questi sette giorni di abbracci, di fratellanza, di opportunità e di belle speranze? Una traccia profonda rimarrà anche grazie alla Cerimonia di apertura seguita su Rai2 da oltre 300mila persone, all’attenzione mediatica nei confronti delle storie di determinazione di 1.500 atleti che hanno messo in luce le loro abilità, i loro talenti e la grande capacità di ispirare un cambiamento profondo anche grazie al sostegno sempre più convinto del governi di tanti Paesi.
I Giochi hanno seminato inclusione, indicato una strada fatta di fiducia e rispetto, di opportunità e ottimismo, affinché ogni persona – anche e non solo attraverso lo sport – sia valorizzata per ciò che è e che può dare.
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