L’Italia ci piace!

Sfogliamo l'ultimo numero della rivista Città Nuova. Stranieri, crisi ma anche la prima puntata del tema di Maria Voce sulla Parola. E poi una storia delicata raccontata da un lettore
Copertina Città Nuova n.19

«L’Italia ci piace!» è l’esclamazione con cui si presenta il n°19 di Città Nuova, ora in distribuzione. Ma “Siamo ancora il Bel Paese?”- domanda il titolo del primo piano curato da Maddalena Maltese alle pagine 4-8. Difficile non avere perplessità quando, secondo una ricerca del Censis, «il 20 per cento del campione esaminato ha speso più di quanto guadagnato e oltre il 50 per cento ha utilizzato interamente il reddito disponibile per i consumi». Non solo. «I giovani rischiano di non avere né lo stipendio, né il lavoro. L’Istat parla di un tasso di disoccupazione giovanile pari al 30 per cento». Ma più che le aride cifre, colpiscono le storie della gente comune, come quella di Egidio, quattro figli, titolare di un’azienda informatica che a metà settembre si è incatenato davanti al Parlamento aderendo alla protesta delle famiglie numerose.

 

Ingredienti più tecnici in materia di equità fiscale sono esposti, con la consueta chiarezza, dall’economista Luigino Bruni nell’editoriale intitolato “Più entrate è giustizia”: «Se tagliare la spesa significa ridurre le inefficienze e gli sprechi delle nostre burocrazie, ben venga perché ciò è urgente ed etico. Se invece si tagliano servizi e beni pubblici, allora ridurre la spesa pubblica significa ridurre la giustizia in un Paese, perché si penalizzano soprattutto i più poveri».

 

Alla crisi attuale fa in certo modo riferimento anche lo scritto a pag.42 di Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, che ritorna idealmente all’interno dei rifugi antiaerei di Trento nei quali ebbe inizio nel ‘43 l’esperienza di Chiara Lubich: «Guardiamoci intorno: anche oggi ci troviamo – possiamo dire – in una cantina buia”. […] Proprio come Chiara e le sue amiche che “non sanno neppure se riusciranno a sopravvivere alla distruzione che la guerra porta con sé ora dopo ora. Eppure credono al Vangelo. Solo la vita del Vangelo resta».

 

E’ quanto è rimasto, ad esempio, anche dell’opera di don Luigi Guanella, che sarà proclamato santo il prossimo 23 ottobre. Ne dà conto Aurora Nicosia, a pag.52, riportando una frase scritta su un pannello visibile a chi transita per Roma sulla via Aurelia antica: “La santità salverà il mondo”. Giovanni Paolo 2°, visitando il centro nel 1982, disse: «Ci vuole una carità speciale, una carità eroica per innamorarsi di questi infelici, dei ritardati, degli spastici, molti dei quali vediamo in questa casa. È una cosa facile innamorarsi della bellezza visibile; è una cosa difficile innamorarsi nella mancanza della bellezza».

 

Non siamo in grado di accogliere come italiani i «giovani nati in Italia da genitori stranieri: le cosiddette seconde generazioni». La ragione sta in una legislazione un po’ datata (n°91/1992) che fa della nostra Penisola “Il paese in cui si nasce stranieri”, come denuncia il titolo del servizio di Anna Granata a pag. 20. In attesa di una revisione della normativa, tutti possiamo però «aggiornare il nostro linguaggio e toglierci dalla bocca parole come “straniero” o “immigrato”, del tutto inadeguate se rivolte a un alunno della scuola o a un genitore che vive qui da trent’anni».

 

Dobbiamo, insomma, vincere «la tentazione degli steccati», segnalata da Michele Zanzucchi ne “il Punto”, comprendendo la necessità del dialogo, come quello tra le diverse correnti che hanno costruito l’Europa. Ricerche empiriche sui comportamenti prosociali del rendersi utili agli altri, osserva Pál Tóth ».a pag. 44, «non sono soltanto frutto dell’educazione, ma hanno una base ereditaria. […]Siamo immagine di Dio non soltanto per la nostra intelligenza e superiorità rispetto alle altre specie, ma per la nostra natura reciprocante, per le nostre capacità empatiche e altruistiche. In questa prospettiva una spiritualità comunitaria, che fa scoprire la nostra origine trinitaria e offre delle buone pratiche per l’attualizzazione di questa matrice, è più che attuale

 

“Dalla Trinità” è il titolo dell’ultima fatica di Piero Coda, un volume di oltre 600 pagine recensito da Elena Granata a pagina 68: «Questo viaggio nei modi della conoscenza della Trinità, dei suoi metodi e delle sue vie, ci racconta molto dell’oggetto della nostra indagine, ma nello stesso tempo ci racconta dell’uomo. […] E’ nella relazione d’amore con l’altro che è possibile fare esperienza dell’amore di Dio, sorgente che rende capaci di amore e di amare. […] La Trinità, mentre ci offre l’immagine generativa di “un Dio che non è Dio senza l’Altro”, di un “Dio che è sé stesso essendo l’Altro”, ci rivela anche il tratto più tipico della nostra umanità, che si compie pienamente solo nella relazione con l’altro».

 

Un’intensa, struggente ed autentica relazione con l’altro è raccontata da un lettore e riproposta alle pagine 34-35 sotto il titolo “Camminando lungo lo spartiacque”. Si tratta del limpido rapporto tra due persone il cui diverso orientamento sessuale  non ha impedito di salire insieme sulle vette dell’amicizia vera.

 

Certi del valore immenso di camminare insieme in cordata, come Città Nuova ci consente di fare, ti diamo appuntamento al prossimo numero.

 

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