L’Italia che vince
Un agosto così, per i nostri rappresentanti degli sport paralimpici, sarà difficile da dimenticare. Tutto è cominciato a Notwill, in Svizzera, dove a inizio del mese si sono conclusi i campionati europei di tiro con l’arco. In questa manifestazione ha brillato soprattutto Elisabetta Mijno, che con i suoi successi (medaglia d’oro nell’arco olimpico sia a livello individuale sia a squadre) ha contribuito a portare la nostra squadra al primo posto del medagliere finale (cinque le medaglie totali azzurre, di cui tre ori e due bronzi).
In seguito, ai mondiali di paracanoa disputati a Mosca, il fiorentino Pier Alberto Buccoliero ha conquistato il titolo mondiale sui 200 metri proprio negli stessi giorni in cui a Eindhoven, in Olanda, i nostri ragazzi facevano incetta di medaglie ai campionati europei di nuoto paralimpico. Qui gli azzurri hanno ottenuto ben diciannove medaglie, chiudendo complessivamente al quinto posto del medagliere grazie alle imprese di campioni come Federico Morlacchi (cinque successi per lui), Cecilia Camellini e Arjola Trimi (entrambe vincitrici di tre medaglie d’oro).
E non è finita. Anche ai campionati europei paralimpici di atletica, disputati a Swansea, cittadina costiera del Galles meridionale, l’Italia si è ben difesa, raccogliendo alla fine undici medaglie per un onorevole undicesimo posto complessivo (i quattro successi tricolore sono arrivati per merito di Assunta Legnante – doppietta per lei nel lancio del peso e del disco -, Martina Caironi e Ruud Koutiki).
Infine, proprio in questi ultimi giorni, altre soddisfazioni per i nostri colori stanno arrivando dalla Normandia, dove sono in corso di svolgimento i World Equestrian Games, ovvero la più importante manifestazione mondiale degli sport equestri, e da Greenville, negli Stati Uniti, dove si stanno svolgendo i campionati del mondo di paraciclismo. In Francia l’inno di Mameli ha già suonato per celebrare la vittoria della lucchese Sara Morganti, che in sella a Royal Delight si è laureata campionessa mondiale nel freestyle del paradressage, mentre negli States si è messo subito in luce un atleta che non ha bisogno di molte presentazioni.
Stiamo parlando ovviamente di Alex Zanardi (nella foto), il quarantasettenne bolognese che negli ultimi anni è diventato uno degli atleti simbolo del movimento paralimpico italiano. Alex in questa edizione dei mondiali ha già vinto due medaglie d’oro, una individuale nella prova a cronometro ed una insieme a Luca Mazzone e Vittorio Podestà nella staffetta. Ora Zanardi avrà addirittura la possibilità di fare tris se riuscirà ad aggiudicarsi anche la prova in linea su strada di 66 chilometri in programma lunedì primo settembre. Se così fosse, il nostro atleta riuscirebbe ad eguagliare quanto è già riuscito a fare in occasione dei mondiali di Baie-Comeau dello scorso anno dove, appunto, conquistò ben tre medaglie d’oro.
Poi, terminati i mondiali, Alex tornerà velocemente in Europa, dove ad attenderlo ci sarà una nuova sfida. Domenica 7 settembre, infatti, lo vedremo correre in pista in Portogallo. Si, avete capito bene, abbiamo detto proprio correre in pista, perché questa volta, lasciata la sua handbike, Zanardi salirà su un bolide da 515 cavalli, una BMW Z4, per prendere parte ad una tappa delle GT Series (il campionato mondiale per granturismo). D’altronde, la passione per i motori “arde” da sempre dentro di lui, dagli anni trascorsi nei kart a quelli in Formula 1, e non è venuta meno nemmeno dopo il terribile incidente occorsogli nel 2001 in Formula Cart sul circuito del Lausitzring, incidente che provocò l’amputazione di entrambi i suoi arti inferiori.
Zanardi, nonostante quanto capitatogli, è un ragazzo che non ha mai perso un atteggiamento positivo verso la vita. Anzi, come lui stesso ha detto più volte,
“Finché c’è vita c’è speranza”, recita Marco Tullio Cicerone. Ma per Alex forse sarebbe più giusto dire: “finché c’è speranza, c’è vita”, visto che sono proprio i sogni, le sfide, i nuovi obiettivi da raggiungere, la linfa vitale di questo straordinario ragazzo.