L’Italia che sorride

Ha preso il via sabato con la cronometro a squadre da San Lorenzo al Mare a Sanremo il 98esimo Giro d’Italia. La gente della Liguria ha riempito le strade della Riviera per salutare la carovana rosa ed applaudire il successo del nostro Elia Viviani, vincitore a Genova. Oggi arrivo a Sestri Levante
Giro

Cappello rosa, striscione rosa, trucco rosa. E poi ciuffo rosa, occhiale rosa perfino l’acqua della fontana è rosa ed ovviamente la maglia. C’è anche un mese, maggio, che diventa rosa: dal 1909 per la precisione quando 127 temerari ciclisti diedero inizio a questa storia che ogni anno si ripete. Arrivarono al traguardo in 49 dopo otto tappe e 2.447,9 km di inedita sofferenza, ma questa è una cronaca divenuta tradizione, mito e rito. Quando parte il Giro capisci che l’estate è alle porte, la scuola sta finendo, i conti sono fatti e le poche speranze di salvezza sono a appese ad un compito in classe da non sbagliare, a quell’esame da superare, al bilancio da far quadrare, pena le vacanze a ramengo. Allora giù a sudare, a sfacchinare come i ciclisti in fuga.

Arriva il Giro ed anche le parole diventano rosa, simpatiche e gentili nell’attesa della corsa. Rosa come i riflessi del vino fresco e leggero condiviso sul ciglio della strada, rosa come il bacio di una miss sul palco dopo la tappa. Il Giro è un laico rosario di 21 tappe. In fondo, dentro al mistero della corsa, ogni ciclista soffre, prega,supplica, rende gloria, accoglie una grazia e ringrazia.

A Sanremo, sabato, la cronosquadre è andata alla formazione australiana Orica-Greenedge. 17,6 km di gara in 19’ e 26’’ per una media di 54,339km/h, il che equivale ad essere lanciati tra una curva e l’altra sul filo dei sessanta all’ora. La prima maglia rosa è andata a Gerrans, australiano pure lui. Quello che vogliamo raccontare, oltre i fatti è la bellezza di un podio invaso da una squadra intera senza distinzione alcuna. Capitani e gregari, tutti assieme, tutti attori della gioia. «Abbiamo fatto un tempo eccezionale e abbiamo dato davvero tutto – ha commentato a caldo Gerrans -. E’ stato fantastico vincere e ci siamo riusciti perché ognuno ha svolto al meglio il compito assegnato. La squadra è sempre stata una parte fondamentale dei miei successi, ma mai come oggi. Se potessi tagliare la maglia rosa in nove pezzi e distribuirla ai miei compagni lo farei, mentre la parte posteriore dovrebbe essere tagliata in 50 pezzi da dividere tra tutto il personale che ci assiste durante la stagione perché tutti hanno contribuito a questo successo».

Dopo l’Australia sorride l’Italia con Elia Viviani (Team Sky) sul traguardo di Genova. Prima vittoria al Giro dopo ben nove piazzamenti nei dieci tra il Giro 2013 e 2014. «Questo è il mio miglior risultato da quando sono diventato professionista – ha dichiarato in conferenza stampa Viviani -. In queste ultime stagioni ho sempre sfiorato la vittoria al Giro. Ci è voluto tempo per riuscire ad alzare le mani sul traguardo: ho sempre creduto in me stesso, non ho mai mollato ed oggi vivo la giornata più bella della mia carriera».

Il Giro è questo, soprattutto questo. Perché tra vincere ed arrivare settimi c’è una bella differenza, perché un risultato se raggiunto insieme si condivide ed il merito si spartisce in parti uguali. E quando una vittoria stenta a venire significa che il destino porta in grembo il sapore della conquista. Basta crederci, alla Viviani. Storie da Giro, storie in rosa.

foto Ansa/ Dal Zennaro – Zennaro – Peri

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