L’Italia amata da Leonard Freed

La storia d'amore con il nostro Paese ha inizio tra il 1952 e il 1958, quando il grande fotografo americano compie i primi viaggi in Europa e scopre la passione per la fotografia. Ad Aosta una rassegna a lui dedicata con un corpus di cento opere, a partire dalla metà del Novecento agli inizi del nuovo secolo
Leonard Freed

«Sono come uno studente curioso, che vuole imparare. Per poter fotografare devi prima avere un'opinione, devi prendere una decisione. Poi quando stai fotografando, sei immerso nell'esperienza, diventi parte di ciò che stai fotografando. Devi immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale». Del rapporto con la fotografia e con i suoi soggetti Leonard Freed aveva un'idea molto chiara. E affermava ancora: «Voglio una fotografia che si possa estrapolare dal contesto e appendere in parete per essere letta come un poema».

 

Gli scatti, tutti in bianco e nero, della grande mostra al Centro Saint-Bénin di Aosta, raccontano il rapporto fra il fotografo americano, membro della celebre agenzia Magnum Photos, e l'Italia, terra che ha amato profondamente e che lo ha ospitato per oltre 45 soggiorni. "La storia d'amore" col Belpaese, così come lui stesso la definiva, e tappa importante della sua autorevole carriera, ha inizio tra il 1952 e il 1958, quando, mosso dall'interesse per l'arte, compie i primi viaggi in Europa e scopre la passione per la fotografia. Da sempre attratto dallo studio della natura umana, dei comportamenti, dei caratteri, s'innamora da subito degli italiani che ne incarnano le differenti tipologie e che ha modo di osservare anche nella Little Italy di New York, dove si trasferisce nel 1954.

 

Passano quindi in secondo piano i paesaggi, l'arte, l'architettura, la politica, che rappresentano lo sfondo della sua personalissima analisi della società. La ricerca di Leonard Freed, sensibile all'antropologia culturale e all'indagine etnografica, scaturisce dalla necessità di ritrovare il senso delle proprie origini attraverso lo studio di comunità tradizionali. Ne deriva il suo esser affascinato dalla vita della gente comune, dal calore e dalla spontaneità che si osserva negli scatti che immortalano lavoratori siciliani, persone che passeggiano, bambini che giocano o che vanno a scuola, uomini e donne che compiono i gesti tipici della loro quotidianità, soldati, aristocratici veneziani e romani. 

 

Il suggestivo percorso espositivo offre quindi una minuziosa descrizione della popolazione italiana, dove a scene di uomini che spingono carretti di legno – per il trasporto di frutta nella Little Italy di New York degli anni '50 o nel frettoloso spostamento di un enorme pesce nell'assolata Sicilia degli anni '70 – si alternano scene di semplice rilassatezza. Lo si scorge negli scatti con persone sedute davanti alla propria abitazione o nell'immagine di un uomo intento ad offrire prodotti tipici (Sicilia, 1974), secondo i costumi dell'ospitalità mediterranea. Spiccano opere dal gusto vivace e ironico in cui i preti giocano a tirarsi palle di neve in piazza San Pietro (Roma, 1958), o dove tre cani attendono di entrare in una farmacia (Venezia, 2004) o, ancora, una movimentata panoramica su un gruppo di ragazzini, divertiti dall'esplosione di petardi (New York, 1955).

 

Il carattere poetico e riflessivo, ma al contempo di estrema forza, è trasmesso da Napoli, 1956: il ritratto di una ragazza dallo sguardo espressivo fisso in camera si staglia sullo sfondo di un gruppo di donne che guardano all'orizzonte. Della stessa carica emotiva, seppur priva di sguardi e di espressioni dirette, è Firenze, 1958, che cattura un momento di riposo di tre giovani soldati seduti su un ponte della città, avvolta da una leggera foschia. L’analisi trasversale della società di Freed offre uno spaccato di 50 anni di storia, dove se da un lato sono evidenti i cambiamenti e le differenze socio-economiche legati al trascorrere degli anni, dall'altro si percepisce una continuità gestuale che esula dal passare del tempo. Gli atteggiamenti, le espressioni, i gesti appaiono come cristallizzati in un passato che diviene presente. Emerge dai suoi lavori, colmi di sentimento, una grande forza che si scorge nei volti e nelle inquadrature, ritratti in maniera realistica e liberi da stereotipi, ma dotati di grande sensibilità e umanità.

 

“Leonard Freed. Io amo l'Italia”, a cura di Enrica Viganò, Centro Saint-Bénin, Aosta, fino al 20 settembre 2016. Catalogo in italiano-inglese, edito da Admira Edizioni.






 

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