L’Islam in Europa
Mistica, fraternità e spiritualità. Tre parole che sono emerse con convinzione nel corso di un convegno di riflessione che ha coinvolto i delegati nazionali delle Conferenze episcopali dell’Europa. Si è trattato di una conferenza tenutasi in quello che fino a trent’anni fa era dichiarato uno stato ateo, l’Albania e che oggi vede una esperienza positiva di convivenza di diversi gruppi religiosi. Non era la prima volta che i rappresentanti degli episcopati europei si incontravano sulla tematica della presenza dei musulmani nel nostro continente. Il convegno tenutosi a Scutari, infatti, è il quinto della serie ed ha voluto approfondire la figura del credente musulmano, oltre che riflettere su questioni pastorali attinenti alla crescente presenza dell’Islam in Europa.
Il comunicato ufficiale apparso al termine dei lavori sottolinea alcune riflessioni di interesse non solo religioso, di cui la società e le realtà amministrative, oltre che quelle ecclesiali, dovrebbero tener conto con maggiore attenzione. Nel corso dei lavori è emerso come la Chiesa in Europa sia impegnata nel dialogo con le diverse comunità musulmane a cominciare dal quotidiano, sebbene sempre più si manifestino esigenze ed anche esperienze di diverso tipo di incontro nel mondo accademico, religioso e sociale. Non si escludono, poi, momenti ed occasione di confronto anche nell’ambito dogmatico, giuridico e spirituale. Una seconda notazione importante non sempre scontata in un mondo dove l’Islam è spesso rappresentato come realtà unica e monolitica, si è notato come «l’islam europeo si presenta al plurale: una moltitudine di comunità musulmane, la cui diversità costituisce altrettante sfide per i cristiani». Da qui emerge la necessità di porsi in ascolto – come fra l’altro suggerisce lo stesso papa Francesco – delle reciproche esperienze religiose, rispettando le differenze reciproche fra cristianesimo ed islam, ma anche quelle all’interno dell’ambito musulmano stesso.
Proprio nel contesto della diversità suggerita dai vari islam presenti in Europa, i partecipanti hanno dedicato tempo a «tracciare i profili fondamentali del credente musulmano e le modalità attraverso le quali vive la sua relazione con Dio». A questo proposito sono stati invitati a presentare le loro caratteristiche rappresentanti delle due più importanti comunità musulmane attualmente presenti in Albania: un imam sunnita e il leader della comunità Bektashi. «Gli interventi hanno sottolineato il ruolo della libertà, non solo a livello della scelta religiosa, ma anche a livello della modalità con cui il credente intende vivere la sua relazione con Dio all’interno della stessa famiglia religiosa: modalità tutte volte alla liberazione dell’io per giungere alla comunione con Dio». Si è tenuto anche a riflettere sulla tradizione sufi dove il processo ascetico conduce ad esperienze di carattere mistico attraverso l’accompagnamento di un maestro spirituale. Quello che si è apprezzato di questa via come di altri aspetti dell’islam in generale è la dimensione comunitaria dell’islam dove il fedele è inserito all’interno di un cammino comunitario e mai individualista. In particolare, il cammino della ricerca interiore che permette di scavare nella profondità del cuore umano si manifesta come una via privilegiata per condurre credenti delle due tradizioni monoteistiche a riconoscersi come appartenente alla stessa umanità creata da Dio. Proprio su questa esperienza – hanno riconosciuto i vescovi – nasce il dialogo, specialmente quello della vita e della spiritualità, che può svilupparsi e fare crescere rapporti di vera amicizia e di vera fraternità.
I vescovi hanno, poi, affrontato tre aspetti pastorali, suggeriti da altrettante esperienze: quella di persone provenienti da ambienti musulmani che chiedono il battesimo, quella del dialogo con musulmani di estrazione sufi in Algeria ed un cammino di accompagnamento di coppie miste cristiano-musulmano, che rappresentano in sé una via di dialogo esistenziale ed importante per il futuro del tessuto sociale del nostro continente. «Infatti, il bisogno di un accompagnamento personalizzato di queste famiglie – specie per quanto riguarda l’educazione religiosa dei figli – e di un’educazione all’amore responsabile di coppia, emergono come richiami urgenti. In questo compito, Chiesa e comunità musulmane sono chiamate a dialogare responsabilmente per il bene di queste famiglie». Questo quanto afferma il rapporto finale dei vescovi intervenuti.
Il comunicato ha tenuto a sottolineare anche l’importanza del messaggio che il cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha inviato ai partecipanti e nel quale ha invitato «cristiani e musulmani, a promuovere il rispetto reciproco, l’obiettività nel parlare e nello scrivere sull’altra religione, la benevolenza, la compassione e la misericordia». Perché il dialogo possa proseguire in un clima pacifico e costruttivo «è necessario – ha scritto il cardinale – un nuovo sforzo da ambedue le parti per scongiurare il “discorso dell’odio” che è all’origine di sospetti reciproci, discriminazioni, esclusione, marginalizzazione e risentimenti».
La riflessione dei vescovi europei sull’islam e sui rapporti fra i cristiani ed i musulmani del “vecchio continente” è fondamentale per diffondere all’interno di ambienti ecclesiali il giusto approccio ad un contatto costruttivo fra le due comunità e fra i musulmani e i cristiani in generale. Le Chiese in Europa hanno un ruolo chiave da giocare nei processi di accoglienza, integrazione e dialogo che papa Francesco invita a costruire per assicurare una vera “cultura del dialogo” che permetta al continente di ritrovare una sua identità come punto di incontro delle culture.