L’islam civile di Fetullah Gülen e il dialogo fra le religioni

Scompare Fetullah Gülen, imam, educatore, uomo del dialogo. Turco, ma da anni residente negli USA, ha rappresentato una figura controversa nel panorama storico e sociale della Turchia degli ultimi due decenni. È, tuttavia, innegabile il suo contributo e quello del movimento Hizmet che da lui trae ispirazione alla società e alla fede musulmana vissuta con impegno di servizio nel quotidiano.
Fethullah Gülen in visita a papa Giovanni Paolo II. Forum per le interculture Dialog FID e.V. (Benutzer:nescafe), CC BY-SA 3.0 DE , via Wikimedia Commons

Fethullah Gülen non è un nome che evoca particolari riferimenti nell’immaginario di molti di noi, soprattutto in Italia. Ai più attenti e interessati a questioni internazionali potrebbe ritornare alla mente di averlo letto in occasione del fantomatico colpo di stato nel luglio del 2016 in Turchia. Erdogan aveva accusato di quell’azione – se è mai avvenuta! – proprio questo maestro di spirito dell’islam turco, che aveva ispirato la sua vita ai grandi mistici dell’islam, in particolare Rumi, Yunus Emre e Said Nursi, che considerava i suoi maestri.

Tuttavia Gülen ha rappresentato una svolta decisiva nella fede musulmana del suo Paese, dando vita nel corso degli anni – fra gli anni Sessanta del secolo scorso e l’ultimo decennio – a Hizmet, un movimento di rinnovamento spirituale e civile che ha trasformato la vita di migliaia e migliaia di persone.

Figlio di un imam dell’Anatolia e imam lui stesso, cresciuto nel laicismo turco voluto dal padre della patria, Kemal Atatürk, Gülen si rese presto conto che il futuro del suo Paese era in pericolo. Presto, le generazioni avrebbero perso la propria identità religiosa e culturale e intuì quella che oggi viene sempre più frequentemente definita come “emergenza educativa”.

Accanto all’impegno che gli richiedeva essere imam, ma parte della stessa “vocazione”, iniziò a incontrare i giovani dove i giovani si riunivano: nei caffè, nei dormitori delle grandi città attorno alle università dove studiavano… Discutere con loro suscitava quesiti e chiariva dubbi. Offriva loro un esempio di coerenza umana e religiosa.

Senza mai cedere alla tentazione del proselitismo e dell’imposizione coatta della religione, ne suscitava l’esigenza a livello esistenziale, creando le premesse per una sana re-islamizzazione della vita delle giovani generazioni. Nel processo è stato capace di coinvolgere insegnanti a diversi livelli, ma anche uomini d’affari e persone abbienti. Da una parte, infatti, si trattava di formare le giovani generazioni, dall’altra servivano fondi per garantire scuole e università dove questo potesse avvenire.

Il movimento che ne è nato – Hizmet appunto – propone, quindi, un servizio (questo è il significato della parola) che si indirizza all’emergenza formativa, ma anche a quella sociale. All’interno di questo vasto fenomeno, che si è oggi diffuso in tutto il mondo, in modo sempre silenzioso e senza pretendere nulla da nessuno, tutto viene realizzato proprio per servire gli altri.

Nelle scuole – dove si insegnano materie laiche e non la religione – è il servizio che permea la vita degli insegnanti, come quella degli studenti. Gülen ha sempre cercato di far sì, per esempio, che i più grandi si prendessero cura dei più giovani, che li aiutassero nelle loro lezioni, evitando le ripetizioni a pagamento.

Nel corso dei decenni, da queste scuole di ogni grado e ordine, in particolare da queste università, sono usciti non tanto dei “fanatici” religiosi, quanto uomini e donne, veri cittadini, capaci di impegnarsi per il bene comune nelle rispettive professioni e scelte di vita. Quello che nasce dal vasto movimento a cui Gülen ha dato vita non è un islam religioso e nemmeno politico, quanto un islam civile che, in nome della vera religione vissuta, studiata e fatta propria nella vita quotidiana, forma cittadini veri e uomini e donne capaci di impegnarsi per il bene comune.

Gülen ha accompagnato il fenomeno, che ha via via preso forma e si è diffuso in più di cento Paesi con scuole e università di alto livello, capaci di assicurare alle varie nazioni cittadini formati con uno spirito di servizio, oltre che nella vera religione della fratellanza e dell’amore.

Il leader è progressivamente uscito di scena sia per motivi di salute – dalla fine degli anni Novanta si era trasferito negli USA – sia per le accuse ricevute di essere la mente dietro all’opposizione al governo di Ankara e di Erdogan in particolare. Ha, comunque, continuato ad ispirare coloro che ne seguivano l’esempio con video e testi, oltre ai molti che aveva già scritto nei primi decenni della sua attività.

La stragrande maggioranza di coloro che studiano nelle scuole e università – in Turchia sono state tutte chiuse dopo il 2016 – non conosce nemmeno il nome dell’ispiratore di quel sistema, ma ne apprende lo spirito nella vita quotidiana.

Intanto, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, Gülen, nato e formatosi nel nazionalismo turco, si è progressivamente aperto ad altre culture e religioni, incontrandone leader in diverse parti del mondo. Fra questi ebbe un incontro anche con Giovanni Paolo II ed ha intrattenuto una corrispondenza con papa Francesco. Sono stati atti e atteggiamenti che hanno aperto Hizmet alla dimensione del dialogo fra le religioni. Oggi i vari gruppi locali – presenti in molte parti del mondo – sono in prima linea per realizzare un dialogo genuino e autentico con persone di altre tradizioni religiose e culturali.

Al di là delle implicazioni politiche in cui, probabilmente suo malgrado, Gülen si è trovato a vivere, difendersi e combattere spiritualmente – non ha mai reagito nemmeno verbalmente alle accuse e ai momenti passati in prigione – il movimento che è nato dalla sua ispirazione rappresenta una parte di un vasto fenomeno che ha caratterizzato gli ultimi decenni. A partire dalla metà del secolo scorso, infatti, le principali religioni sono state tutte testimoni di nuove ispirazioni religiose che, in continuità con le rispettive tradizioni, hanno dato vita a modelli nuovi di vita ed esperienza delle diverse fedi.

Sebbene assai diversi gli uni dagli altri, essi rivelano sorprendenti comunanze. Per questo non è azzardato parlare di un “fenomeno” storico – solo nel futuro se ne potrà valutare e valorizzare appieno la portata per le religioni e la società.

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