Lirica: addio a Freni e Santi

Nel frastuono della infinita gara mediatica sanremese rischia di passare nell’indifferenza la scomparsa di due signori con la S maiuscola.
Mirella Freni

Qualche giorno fa è toccato a Nello Santi, 88 anni, mitico direttore d’orchestra, padre di una schiera di direttori e cantanti. Veneto, esordisce a 20 anni a Padova nel Rigoletto, poi viaggia nei maggior teatri del mondo con il suo stile inconfondibile: tempi comodi, amore per le voci, per il suono compatto e vivo, specie nelle opere comiche. Lo ricordo qualche anno fa nella Norma al San Carlo di Napoli.

Ci conoscevamo da un decennio e oltre quando gli avevo fatto un’intervista per Città Nuova a Roma, dove dirigeva con solidità e cuore i Capuleti e Montecchi di Bellini. L’intervista gli piacque e mi telefonò per ringraziarmi da Zurigo, dove viveva. Niente arie da star “benevolmente amiche”, come alcuni colleghi o attori del podio come altri più o meno giovani. Gesto ampio e sicuro, un suono affettuoso e vivace, mai superficiale. Vita, soprattutto. Un grandissimo, da riscoprire.

Ieri è toccato a Mirella Freni, 85 anni, grande soprano lirico. Modenese di nascita come Pavarotti, di cui era stata amica e collega, era dotata come lui di una voce naturale fresca e duttile. Sicuramente meno esposta ai riflettori rispetto a Luciano, ma più costante nella tenuta di una voce limpida nel corso degli anni. Cantante mozartiana all’inizio, aveva poi trovato la sua vocazione in Donizetti, Verdi e soprattutto Puccini. Karajan, genio difficile, si era innamorato della sua vocalità e l’aveva lanciata nel ‘73 con Bohème e poi Butterfly, rendendo Mirella la cantante pucciniana per eccellenza. Aveva grandi doti anche come attrice e fu contesa dai maggiori teatri mondiali. La sua è stata una carriera prestigiosa, conclusasi con la scelta di dedicarsi all’insegnamento. A lei sono riconoscenti decine di giovani.

Se n’è andata dopo una lunga malattia, in punta di piedi, come Mimì. Come lei rimane indimenticabile.

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