L’ipocrisia del cristiano che caccia il rifugiato

A dei giovani luterani il papa non risparmia le parole per condannare chi vuole difendere Cristo e non il migrante. Con qualche aggiunta…
Un cartellone pubblicitario sui rifugiati

Mi trovo in un’Asia che piange il re thailandese, un uomo “inclusivo”. Sono in un continente che conosce migrazioni senza sosta, il più delle volte non immediatamente percepibili, ma continue e invadenti. Pensiamo solo alle centinaia di milioni di cinesi che negli ultimi decenni si sono sparsi in tutto il mondo, milioni in ogni Paese, dall’Africa al Medio Oriente, dalle Americhe agli altri Paesi asiatici. E non riusciamo ancora a dare una consistenza numerica alla crescente emigrazione dai Paesi del subcontinente indiano, Bangladesh, Pakistan e India. Mentre dal Bangladesh e dal Myanmar fuggono centinaia di migliaia di musulmani royinga, per non parlare delle forti pressioni migratorie che da tutta l’Asia meridionale si concentrano sull’Australia. Sono in un continente, cioè, che poco alla volta diventa il vero “colosso demografico” del mondo, contribuendo in misura gigantesca non solo alla crescente migrazione verso altri continenti, ma anche all’interno della stessa Asia.

 

Da qui le parole del papa pronunciate ieri paiono particolarmente provocatorie, ma anche indiscutibili. Nel giorno della pubblicazione del messaggio per la 103° Giornata mondiale del migrante, che avrà luogo il 15 gennaio 2017, e che ha come tema i minori migranti, Bergoglio ha incontrato all’Aula Paolo VI dei giovani luterani ai quali ha detto, papale papale verrebbe da dire: «Chi si dice cristiano e caccia via un rifugiato è un ipocrita». Aggiungendo che lo sono anche «tutti quelli che vogliono difendere il cristianesimo e sono contro i rifugiati e le altre religioni».

 

Che il papa abbia sottolineato l’ipocrisia del cristiano che predica bene e razzola male non è una novità. Colpiscono invece due sottolineature: la prima è che non dice solo i cristiani ma anche coloro che vogliono difendere il cristianesimo, al limite anche se non si dicono cristiani, verrebbe da aggiungere. Il papa, cioè, sembra criticare coloro che prendono il cristianesimo come una cultura, una tradizione, una serie di riti, solo come un insieme di convinzioni sociali e intellettuali. È un po’ quello che accade all’Europa, che, dopo aver criticato a non finire le radici cristiane del continente, oggi in tante sue parti comincia a voler difendere l’Europa con le sue tradizioni anche richiamandosi al cristianesimo.

 

Seconda sottolineatura, «e le altre religioni». Il papa non solo dice che il migrante, il rifugiato va rispettato e accolto, ma sottolinea come debba essere preso con tutto il suo bagaglio umano e spirituale, quindi anche con la sua religione di origine. In un’epoca profondamente anti-islamica in tante parti dell’Europa, la parola di Bergoglio suona come un monito: non toccate la persona umana, rispettatela anche nelle sue varie espressioni religiose. Non poteva esserci parola più chiara sulla necessità di un vero dialogo interreligioso.

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