L’ipnotista
Lars Kepler - Longanesi
Il successo del giallo scandinavo, salutato come una novità (specie per la trilogia Millennium di Stieg Larsson), data in realtà da vari decenni, almeno dai crime novels di Maj Sjowall e Per Wahloo, la coppia – proprio moglie e marito – che nel 1971 vinse il Premio internazionale Edgar Allan Poe.
Ora lo stesso schema si ripropone con L’ipnotista, il noir che ha conquistato la Svezia ed è stato tradotto e diffuso in mezzo mondo in milioni di copie. Pure da noi è in cima alla classifica e si contende i lettori con La principessa di ghiaccio di Camilla Lackberg, altra autrice scandinava.
L’autore dell’Ipnotista, Lars Kepler, è in realtà lo pseudonimo di Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril, due coniugi scrittori già noti per altri lavori non gialli pubblicati ognuno per suo conto.
Ora i due uniscono le forze in un nuovo sodalizio letterario-coniugale che, non a caso, ci offre una storia in cui la famiglia, i figli, la coppia, le sue crisi-divisioni-riconciliazioni sono al centro dell’intricatissima e incredibile vicenda.
Il clima, le atmosfere, gli scenari algidi e opachi delle città e della campagna svedese ci sono tutti, e sono gli ingredienti base che hanno fatto nascere il giallo scandinavo. Ma su questo sfondo “boreale”, solo rischiarato dalle luci prenatalizie, si sviluppa una trama avvincente e incalzante dove scienza e follia, dramma e quotidianità, incubo e mistero, amore e morte si inseguono in un vortice che attanaglia il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Come in tutti i libri del genere, pure nell’Ipnotista la trama conta più dello stile (in certe pagine il lettore davvero “vola” sullo stampato per divorare i fatti più che gustare le parole). Ma Kepler si fa apprezzare anche per la sua scrittura asciutta ed essenziale.