L’invisibile nelle città
L’interesse crescente verso la fotografia, che per Achille Bonito Oliva ha ormai varcato il guado e non può più essere considerata un linguaggio subalterno all’arte , lo evidenzia il proliferare di mostre fotografiche, dal nord al sud dell’Italia. Contengono un invito a saper guardare che è uno stimolo ad allargare la nostra visione del mondo contemporaneo in cui l’immaginazione diventa l’elemento guida. Fra le innumerevoli rassegne segnaliamo la prima edizione della Biennale Internazionale di Brescia (fino al 5/9) dal titolo Visioni: più di mille opere di 250 autori, per un totale di 28 mostre. Un compendio di esposizioni per tutta la città in musei, gallerie e spazi alternativi, che dura tre mesi e merita una trasferta. Visioni per visionari – spiega il curatore Ken Damy -, per uomini che con il mezzo fotografico hanno saputo interpretare la realtà per trasformarla in opera autonoma sia nella forma che nel contenuto . Si spazia dai classici agli autori che hanno fatto la storia della fotografia, dalle avanguardie, ai contemporanei, al reportage e ai concettuali. Inevitabile, nell’accostare generi e autori diversi, che si creino dislivelli qualitativi e sbalzi di lettura. Ma le scelte estetiche dei curatori, discutibili o meno che siano, offrono un percorso indicativo di tendenze o di generi, che è sempre un personale – e parziale – punto di osservazione. Nello stupendo complesso del Museo di Santa Giulia, abbiamo ammirato particolarmente l’artista guatemalteco Luis Gonzalez Palma coi suoi ritratti allegorici che rappresentano miti e tradizioni dei maya. Bellezza, dolore, grande dignità, solitudine e silenzio emergono nelle sue misteriose icone dallo sguardo ipnotico. Il praghese Jan Saudek mette in posa persone (la mia vera attività – dice – è ritrarre anime), realizzando delle immagini in bianco e nero che poi colora a mano con un effetto magnifico che ricorda i fondali. Roberto Dotti espone nel suggestivo chiostro della chiesa di San Francesco, luogo ideale per il suo Homo Viator, viaggio dell’individuo che, attraverso esperienze e frammenti di conoscenza, compie il pellegrinaggio alla ricerca della vita interiore. Nel bianco e nero dei suoi reportage(Istanbul,Terra Santa, Assisi…) le lame di luce tagliano il fotogramma e lo dominano: presenza simbolica del Divino. Immancabile l’umorismo delle foto di Elliot Erwitt, le cui immagini – dice un altro grande fotografo come Ferdinando Scianna – bisognerebbe includerle nel kit di sopravvivenza, poiché, nei momenti di sconforto un libro di Erwitt può costituire un rimedio potentissimo per ritrovare il sentimento di umanità, lo struggimento lieve e malinconico della vita. Di grande bellezza formale, quella dettata dall’occhio dell’anima, sono le opere di Rafael Navarro nelle quali vengono accostati in un’unica immagine due elementi che egli lega trovandovi simbologie e assonanze: come il Diptico #10: un geometrico prolungamento della cima di un albero spoglio. A Verona, nel suggestivo sito degli Scavi Scaligeri, è allestita la mostra di Willy Ronis. Istanti di vita (fino al 3/10). Viandante del secolo dallo sguardo acuto e sensibile, Ronis, per 70 anni ha colto col suo obiettivo frammenti fuggevoli: Non ho mai inseguito l’insolito, il mai visto, lo straordinario, ma quello che c’è di più tipico nella nostra esistenza quotidiana, nel luogo in cui mi trovo: ricerca sincera e appassionata delle semplici bellezze della vita ordinaria. Il tema della città accomuna una serie di grandi e piccole mostre. 24 ore su Bolzano. Una Leica, 17 fotografi, una città (Galleria Civica, fino al 5/9), è il frutto di un’originale iniziativa che ha visto impegnati un gruppo eterogeneo di fotografi in un caldo giorno d’estate del 2003, girare per Bolzano per coglierne, con occhio indiscreto, le molte facce che la connotano: tutto ciò che forma quell’insieme di persone e rapporti che in un agglomerato di case e palazzi, di mercati e ritrovi, costituisce un’entità chiamata, appunto, città. Fabrizio Cicconi, uno dei più interessanti fotografi di ritratti, con Una città in movimento. Reggio Emilia, 2003-2004 (Palazzo Magnani, fino al 15/8) ritrae cinquanta persone addette al funzionamento di autobus e treni della città emiliana. Le persone sono sempre al centro della composizione, talvolta viste in rapporto con la macchina e il mezzo di trasporto, e spesso collocate all’interno di una suddivisione geometrica dello spazio visivo; quasi sempre andando alla scoperta di rime tra colori degli abiti indossati e colori di bus, treni e motori. Dello sguardo di venti maestri dell’obiettivo, tra cui Salgado, Klein, Jodice, Basilico, è costituita la mostra Italia. Doppie visioni (Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 29/8, catalogo Contrasto). Un viaggio attraverso le bellezze della nostra penisola, che si trasforma in una riflessione sui mutamenti sociali e di costume degli ultimi cinquant’anni. Immagini realistiche, documentarie, liriche, a volte oniriche, ricche di rimandi e confronti per le molteplici, doppie interpretazioni che di uno stesso luogo, ogni occhio può cogliere. Si è così instaurato un dialogo tra fotografi reso per accostamenti di luoghi e di temi. Per esempio tra Henri-Cartier-Bresson e Mario Giacomelli con le storiche istantanee di Scanno, paese dell’Abruzzo montano, reso celebre grazie a loro; o la pianura di Luzzara immortalata dall’americano Paul Strand e, a vent’anni di distanza, da Gianni Berengo Gardin. Ci sono poi i vulcani di Antonio Biasucci e di Roger Depardon, la Venezia dai colori sognati dell’austriaco Ernest Haas e quella delle visioni notturne di Luca Campigotto, fino alle spiagge di Martin Parr e a quelle recenti e urbanizzate di Massimo Vitali (a cui il Museo Pecci di Prato dedica una personale, fino al 3/10). Tutt’altro linguaggio visivo è quello di Franco Fontana. La sua cifra artistica, da tutti riconoscibile, è rappresentata dalla ricerca sul colore e sulla luce. I suoi paesaggi, sia quelli naturali che quelli urbani, sono una sorta di luogo immaginario e ideale, in cui composizione cromatica e rapporto le forme, danno vita a vere e proprie composizioni astratte. Al celebre fotografo emiliano ha reso omaggio la città di Correggio con Il percorso di artista in 100 fotografie (catalogo Edizioni Logos), inaugurando il restaurato Palazzo dei Principi (mentre Modena si fa raccontare dai suoi scatti nella mostra Modena ieri e oggi Museo Panini, fino al 1/9). 45 anni di attività sono documentati con una selezione dei suoi cicli più famosi: dall’Appennino emiliano del 1960, alla Praga del ’67 con la solitaria automobile rossa in un incrocio deserto; fino alle recenti immagini inedite ciclo Lontani: persone spalle che guardano edificio sullo sfondo. A noi, che a nostra volta guardiamo, scoprire o immaginare cosa nasconde l’orizzonte. Per scorgere nella città visibile, l’invisibile da osservare e ammirare. Da fotografare.