L’intransigenza del Vangelo

Papa Francesco continua a sorprenderci. Nei saluti alla curia romana e ai dipendenti vaticani indica la via del rigore morale voluto da Gesù. Ma non sono solo i palazzi d’Oltretevere ad essere interessati…
Papa Francesco

Almeno questa volta vale la pena, care lettrici e cari lettori, di leggere interamente il discorso che ieri il papa ha rivolto alla curia romana riunita per gli auguri natalizi e di fine anno. Un momento che spesso in passato i pontefici hanno utilizzato per “strigliare” i costumi vaticani o per indicare importanti correzioni nella rotta della Chiesa cattolica.

Ieri papa Bergoglio nel suo discorso insolitamente lungo e articolato (per le sue abitudini) ha fortemente “fustigato” i costumi di quei membri della curia romana che vivono la loro missione con leggerezza, con incoscienza o addirittura con colpevole dolo.

Ha indicato i 15 mali, i 15 peccati, le 15 malattie che bisognerebbe assolutamente cercare di eliminare dal cammino di una istituzione così importante come la Chiesa cattolica: dalla malattia di «sentirsi immortali» a quella della «eccessiva pianificazione», dal «martalismo» all’«impietrimento». Dando fondo alla sua creatività semantica, come al solito senza remore, ha colpito nel segno tutti i presenti, parlando ovviamente anche a sé stesso.

Ecco allora il discorso, che val la pena di leggere nella sua integralità.

Queste forti indicazioni sono indirizzate in primis alla curia romana, salita più volte negli ultimi tempi al proscenio della cronaca proprio per alcune delle “malattie” indicate dal papa. Curia che, nella definizione del papa, è «un corpo dinamico», che «non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi». Il che vuol dire «avere un rapporto vitale» con Gesù Cristo. Ogni tanto un buon esame di coscienza fa più che bene, magari redigendo una lista dei problemi che ci affliggono e quindi delle cose da migliorare.

Ma le parole del papa sono rivolte cattolicamente, cioè universalmente, anche a tutta la Chiesa cattolica: a diocesi, parrocchie, associazioni, movimenti… Perché, come sempre, il Vangelo e le sue parole “intransigenti” si rivolgono a tutti coloro che si vogliono seguaci di Cristo, non solo ai chierici e ai curiali.

Leggendo ieri sera il discorso del papa, e quello susseguente ai dipendenti vaticani, chiunque abbia a cuore la salute della Chiesa avrà così avvertito come le indicazioni papali fossero rivolte alla propria persona, al proprio gruppo, al proprio giornale, al proprio movimento. Perché la Chiesa o è semper reformanda, cioè sempre in via di conversione e cambiamento, o s’insterilisce, perde la sua vena profetica, s’impantana nella fanghiglia dell’egoismo e della vanagloria. Magari a fin di bene…

Queste parole sono quindi rivolte a tutti i cattolici, nessuno escluso. Tutti coloro che in redazione le hanno lette si sono sentiti interpellati da vicino da un elenco che potrebbe nei fatti essere ancora allungato dalle indicazioni di ognuno.

Avendo presente l’invito finale del papa: «Avere il coraggio di riconoscersi peccatori e bisognosi della sua misericordia», che indica la via della vera conversione.

Quale miglior augurio per il Natale rivolto direttamente dal papa ad ognuno di noi?

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