L’inferno dei piccoli migranti

Un dramma che si consuma spesso sotto l’indifferenza, quella dei bambini che viaggiano da soli in cerca di un futuro. Rapporto dell'Agenzia dell'Onu
ANSA/UFFICIO STAMPA

Si può anche non credere che il paradiso esiste, è questione di fede. Quello che non si può non credere è che esiste l’inferno: è questione di… occhi.

Sì, quelli che ci fanno vedere che in tanti, troppi punti della Terra si vive come se fosse un inferno. È di questi giorni la denuncia da parte dell’Unicef delle condizioni disumane in cui vivono, o meglio cercano di sopravvivere, le centinaia di migliaia di bambini che, partendo da Eritrea, Mali, Sudan, Nigeria, Costa d’Avorio cercano di raggiungere l’Europa.

Bambini che subiscono violenze fisiche, psicologiche e sessuali, che vengono maltrattati, usati come merce di scambio e che, in non pochi casi, finiscono per morire.

L’Africa settentrionale e la Libia, in primis, sono il teatro in cui va in scena quotidianamente questo dramma. «La rotta del Mediterraneo centrale, dal nord Africa all’Europa – afferma Afshan Khan, direttrice dell’Unicef per l’Europa e coordinatore speciale per la crisi dei minori migranti e rifugiato nel continente – è tra quelle al mondo in cui muoiono più persone ed è tra le più pericolose per i bambini e le donne.

La rotta è per la maggior parte controllata dai trafficanti e da altri individui che vedono come prede i bambini e le donne disperati che sono semplicemente alla ricerca di un rifugio o di una vita migliore».

Da qui una necessità urgente: «Noi dobbiamo individuare a livello globale i fattori all’origine della migrazione – aggiunge Afshan Khan – e lavorare insieme per un solido sistema di passaggi sicuri e legali per i bambini in movimento, siano essi rifugiati o migranti». Diversamente non si fa che alimentare quello che viene chiamato il ricatto del “pay as you go”, “pagare per partire. E se non si può pagare in denaro si paga… in natura. O per meglio dire, contro natura.

I dati numerici, purtroppo, non fanno che supportare quanto detto. Dei 181.436 migranti e profughi arrivati in Italia nel 2016, ben 28.223, cioè il 16%, sono minori e 9 su 10 di questi sono non accompagnati dai loro familiari.

Sarebbe minore uno su 40 degli oltre 4 mila migranti che si stima siano morti nel Mediterraneo lo scorso anno.

Insomma i piccoli non sono risparmiati dalla tragedia umanitaria che si consuma sotto i nostri occhi e per la quale non si intravvedono prospettive migliori, stante la crescente attenzione alla “sicurezza delle frontiere” più che a quella delle persone.

 

 

 

 

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