L’infanzia rubata

Salviamo i bambini dalle esperienze precoci di erotismo e sentimenti “troppo grandi e volgari” per loro

Quando un giardiniere cura una piantina, utilizza gli accorgimenti necessari affinché cresca bene e solo successivamente, quando diventa un albero, la lascia sola in mezzo alle intemperie. Tutto ciò dovrebbe succedere anche per l’infanzia: un tempo ove i bambini possono sperimentare e sviluppare, sotto la cura dei genitori, le capacità che serviranno loro nella vita per costruire il loro futuro e quello della comunità.

Quando tutto ciò non avviene, la rovina sopraggiunge. Mi riferisco alla “erotizzazione precoce infantile”, che purtroppo ormai non sembra fare più cronaca, tanto ci siamo abituati. Bambini che si masturbano davanti ai compagni/e, richieste di sesso orale, esibizione precoce dei genitali, sono episodi che succedono troppo spesso!

Per non parlare della pornografia, che preoccupa le famiglie alle prese con figli divenuti “navigatori esperti della Rete”, col rischio di trovarsi invischiati in abusi ed esperienze erotiche destabilizzanti.
I più piccoli non hanno ancora uno sviluppo cerebrale, cognitivo ed emotivo tale da comprendere ed elaborare ciò che vedono senza subirlo passivamente. In questa “adultizzazione erotica infantile” sembra scomparso il tempo della sperimentazione e della crescita. È il periodo di “latenza”, un’esperienza importante per i bambini nella scuola elementare perché la spinta della libido (energia sessuale che caratterizza lo sviluppo) si trasforma per lasciare lo spazio alla curiosità intellettuale, all’esplorazione dei nessi di causa-effetto dei fenomeni reali.

La latenza è un’esperienza basilare necessaria a ogni bambino per assumere la responsabilità dei propri gesti e apprezzare la bellezza delle cose. È anche un periodo in cui gli organi genitali maturano e gli ormoni sessuali sono in letargo. Eliminare la latenza significa che abbiamo rubato l’infanzia ai nostri figli. Infanzia che significa anche creatività, immaginazione, desiderio, fantasia, amicizia disinteressata, insomma tutto quanto riguarda la percezione del bello e del buono.

Così molti bambini cadono, inciampano, si fanno male, soccombono ad esperienze precoci di erotismo e sentimenti “troppo grandi e volgari” per loro, diventando poi adulti insensibili e anaffettivi.

A questo si aggiunge l’abbandono educativo: oggi non conosciamo i bisogni fondamentali dei bambini, il loro modo di pensare, le emozioni che vivono, il loro modo di vedere il mondo, i loro desideri. Per raddrizzare il fenomeno suggerisco alcune iniziative:
1) Albetizzazione genitoriale obbligatoria per famiglie e insegnanti.
2) Alfabetizzazione emotiva, affettiva e sessuale per i bambini, che li aiuti a conoscere e gestire le emozioni, i primi affetti come l’amicizia, l’altruismo, l’amore e il loro corpo, che si sta preparando al dono di sé per un amore più grande e universale.
3) Apertura di centri per l’infanzia ove i bambini facciano esperienza di autonomia sociale positiva e mutuo aiuto.
4) Strutturazione di un codice di comportamento umano ed etico nei confronti degli abusi e adultizzazioni infantili che i media ci propinano ogni giorno. Che fa il Garante per l’infanzia? Perché non denuncia le trasmissioni volgari e manipolatorie? Perché questa violenza gratuita deve essere assorbita dai nostri figli?

Khalil Gibran, grande poeta libanese, scriveva: «Guai a voi se fate vivere i bambini in case che non sono le loro case… quando diventeranno grandi, faranno fatica a vivere la loro casa». Non è quello che avviene ogni volta che si “adultizza” un bambino? E Gesù: «È meglio che un macigno ti sia messo addosso piuttosto che scandalizzare un bambino».

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