L’infanzia di Gesù secondo Joseph Ratzinger e Benedetto XVI
L'Infanzia di Gesù è un libro con una doppia firma: Joseph Ratzinger e Benedetto XVI. Questo per dire che il contenuto delle sue pagine non è «un atto magisteriale» ma, come l'autore ha voluto avvertire nella premessa iniziale, «espressione della mia ricerca personale». Qualche dato. "L'infanzia di Gesù", edito in Italia da Rizzoli e da Libreria Editrice Vaticana, uscirà in contemporanea in otto lingue (italiano, croato, francese, inglese, portoghese, spagnolo, polacco e tedesco) e in 50 Paesi; la tiratura globale della prima edizione supera il milione di copie. Nei prossimi mesi, il volume sarà tradotto in 20 lingue per la pubblicazione in 72 Paesi.
Ieri il volume è stato presentato alla stampa nell'affollata sala Pio X in Vaticano. Presenti il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura; Maria Clara Bingemer, docente di teologia alla Pontificia università cattolica di Rio de Janeiro; Giuseppe Costa, direttore della Libreria editrice vaticana; Paolo Mieli, presidente di Rizzoli (RCS) Libri, moderati da padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa sede.
Si tratta del terzo libro su Gesù di Nazareth di papa Ratzinger. Lavoro che egli stesso ha definito la «sala d'ingresso ai due precedenti volumi», ma che di essi appare in realtà sigillo.
Nei quattro capitoli più un epilogo, in cui è suddiviso il libro, l'autore si sforza di comprendere quanto riportato da Matteo e Luca nei primi capitoli dei loro vangeli. Il papa si fa domande che possono risultare comuni a quelle di molte donne e uomini di ieri e di oggi. «Che cosa intendevano dire gli evangelisti?». «È vero il loro racconto?». «Riguarda me?».
Il libro inizia con una scena e una domanda, inaspettata. La fa Pilato a Gesù nel pretorio: «Da dove vieni tu?», come dire, «Chi sei, cosa ci stai a fare?». Essere e missione. Due cardini della fede a cui il libro vorrebbe rispondere, con una sua chiave di lettura. Il cardinale Ravasi ha evidenziato «quattro fili che attraversano questo lavoro»: storia e fede, storia e profezia, autore-lettore, chiarità e umiltà.
Storia e fede. I racconti evangelici non sono leggende né ricostruzioni fantasiose. Scrive Ratzinger sono «storia, storia reale, avvenuta, certamente storia interpretata e compresa in base alla Parola di Dio».
Questa convinzione sembra attraversare le 174 pagine del volume. Gesù compare nella storia in un tempo databile e in un ambiente geografico preciso. L'universale ed il concreto si toccano a vicenda. L'infinito ed il finito s'incontrano.
Storia e profezia. Il libro sembra trapunto da parole in attesa, in attesa di manifestazione. Emblematica la figura dei magi che arrivano da lontano per adorare Gesù. Essi annota papa Ratzinger «rappresentano l'incamminarsi dell'umanità verso Cristo, processione che percorre l'intera storia umana».
Autore-lettore. Benedetto XVI non è mai da solo nel suo scrivere, suppone il lettore, il suo coinvolgimento. Non basta ciò che i testi dicano in sé, ma si domanda, costantemente, cosa dicono oggi per me. Paradigmatico il grido delle madri della strage degli innocenti. Grido che si continua a sentire negli innocenti di oggi. Gaza, Congo, Siria ne sono una dimostrazione tangibile. Interessante poi il cenno alla politica: «A volte, nel corso della storia, i potenti di questo mondo attraggono a sé il regno di Dio. Ma proprio allora esso è in pericolo». Ne viene o la predazione della fede o il suo rigetto.
Chiarità e umiltà. Il cardinale Ravasi usa l'affermazione del filosofo del linguaggio Wittgenstein: «Tutto quello che si può dire si può dire chiaramente», per specificare lo stile e il pensiero del papa. E accenna anche a san Bernardino da Siena quando dice: «Colui che parla chiaro ha chiara l'anima sua». Ma Benedetto XVI dimostra soprattutto rispetto nei confronti della verità. E lo afferma senza mezzi termini riferendosi a questioni che il testo solleva: «Una spiegazione chiaramente convincente di queste cose non l'ho trovata».
Appare evidente che al centro della riflessione di Benedetto XVI c'è un bambino. E che esso nasce da una giovane donna ignota, in una piccola città ignota, in un'ignota e comune casa. E scrive: «Il segno della nuova alleanza è l'umiltà, il nascondimento». E parlando dell'infanzia di Gesù, il libro dice molto di Maria, la Madre di Lui.
L'impegno di papa Ratzinger con questo libro, in coerenza con il suo insegnamento, sembra quello di offrire una sua riflessione per riportare la Chiesa dinanzi ai princìpi fondanti del cristianesimo, a cosa significa essere cristiani oggi, al ruolo della fede nella vita dell'uomo e della società. Un contributo importante in quest'Anno della fede, quasi un dono che Benedetto XVI vuol fare alle future generazioni.