Siamo qui. L’incontro con papa Francesco
«Abbiamo preso sul serio la richiesta del papa, ci siamo, ci crediamo!», dicono i giovani mentre entrano in file ordinate e gioiose al Circo Massimo per l’incontro con papa Francesco. Reduci da un cammino che li ha cambiati, li ha avvicinati, li ha fatti crescere: «Il pellegrinaggio è stata una ricerca di noi stessi. Insieme si può camminare, ci si aiuta e si arriva alla meta». Giungono a Roma con la consapevolezza di volere vivere la vita bella e piena del Vangelo. Hanno marciato insieme ai loro animatori e ai vescovi che, indossata la maglietta con il logo dell’incontro, hanno condiviso gioie e fatiche, segno di una Chiesa viva, giovane, che rischia.
La Famiglia Paolina, che ha percorso il cammino sulle orme di S. Paolo, ci racconta l’esperienza vissuta: «Partiti dal porto di Pozzuoli, dove, a bordo di una nave commerciale, quasi 2000 anni fa, è arrivato Paolo, ci siamo interrogati sul senso profondo del nostro essere cristiani, figli di Dio, capaci di entrare in una relazione significativa con tutti. La nostra marcia ci ha visto percorrere alcuni tratti della via Appia, la regina viarum, scoprendo che il nostro Vangelo deve attraversare le periferie (non solo geografiche) per arrivare al cuore di ogni uomo. Da Pozzuoli a Minturno e poi da Itri a Fondi, abbiamo calcato le orme dei primi cristiani, che hanno versato il sangue per dare una testimonianza credibile e coerente, diventando spettacolo per gli uomini e cibo per le fiere», raccontano Andrea Miccichè e Luca Scavone.
Un cammino scandito dalla lettura degli Atti degli Apostoli, dalla condivisione delle esperienze personali, dagli incontri con i vescovi di Pozzuoli e di Gaeta e con don Francesco Fiorillo, fondatore della comunità del monastero di San Magno di Fondi, che ha condiviso la sua esperienza di conversione e missione attraverso la musica. «Tutti hanno percepito la chiamata a vivere e non vivacchiare, a scoprire il proprio posto nel mondo, la propria vocazione», spiega Roberto.
«Non si tratta solo di grandi gesti, ma del concreto quotidiano, segnato da pietre miliari di gioia e dolore, da combattimenti e vittorie, da delusioni e da speranze…», confida Elisa.
«Il centro di tutto è imparare ad ascoltare il nostro cuore e farlo dialogare con gli altri e con Dio, lasciandosi plasmare dalla bellezza dello Spirito», commenta Luca.
Ad accogliere i ragazzi al Circo Massimo, la musica dei “The Sun”. Poi l’incontro con il papa. «Ci siamo alzati dal divano comodo delle nostre certezze», ha detto Elena rivolgendo il saluto al papa a nome di tutti i presenti. Si sono poi alternati sul palco giovani che si confrontano con le scelte della vita, della famiglia, che si interrogano sul senso della sofferenza, che cercano la presenza di adulti accanto a loro che sappiano incoraggiarli, ascoltarli, che siano per loro modelli di vita. Giovani consapevoli, che hanno sogni e ideali, che sembrano smentire tanti luoghi comuni sui ragazzi della loro età.
«I sogni sono importanti – risponde papa Francesco a Letizia e Lucamatteo -. Tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana. E i sogni dei giovani sono i più importanti di tutti». «I sogni grandi, per restare tali, hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un Infinito che soffia dentro e li dilata».
A Martina, 24 anni, che si interroga sul matrimonio e sull’amore, il papa dice: «Qual è il compito, dell’uomo nell’amore? Rendere più donna la moglie, o la fidanzata. E qual è il compito della donna nel matrimonio? Rendere più uomo il marito, o il fidanzato. (…) E questa è l’unità, e questo vuol dire “una sola carne”: diventano “uno”, perché uno fa crescere l’altro. Questo è l’ideale dell’amore e del matrimonio».
Dario, 27 anni, affronta il tema della sofferenza: «Perché soffrono i bambini, per esempio? – chiede il papa – Non abbiamo la risposta. Soltanto, troveremo qualcosa guardando Cristo crocifisso e sua Madre: lì troveremo una strada per sentire nel cuore qualcosa che sia una risposta».
Alle 19.45 l’inizio della Veglia per il Sinodo: tra canti, momenti di silenzio e preghiere, il papa ribadisce: «La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci, come Giovanni aspettò Pietro davanti al sepolcro vuoto».
Si continua con un concerto con artisti di spessore: temi forti, dall’integrazione, al caporalato, ai bambini che muoiono sui barconi. Le piaghe della società sono presenti.
La Notte Bianca, che conclude l’incontro, è animata in molte Chiese di Roma con spazi dedicati all’incontro, alle confessioni, alla presentazione di storie e testimoni di santità… poi si riprende il cammino.