L’incontro con il Verbo incarnato
A ruba nelle librerie la seconda parte del “Gesù di Ratzinger”, dall’ingresso in Gerusalemme alla resurrezione.
A chi – estraneo, non credente o credente impoverito o infiacchito – volesse accostarsi a Cristo consiglierei questa seconda parte del Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI (passione, morte e risurrezione): la si legge, nel suo ampio e profondo sguardo storico-teologico, come un romanzo, perché racconta, sì culturalmente, ma altrettanto personalmente, la giusta prospettiva, sperimentata dall’autore, dell’ascolto-incontro con il Verbo incarnato.
Come un romanzo: cosa significa? Che in Gesù la verità non è astratta ma è persona, la fede è unione a lui, la nostra vicenda di fedeltà e peccato non è una rubrica di meriti e colpe da computare ma la stoffa stessa, indivisibile, della vita quotidiana di ciascuno.
Eppure questa non è una "vita di Gesù" (ne sono state scritte tante) ma proprio un percorso storico-teologico, dove teologia significa fede che cerca la comprensione e l’intensificazione di sé stessa attraverso i riscontri puntuali con le mirabili parole di Paolo, degli evangelisti, ecc.; e storia significa l’ampio orizzonte dell’umano in cui si iscrive, allora e oggi, la nostra individuale e comune vicissitudine incarnata di gioia e dolore.
Con Gesù per la prima e unica volta nella storia la croce sostituisce ogni sterile violenza e ogni inefficace sacrificio: così ciascun essere umano diventa il fine stesso di Dio, ed è perciò intoccabile senza toccare Dio stesso.
Ciò si riverbera spesso anche nel teologo-papa, a volte con parole emozionanti, come quando egli boccia senza mezzi termini il devozionismo moralistico che vuole disincarnare l’uomo mentre è vero il contrario, che è l’Incarnazione a salvarci, non un’astratta e irraggiungibile auto-elevazione.
Il "romanzo" non riguarda solo episodi e parole di Cristo nel rapporto con i suoi contemporanei, ma la relazione, che Ratzinger scopre e sa restituire vivissima, tra religioni e Vangelo, e tra Primo e Nuovo Testamento: adombramenti e illuminazioni; anticipazioni e compimenti; slanci e perfezionamenti; gemiti e glorificazioni della carne umana di tutti i tempi nei gemiti e nella gloria dì quell’unica redentrice.
Alla fine della lettura il teologo Ratzinger e il papa Benedetto XVI sono diventati "chiunque": chiunque voglia prendere sul serio Cristo e si sia lasciato portare più vicino a lui da uno che sa farlo.