L’inchiesta che fa tremare Parma
Si chiama "Green money" l'indagine della finanza che coinvolge dirigenti comunali, polizia municipale e imprenditori locali. La reazione della cittadinanza
Anche la partita di pallavolo tra la nazionale italiana e quella cubana si trasforma in un momento per dimostrare il dissenso nei confronti di un’amministrazione comunale che ha recato dolore ai propri cittadini. È il caso di Parma. Al palasport della città verdiana tra sport, schiacciate e battute, vi era pure uno striscione “Fuori i ladri dal comune”.
Nessun riferimento casuale. Lo striscione ripercorre una vicenda lunga più di una settimana, iniziata all’alba di venerdì 24 giugno. Una città tranquilla, nota per i suoi primati in campo artistico e agroalimentare, si sveglia con la notizia di undici arresti per concussione e peculato. Tra questi, oltre ad alcuni imprenditori locali, anche tre massimi dirigenti del comune e il capo della polizia municipale.
Tutti sono da ricondurre a “Green money”, un’indagine in corso da parte della Guardia di finanzia da più di un anno. Un’attività investigativa non ancora terminata, che mette a fuoco un sistema di corruzione e tangenti che fanno paura ai tanti parmigiani che proprio ora si stavano riprendendo dal crack Parmalat che li ha posti sotto la lente prediletta di telecamere, fotografi e spie luminose per molti anni.
È trascorsa più di una settimana da quel “venerdì nero”, e a catena, dalle tante le reazioni innescatesi in città. Non da ultimo quelle sulle dimissioni o meno del sindaco. Tanti definiscono questa vicenda di responsabilità diretta del primo cittadino Pietro Vignali (nella foto) e in effetti i tre dirigenti comunali arrestati facevano riferimento univocamente a lui.
In questi giorni non sono mancati colpi di scena, come le dimissioni di due assessori e il cambio di formazioni da parte di alcune squadre politiche. Dinanzi al Comune, nella piazza che prende il nome di Giuseppe Garibaldi, voci di corridoio si alternano al via vai di persone che vogliono saperne di più, che vogliono sapere dove siano finiti quei soldi destinati al verde pubblico della città. Le reazioni sono tante, ma attualmente ci si trova dinanzi ad un bivio: tutti d’accordo sul fatto che chi ha sbagliato deve pagare, ma di chi è la colpa? Del sindaco? Della giunta? Di coloro che sono già in carcere? Il sindaco deve restare o andar via?
Questa vicenda, forse semplice, si complica ancor più, infatti il sindaco che dovrebbe terminare il proprio mandato l’anno prossimo, ha diversi cantieri aperti in città – opere definite faraoniche – che debbono assolutamente essere portate a termine, in caso contrario Parma avrebbe una stazione in divenire, ma non terminata con tanto di buche, impalcature, binari sopraelevati… per non parlare del cantiere che dovrebbe portare a breve termine a compimento il nuovo palazzo ospitante l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. E che fine farebbe il grande progetto di edilizia sociale, primo in Italia, presentato al grande teatro Regio alla presenza del ministro Tremonti?
Sono queste le domande che stanno a cuore ai parmigiani: “cosa resta nella e della nostra città? Quale immagine diamo nel mondo?”. Il famoso ducato di Parma e Piacenza, sede di Maria Luigia, noto nella storia, quel palazzo sede dei Ris, insomma, pare rimanere un bel ricordo. Assieme a tutti questi interrogativi, fa capolino il nuovo schieramento dell’UdC, presentatosi proprio questa mattina: «in questo momento difficile noi vogliamo lavorare per la città».
Certo, la sfiducia nei cittadini è tanta, così come l’amaro in bocca, eppure c’è da guardare al bene comune. Mentre la giustizia si fa strada con gli interrogatori, c’è da capire da dove iniziare a rimpastare questa massa che fa acqua da tante parti. È questo infatti il momento in cui è stato reso noto l’indebitamento del comune di Parma: se non dovessero intervenire le banche locali, si rischia di lasciare palazzi-mostri in città.
Insomma per quel botta e risposta tipico di qualsiasi legislatura e amministrazione tra destra e sinistra, tra maggioranza e opposizione, ora non c’è più spazio. Ora c’è da metter da parte qualsiasi colore, chinare la testa in segno di perdono e con tanta umiltà rimettere i cocci assieme, quelli buoni, quelli che lavorano, perché amano la propria città, amano la propria gente.