L’incertezza del futuro politico

  Uno sguardo ai commenti dei giornali italiani sul discorso di Gianfranco Fini a Mirabello
Gianfranco Fini a Mirabello

«Forse è davvero finita un’epoca». «Le incognite sul futuro del governo e della legislatura rimangono intatte». «L’atteso discorso lascia le cose come stanno». All’indomani del discorso di Gianfranco Fini a Mirabello,

 il parere dei commentatori politici dei quotidiani, pur con dei distinguo, è concorde nel sancire una rottura all’interno dell’attuale maggioranza di cui non si intravedono tutte le conseguenze.

 

«Quella di Fini – scrive Massimo Giannini su la Repubblica– è davvero una svolta radicale» che può cambiare il corso dell’attuale legislatura. Lo strappo di Mirabello, per Alessandro Sallusti de Il giornale, rende «chiari e ufficiali i motivi della rottura», che non sarebbero per nulla politici, ma da ricercare tutti all’interno del sentimento d’odio verso Berlusconi, Bossi, Tremonti e gli ex colonnelli traditori. A cui fa eco Libero con Riccardo Mazzoni: «Abbiamo assistito ad un sabotaggio politico in piena regola a un partito, a un governo, a una maggioranza». E la realtà è «che da ieri – scrive Carlo Fusi su Il Messaggero – la geografia del centro-destra uscito vittorioso dalle urne è definitivamente evaporata». «La pietra tombale posta a Mirabello – chiosa Marcello Sorgi su La Stampa – difficilmente potrà essere rimossa».  

 

È mancato però il botto finale che molti si attendevano. È arrivato a dire che il «Pdl non c’è più», ma non «la nascita – evidenzia Mario Sechi su Il Tempo – di una nuova formazione politica».

Eppure al di là della stretta attualità politica – tenuta della maggioranza e elezioni anticipate –, il discorso di Fini era sembrato volare alto: convivenza civile, rappresentatività parlamentare, crisi economica e occupazionale. Insomma, su quei temi, di cui, i cittadini, vorrebbero si discutesse per cercare soluzioni condivise per il bene comune del Paese. Perché al di là delle polemiche superficiali il discorso di Mirabello è stato quello di un leader, che in qualche modo, vuole riappropriarsi dello spazio politico per aprire una nuova stagione. E il nodo sta proprio nel fatto che «Fini – scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera – si consideri portatore di valori e metodi alternativi a quelli del Pdl».

 

Nel discorso di Fini non c’è stato solo la rivendicazione del diritto al dissenso, ma «la piattaforma identitaria – sottolinea Massimo Giannini su La Repubblica – di una destra politica che non è più conciliabile con quella berlusconiana, per un’evidente incompatibilità culturale».

Ciò che seguirà non c’è dato sapere. Nessuno vorrà interpretare il ruolo del Bruto traditore. In teoria non sono previsti ribaltoni, né elezioni anticipate, e nonostante Fini abbia promesso «un sostegno leale al governo» e un patto di legislatura, l’incertezza è il sentimento più ricorrente sul panorama politico italiano.

 

 

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