L’incanto di Bodoni rivive a Saluzzo

Nella città natale del maestro mostre, incontri e spettacoli celebrano i suoi lavori tipografici all'insegna dell'eleganza, della nitidezza e del buon gusto
Saluzzo (fonte: Wikipedia.org)

Saluzzo, alle pendici del Monviso, è una simpatica e caratteristica cittadina del cuneese con poco più di 16 mila abitanti. Una città antica e medievale dove i feudi dei signorotti e marchesi con le loro divisioni hanno dominato i possedimenti e le terre fertili della pianura. E dove sono nati oltre a Silvio Pellico e al generale dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, tanti altri illustri personaggi. Tra questi vi è pure Giambattista Bodoni, tipografo e grande innovatore nelle tecniche di stampa. Nacque a Saluzzo il 16 febbraio del 1740 e morì a Parma il 29 novembre 1813. Per ricordarlo a duecento anni dalla morte, in collaborazione con la città di Parma, nella quale Bodoni svolse la maggior parte della sua attività, sono state previste parecchie iniziative. Il primo atto di commemorazione compiuto dalla Città di Saluzzo sarà l'apposizione, sulla propria carta intestata, di un'immagine rievocativa, così come è già stato fatto in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia e del trentennale dalla scomparsa del generale Dalla Chiesa.

Giambattista Bodoni, incisore, tipografo e stampatore italiano, si formò nell’arte tipografica nell’officina paterna. Diresse la Stamperia Ducale di Parma nel 1768, disegnò e incise caratteri tipografici di estrema eleganza e pubblicò sontuose edizioni, riconosciute ancor oggi quali esempi di stile. Ma le opere che resero famoso il suo lavoro sono il “Saggio tipografico” contenente fregi e maiuscole, e il “Manuale tipografico”, edito postumo. Il "Manuale tipografico” contiene oltre 600 incisioni, caratteri latini ed esotici, mille ornamenti e vignette disegnate dal gran tipografo. Ma il suo vero valore non risiede nel fatto di essere un libro meravigliosamente stampato e di grande rarità e nemmeno nell'essere il testamento del tipografo più importante della sua epoca, ma nell'avere al suo interno i primi caratteri moderni evoluti, raffinati e rigorosi come quelli creati da John Baskerville.

Un altro degli aspetti più importanti di quest'opera monumentale è la sua integrità di stile, che costituisce un modello di coerenza estetica vigente tutt'oggi. È particolarmente interessante quanto scrive lo stesso Bodoni nella sua prefazione al “manuale”, nel quale espone quattro qualità o principi che costituiscono la bellezza di una famiglia di caratteri tipografici.

La prima è l'uniformità o regolarità del disegno che consiste nel comprendere che molti dei caratteri di un alfabeto hanno elementi in comune che devono rimanere precisamente gli stessi in ognuno di essi. Il secondo è l'eleganza unita alla nitidezza, ovvero il giusto taglio e la rifinitura meticolosa dei punzoni che producono una matrice perfetta dalla quale ottenere caratteri nitidi e delicati. Il terzo principio è il buon gusto: il tipografo deve restare fedele ad una nitida semplicità e non dimenticarsi mai del suo "debito" con le migliori lettere scritte nel passato. La quarta ed ultima qualità – afferma il Bodoni – è l'incanto, una qualità difficile da definire, ma che è presente in quelle lettere che danno l'impressione di essere state scritte non con svogliatezza né con rapidità, ma con somma calma, come in un atto d'amore.

A questo illustre personaggio va una speciale riconoscenza, così come ai tanti pazienti tipografi-linotipisti che componevano pezzi scritti in maniera illeggibile sul retro di volantini della pubblicità pubblicati su un settimanale provinciale. Bella gente, grande stile. Allora mancavano i computer e i tanti programmi di scrittura. Ma stampare un giornale era un fatto quasi “di famiglia”, e quando il tipografo era in vena, allora i bodoni facevano fiorire quegli articoli.

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