Linarello: «La Calabria risorgerà»
50 anni, sposato con due figli, Vincenzo Linarello è il presidente di Goel – Gruppo Cooperativo: un progetto politico e culturale che in Calabria si serve dell’impresa e dell’economia civile per prevenire e contrastare l’infiltrazione mafiosa.
Linarello, che cos’è Goel– Gruppo Cooperativo?
Ci piace definirci una “comunità di riscatto”, dove persone, imprese e cooperative sociali si sono aggregate attorno a un progetto di cambiamento della Calabria.
In che modo?
Ci siamo posti il problema di non essere soggetti passivi del nostro futuro, di non arrenderci a qualcosa che sembrava non poter mai cambiare. La parola chiave è comunità. Quando hai di fronte un sistema come quello presente in Calabria, dove la ‘ndrangheta è collegata alle massonerie deviate, che insieme esprimono quella parte di politica corrotta, la singola organizzazione non ce la può fare. L’antidoto ai sistemi di morte è una comunità capace di creare alternative e rispondere ai bisogni delle persone. Abbiamo creduto e sperimentato la forza del mettersi insieme e fare sistema.
Qual è il vostro approccio al cambiamento?
È un approccio particolare, fatto di tre momenti. Il primo è l’ascolto non pregiudiziale. Ti spogli di ogni “soluzione preconfezionata” e la sofferenza delle persone ti travolge. Qui interviene il secondo momento, quasi un contrappeso: la fede – in senso lato, come ferma convinzione, anche laica – pregiudiziale, cioè credere che abbiamo già vinto, che noi calabresi cambieremo davvero la Calabria. Che la Calabria risorgerà e la ‘ndrangheta verrà sconfitta. Sarà così.
Come fate ad esserne sicuri?
Nel mio percorso di fede ho attinto questa sicurezza dalla resurrezione di Gesù: se Gesù è risorto, la Calabria cambierà. Altrimenti Gesù non è risorto. Come Goel diciamo che chi ha fede nella vita sa già che certe cose hanno le ore contate, perché sono insostenibili, non funzionano. L’etica non è solo giusta, ma è efficace. È qui che subentra il terzo momento, la follia creativa, la capacità di creatività e innovazione a partire dall’etica. La follia creativa è il coraggio, soppesato con senso di responsabilità, di percorrere vie nuove, e se si sbaglia si “conserverà” con cura l’errore per imparare e migliorarsi.
Perciò dopo ogni attentato fate festa…
Sì, siccome la ‘ndrangheta continuava ad attaccarci, abbiamo detto: «Basta deprimersi dopo ogni attentato». La depressione sociale è uno strumento di dominio del territorio. Dopo ogni attentato, abbiamo deciso quindi di organizzare una festa, la “Festa della Ripartenza”. Coinvolgiamo la comunità locale e l’opinione pubblica nazionale a supporto delle vittime, ne nascono conseguenze positive che, dopo qualche mese, raccontiamo ai mafiosi pubblicamente, sui media. Diciamo loro: «Guardate quanti risultati positivi siamo riusciti a far scaturire dalla vostra violenza. Più ci colpirerete, più – grazie alle comunità che ci sono vicine – ci aiuterete». Dopo la terza Festa della Ripartenza, non abbiamo più avuto danneggiamenti seri. Sono profondamente fiducioso nelle persone: non siamo perfetti, abbiamo tante fatiche, ma anche un’energia potentissima. Personalmente ho sempre pensato, nella mia dimensione di fede che, se Dio continua a scommettere su di noi, allora vale la pena che anche noi scommettiamo su di noi.
In che modo Dio scommette su di lei?
Nel mio vissuto di fede personale, ho visto la Provvidenza di Dio. Una delle frasi che mi sono sentito ripetere più spesso è stata: «Non ci sono le condizioni per farlo, non è realistico». Forse appariva anche così, ma tante volte questa obiezione non si è rivelata vera.
Che posto ha Dio nella sua vita?
Ad essere sincero sto attraversando un periodo di crisi di fede nella mia vita, ma alla radice di tutto l’impegno che mi ha portato fin qui c’è stata la risposta a una vocazione che ho avuto a 18 anni. Da quella vocazione, dal messaggio di Gesù, è nato tutto a catena.
Vincenzo Linarello continua a scommettere su se stesso?
Credo di sì: i momenti di sconforto ci sono, ma il fatto che uno continua ad alzarsi ogni mattina e a “andare nella vigna”, con o senza crisi di fede, forse vuol dire che, in qualche modo, questa scommessa continua a stare in piedi.
Quali sono le principali difficoltà per Goel?
La difficoltà più grande non è la lotta contro la mafia, ma la lotta contro la paura e il pessimismo, reazioni di difesa di un popolo che ne ha viste davvero tante. Aiutare le persone a scommettere ancora sulla speranza è una delle sfide più difficili e importanti. Accanto a questo, c’è un sistema di potere fatto non solo di ‘ndrangheta, ma anche di massonerie deviate, che quotidianamente tenta in ogni modo di fiaccarci, di renderci difficili anche le cose più semplici. Un’altra difficoltà è la carenza sul territorio di una cultura del lavoro e della professionalità adeguate, tutte da costruire.
Che progetti avete per il futuro?
C’è un’alleanza con un’altra realtà calabrese significativa: la Comunità Progetto Sud, guidata da don Giacomo Panizza, con sede a Lamezia Terme. È un processo di comunione nella condivisione di un progetto di cambiamento della Calabria. Sono due le sfide in particolare su cui stiamo lavorando insieme. Una è sulla democrazia partecipativa, con il progetto RiCalabria (http://ricalabria.it/): “Rifare la Calabria”. La dottrina sociale della Chiesa esprime un’idea politica di grande fecondità: la sussidiarietà verticale. Afferma che non è lecito decidere più in alto quello che può essere deciso più in basso. Se lo Stato siamo noi, se si delega più in alto un problema che potresti/dovresti risolvere tu, si abdica alla democrazia. RiCalabria è sperimentale, con due piccoli progetti pilota che vorremmo espandere a diverse zone della Calabria. La seconda sfida è un progetto attraverso cui vorremmo rivoluzionare il modello di sviluppo agricolo della Calabria. Lo presenteremo a breve e farà leva su uno dei doni più importanti che ha la nostra terra: la biodiversità.
Ha una frase che l’accompagna?
A livello personale mi ha sempre accompagnato una frase del Vangelo che considero la struttura portante di una visione di reciprocità: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». C’è un dovere di restituzione quando si riceve qualcosa, che non si esercita nei confronti di chi ha donato. Tu ricevi da qualcuno e dai a qualcun altro che ha bisogno, gratuitamente, perché gratuitamente hai ricevuto.
Linarello, ha un sogno?
Cambiare la Calabria!