L’impresa dei mille
I partecipanti al convegno annuale dei giovani del movimento dei Focolari hanno riflettuto insieme su cosa fare per l'Italia. Qui ed ora
«Se l’Italia sapesse che mille giovani, in questo momento, sono riuniti per capire insieme come dare il loro contributo al Paese, sarebbe un segnale fortissimo». Forse potrebbe sembrare eccessiva la frase pronunciata da uno dei partecipanti al congresso dei giovani del movimento dei Focolari, tenutosi tra Sassone e Castelgandolfo (Roma) dal 3 al 6 novembre; ma è comunque indicativa di come, nell’attuale contesto di scoraggiamento e disaffezione dalla buona vecchia “cittadinanza attiva”, anche un numero relativamente piccolo di persone che discute di un tema che dovrebbe essere comunemente all’ordine del giorno sia un evento degno di nota.
Per la prima volta i Gen2 – come vengono chiamati, appunto, i giovani dei Focolari – hanno tenuto il loro incontro annuale non a livello mondiale, come da sempre era loro abitudine, ma italiano. Hanno condiviso tra ragazzi e ragazze due pomeriggi di lavoro in gruppi ristretti, in cui il loro impegno per l’Italia è stato analizzato sotto quattro punti di vista: come persona, come cittadino, come cristiano, e come aderente al movimento. Quattro dimensioni che si compenetrano e non possono essere scisse, per una partecipazione completa alla vita del Paese. E forse, in un’epoca in cui si lamenta la mancanza di proposte concrete – unanime, infatti, la denuncia del disinteresse per la cosa pubblica e per il bene comune di tanti loro coetanei –, la vera notizia è che di idee ne sono uscite parecchie. Questi giovani “attivamente indignati” possono infatti contare su un bagaglio di iniziative già avviate – dai Focolari stessi o da altri movimenti, associazioni, enti e istituzioni – sulle quali continuare a costruire, o da usare come fondamenta per costruire da zero. Così è stato suggerito di fare in ogni città una lista delle attività alle quali – singolarmente o come movimento – si può da subito contribuire; oppure di lanciare degli spot in tv per farsi conoscere e fare opinione, sfruttando un mezzo di comunicazione sentito come “da riformare”; o ancora, di usare Città Nuova online come piattaforma comunicativa, anche tramite video e web radio.
Ma soprattutto è emersa l’esigenza di mettersi in rete a livello nazionale per coordinare la propria azione. Interessante in questo senso la proposta di una “banca dati dei talenti”, che consenta di sapere in tempo reale su che competenze possono contare i Gen in ciascuna città: «A Torino – ha fatto notare Luca – ero l’unico a studiare fisica, mentre a Bologna c’era un gruppo abbastanza vasto di fisici all’università». Un modo per incidere insieme nel quotidiano in ciascun campo professionale, nella realtà sociale, e non da ultimo nella politica: diversi gli appelli a chi si sente chiamato a dare il proprio contributo a cogliere la sfida. Così come ha fatto Maria Chiara Campodoni, ventiseienne assessore allo sport del Comune di Faenza, che ha raccontato come sta vivendo questo suo servizio alla comunità impegnandosi anche nei contesti al di fuori del proprio bacino elettorale: «Perché noi siamo lì per tutti, non solo per chi ci ha votati».
È stata lei infatti una delle partecipanti alla tavola rotonda con esperti che ha chiuso i lavori. A confrontarsi con i giovani sono stati, oltre a lei, Daniela Ropelato e Marco Fatuzzo del Movimento politico per l’unità, Paolo Loriga e Maddalena Maltese di Città Nuova, don Tonino Gandolfo e Chiara Baita, studentessa del quinto anno di scienze religiose ad Udine. Le quattro dimensioni sotto cui era stato considerato l’impegno per il Paese sono state così prese in considerazione da chi – pur avendo magari la stessa età dei partecipanti – vanta una più lunga esperienza. Anche perché è emersa unanime l’esigenza di essere meglio informati e meglio formati, per poter affrontare le sfide che oggi si pongono. Fortunatamente «il movimento vi offre già diversi strumenti – ha fatto notare Paolo Loriga –, come la cittadella di Loppiano col suo Istituto Universitario Sophia, le scuole di partecipazione politica o quelle di Economia di Comunione». Insomma, come ha affermato una giovane partecipante, «sento che da oggi non abbiamo più scuse».
Sarà un punto di svolta per i giovani presenti, e anche al di là? Difficile dirlo; certo, in una fase storica in cui, come hanno fatto notare diversi tra gli esperti, le grandi forze dell’economia e della politica stanno disaggregando il Paese, mille giovani che in tutta Italia si mettono in rete e partono già con proposte concrete sono una risorsa che può riservare sorprese.