L’importante è rompere il ghiaccio
Voglio essere diversa, fare cose che le altre non fanno. Stupisce la fermezza di Carolina espressa con voce di bambina. Valentina è forse più sognatrice, ma non le è da meno: Gareggiare per un pubblico che ti guarda è una emozione straordinaria . Carolina e Valentina: due ragazzine di oggi, 34 anni in due, due storie diverse, accomunate dalla stessa fresca, incontenibile passione a pattinare sul ghiaccio. Carolina Kostner è la grande speranza del pattinaggio azzurro, nessuna meglio di lei dai tempi di Rita Trapanese: un autentico talento naturale, un corpo benedetto da agilità e grazia. Decima ai mondiali, quarta in Europa, su di lei sono gli occhi di tutti, nonostante la giovane età. Valentina Marchei è l’outsider, l’atleta che ha modellato nel tempo, con tenacia instancabile, il proprio fisico refrattario, fino all’oro tricolore, conquistato davanti alla rivale. Carolina riservata e timida, Valentina estroversa ed esuberante: entrambe decise e testarde. Un amicizia sbocciata in pista, coltivata nella stanza d’albergo dei raduni, mantenuta in vita con e-mail e messaggini. Con Carolina non c’è assolutamente rivalità – assicura Valentina -: chi immagina che ci odiamo, sbaglia. È simpaticissima e molto sportiva. Quando ho vinto i campionati italiani, è venuta a dirmi: Goditi questo momento: io l’ho vissuto lo scorso anno ed è stato magnifico. Anche se l’ho superata una volta, lei rimane tecnicamente più forte, e per me il modello da raggiungere. Eppure, di fronte ad un passaggio difficile in gara, lei mi dice: dice: Prego per te, mi fermo un minuto e faccio un pensierino per te e mi dico: Te lo faccio fare, te lo faccio fare!. Consonante, ma di altro timbro, la valutazione di Carolina: In gara non dico che siamo rivali, ma ognuna cerca di fare meglio dell’altra. Però siamo molto simili: abbiamo la stessa grande passione, amiamo e rifiutiamo le stesse cose. A Valentina do volentieri consigli, se me li chiede, ma anche le sue esperienze mi aiutano. Oggi, entrambe, stanno vivendo ciò che fino a ieri era solo un sogno: quel palcoscenico internazionale in cui poter competere, accanto alle più forti atlete del mondo. Carolina è cresciuta sul ghiaccio di Ortisei, dove la madre, pattinatrice di un certo valore, ed il padre, campione di hockey si esibivano. Io e mio fratello stavamo sempre fra i piedi – ricorda -, e così ci hanno messo sui pattini. Mi è piaciuto subito, anche perché ho trovato una buona maestra. Nelle prime gare Carolina mostra tutto il suo talento: A 14 anni abbiamo capito che, se volevo fare un salto a livello internazionale, non si poteva fare sport a metà. Così sono venuta ad Obersdorf, in Germania, dove ho trovato scuola e collegio e dove vive il mio allenatore. Una decisione sofferta andare a vivere da sola lontano da casa, ma ora mi trovo bene . Il padre allena una squadra di hockey in Svizzera, dove gioca anche il fratello più piccolo: solo a Natale hanno passato qualche giorno tutti assieme. Ma quando scendo in pista, due, tre ore ogni giorno, dimentico tutto, anche la nostalgia e provo una gioia indescrivibile, un sentimento bellissimo che non saprei descrivere a chi non l’ha provato. Ogni tanto una telefonata alla cugina Isolde, campionessa di sci e sua madrina: Il mio mito! . D’estate trasferta in Canada, a casa della sua coreografa, con cui programma i balletti nuovi, perché il pattinaggio è sport e arte: Nel pattinaggio non si finisce mai di fare esperienza e bisogna sempre fare cose nuove, rischiare qualcosa perché le altre non dormono. Sorride, ma le scappa una confessione: Mi piace di più esibirmi da sola: in allenamento, mi sento più libera ed a volte mi sembra davvero di volare. Quando tanti mi guardano cerco di concentrami perché se no mi vengono i brividi. Valentina invece confessa di vivere per il suo pubblico: Pattinare per la gente è ciò che mi piace di più: è stupendo sentirsi addosso gli sguardi e l’emozione di tutti. Da piccolina amava la ginnastica ritmica, ma quando la sua insegnante se ne andò in America, ripiegò sul pattinaggio. Nessuno però voleva prendersi cura di lei, perché poco dotata fisicamente: Ero decisa a continuare lo stesso, anche a costo di sacrifici che gli altri non capivano: mi piaceva troppo scivolare sul ghiaccio, sentire l’aria sul viso, come in un film. È una cosa fantastica che provo ancora oggi: quando pattino mi sento la campionessa del mondo!. Un sentimento che le costa il sacrificio della frequenza ad un liceo serale, e, soprattutto, cinque ore di allenamento al giorno, esercizi atletici, danza classica, recitazione: Per trasmettere al pubblico quello che provo in quel momento, per far capire, con l’espressione del volto, di tutto il corpo, la storia che ho scelto di raccontare col programma musicale che ho scelto. La soggettività del voto dei giudici, che a volte mette a rischio la pulizia di questo sport, non le spaventa affatto: Dobbiamo pensare solo ad essere sempre più brave: lo sapevamo quando abbiamo scelto questo sport. La decisione dei giudici non si può cambiare: noi speriamo solo vinca la migliore .