L’impatto di una storia
L'Ateneo di Trento ha organizzato un convegno con studiosi di vari Paesi del mondo per confrontarsi sulla figura e il pensiero di Chiara Lubich. Tra i relatori Vera Araùjo, del Consiglio generale del Movimento dei Focolari
Un primo bilancio del Convegno…
«Il convegno su : “Chiara Lubich: da Trento al mondo” è stato un momento accademico e culturale di buon rilievo, perché per la prima volta alcuni docenti si sono confrontati sulla figura e il pensiero di Chiara e ne hanno dato delle prospettive, delle aperture, degli approfondimenti assai interessanti per iniziare un lavoro molto più profondo per capire davvero l’impatto della dottrina e del carisma dell’unità nel mondo di oggi. 250 i partecipanti che hanno seguito i lavori con un ascolto profondo e interessato che ha meravigliato gli stessi organizzatori».
Dal punto di vista storico cosa è emerso?
«È stata una dimensione importante quella storica. Vari interventi hanno tracciato il rapporto tra Chiara e Trento e sono emerse tutte le difficoltà di comprensione tra la novità che nasceva e la mentalità del tempo.
Il professor Michele Nicoletti dell’Università di Trento ha analizzato la società trentina tra guerra e dopoguerra ed ha messo in evidenza il legame profondo tra la città, la gerarchia e l’Azione cattolica. Il sacerdote era il centro di tutto, mentre con Chiara esplodeva una spiritualità laica, di giovani, femminile, perché la fondatrice era una donna. Logica conseguenza erano da un lato le difficoltà, dall’altro l’incisività del messaggio. Giancarlo Zizola ha messo in rilievo il grande conflitto tra il movimento nascente e la gerarchia ecclesiastica citando dei documenti inediti e non ancora di dominio pubblico. Con una relazione avvincente ha ricostruito le fasi principali del processo istituito dal Sant’Offizio nel 1955 in vista di una condanna dei Focolari che fu sventata all’ultimo momento da Pio XII, a decreto già pronto per la firma, grazie all’intervento di fonti informative differenti. Bennie Callebaut ha analizzato, con fonti molto ben documentate, l’impatto della figura di Chiara con uno sguardo rivolto all’interno della sua vicenda. Dalla prima approvazione diocesana del 1947, al cuore del sistema cattolico, a Roma nel 1948, per poi andare oltre. Oltre in tutti i sensi, non solo geografico, ma anche oltre le barriere tra le razze, le classi, le religioni, le generazioni fino ad esplorare la possibile fratellanza tra gli uomini».
Quali altre piste di ricerca sono state percorse?
«È impossibile citarle tutte. Luigi Alici dell’Università di Macerata ha sottolineato la dimensione antropologica dell’amore e delle relazioni interumane come la forma radicale e più alta in cui si esprime il mistero della comunione trinitaria. Angela Ales Bello della Pontificia Università Lateranense ha evidenziato come il “mettere armonia” non è una mera operazione di raccordo, ma è realizzabile solo se si fonda su un’autentica unità di tipo ontologico, che è alla base della diversità e della pluralità. Il dialogo interreligioso, l’economia di comunione, la dimensione teologica, la valenza educativa, il messaggio di pace, sono state altrettante piste di ricerca in cui molti docenti hanno mostrato un profondo interesse per un carisma che ha anche una valenza culturale».