L’Ilva di Genova seguirà Taranto
Hanno prima diviso in due Genova, con un corteo partito dagli stabilimenti di Cornigliano, poi hanno bloccato il casello di Genova ovest, infine sono rientrati in azienda dove hanno proclamato un'assemblea permanente fino a giovedì quando azienda e sindacati si incontreranno davanti al Governo per tentare una mediazione. Dopo una breve assemblea, gli operai sono usciti dallo stabilimento e hanno raggiunto e bloccato il casello dell'autostrada a Genova-Ovest e la sopraelevata.
Il corteo era aperto da un caterpillar da 140 quintali poi da una ventina di grossi camion. Applausi della popolazione agli operai in lotta, e traffico bloccato in tutto il ponente. Questi i flash di una giornata convulsa. La manifestazione dei lavoratori dell'Ilva, era affiancata dal corteo di quelli di Ansaldo Energia, che partiti dal quartiere di Campi, sono poi confluiti verso la sede del Consiglio Regionale. Qui un buon numero di operai ha partecipato alla riunione congiunta Regione e Comune sul tema della vendita delle aziende Finmeccanica ottenendo l'intervento degli amministratori locali nella trattativa di vendita di Ansaldo.
Intanto lo stabilimento Ilva di Genova ha materiale solo per una settimana di lavoro. L’ultima nave da Taranto è partita lunedì con settemila tonnellate di coils. Ma questo non cambia la decisione: Cornigliano è destinato a fermarsi comunque tra pochi giorni.
La situazione industriale genovese spaventa. «Le notizie che giungono da Taranto e che evidenziano il blocco totale delle attività dell'Ilva aprono scenari che non è esagerato definire drammatici – ha detto il sindaco Doria – Non credo che l'indispensabile azione di tutela della salute dei cittadini di Taranto possa tradursi in un semplice e definitivo stop della produzione di una delle più significative realtà industriali italiane. Non possono venire contrapposti il diritto alla salute e il diritto al lavoro, diritti giustamente sottolineati in egual misura dalla nostra Costituzione».
Per il governatore della Liguria «l'unico modo per uscire da questa situazione è l'approvazione di un decreto che permetta la prosecuzione dell'attività produttiva. Il paese non può permettersi di perdere la filiera dell'acciaio». «Senza Taranto, Genova ha un'autonomia di quattro giorni – spiega il segretario della Fiom genovese Franco Grondona -. Aspettiamo per capire meglio quanto sta accadendo, ma una cosa è certa: non saremo gli agnelli sacrificali di nessuno. Siamo contrari a qualsiasi ipotesi di chiusura. Se così fosse, allora muoia Sansone con tutti i Filistei».