Lilo & Stitch
Questa volta la Disney ha cambiato i tempi della distribuzione dei suoi cartoni e ne fa uscire uno nella stagione estiva, lanciandolo contemporaneamente sia negli Usa che nel resto del mondo. Non è estemporaneo, perché l’ambiente presentato è vacanziero, sulle spiagge assolate delle Hawaii, con sabbie rosa, boschi lussureggianti e mare azzurrissimo. Pur essendoci tanta azione, i toni sono diversi dal precedente Atlantis, che ebbe un’accoglienza poco favorevole perché violento e troppo giapponese. Qui sono valorizzati l’humour e gli affetti ed è mostrata l’evoluzione della personalità a partire dalla solitudine iniziale, caratterizzata da tendenze distruttive, fino all’accoglienza del “diverso” e all’apertura agli altri. Lilo, la bambina protagonista, peperina e buffa, emarginata dalle compagne, conquista presto la simpatia degli spettatori per la tenerezza che dimostra nei riguardi di un mostriciattolo venuto dallo spazio. Costui, ambivalente e contraddittorio, sotto la sua influenza, finisce per mitigare la propria selvatichezza. Notevole anche la figura della sorella di Lilo, che insieme ai problemi del lavoro deve affrontare anche quelli dell’educazione della sorellina, avendo entrambe un carattere non facile. I toni umanitari e garbati, con cui sono presentati gli intese dei vari personaggi con larga concessione ai particolari umoristici, fanno presa sia sui più piccoli che sui più grandi, che possono ricordare, anche se presentati in maniera semplificata, momenti della propria esperienza in famiglia. Un film divertente e rasserenante con un finale trionfale, che presenta allegramente, come in balletto hula, flash della vita successiva, in cui tutte le contrapposizioni iniziali sono state dimenticate. Regia di Chris Sanders e Dean DeBois.