Liliana Cavani brilla a Venezia 80

Intensi i due film in apertura della mostra del cinema, Il Comandante di Edoardo De Angelis e L'Ordine del tempo di Liliana Cavani, che riceverà il Leone d'oro alla carriera.
Venezia 80, la regista Liliana Cavani sul Red Carpet del film L'Ordine del tempo, foto Matteo Rasero - LaPresse
Venezia 80, la regista Liliana Cavani sul Red Carpet del film L'Ordine del tempo, foto Matteo Rasero - LaPresse

Non è il solito film di sommergibili durante la guerra a cui ci hanno abituati gli americani. Ma la storia vera del comandante Salvatore Todaro che a bordo del suo sommergibile Cappellini nell’ottobre del 1940 salvò l’equipaggio di un mercantile belga che trasportava armi per il nemico.

Le leggi delle guerra avrebbero impedito l’accoglienza, ma il capitano affermando “siamo uomini  prima di tutto” si prese la responsabilità e li accolse. Un uomo duro e tenero, sofferente, che disobbedisce alla legge della guerra che vuole l’odio e salva per due volte il nemico. “Siamo italiani”, dichiara anche al comandante belga meravigliato, ossia persone dotate di una vera umanità.

L’azione per lo più chiusa e grigia si svolge all’interno, dove c’è una Italia dei  dialetti e delle diverse tradizioni unita dalla fraternità del mare prima che dalla volontà della guerra, e questo dà il respiro e il significato ad un film di alto spessore morale, quanto mai attuale. Prima c’è l’uomo e poi le leggi del conflitto, di cui il comandante non vedrà la fine né la sua bambina appena nata, perchè morirà nel 1942.

Ci voleva un regista capace di evitare qualsiasi retorica  buonista o memoria filmica americana per raccontare in modo severo, commosso, sobrio, una epopea di autentico eroismo da parte di una fratellanza forte e calda che unisce l’equipaggio nella narrazione corale di una storia dove il mostro per eccellenza di ogni uomo è la paura, che si vince con il coraggio dell’accoglienza e con la sfida alla morte.

Pierfrancesco Favino è perfetto nel recitare con gli occhi e col corpo, ma coralmente (bravissimo il cameo di Paolo Bonacelli) in modo che il film diventa espressione di una umanità semplice, diritta. Eroica nella sorpresa della vita. Un film che non sfigura in apertura della mostra, ma dimostra che l’Italia se vuole ha ancora molto da dire.

E ancora una volta la paura e la morte echeggiano nel lavoro della Cavani, presentato  fuori concorso ed evento del giorno in una rassegna affollata. E se scoprissimo che il mondo sta per finire entro poche ore? Accade ad un gruppo di amici in vacanza al mare: gente colta, ricca, con vicissitudini affettive diverse alle spalle.

Ci sono un fisico, un medico, una giornalista, un uomo d’affari… insomma, un mondo di intellettuali che si incontrano per un compleanno. Aria distesa, cordiale, ma fino ad un certo punto, quando la quasi certezza che la Terra verrà distrutta li mette in crisi e fa esplodere domande inespresse. Cosa è la vita? il tempo esiste? esiste un ordine nelle cose? esiste un Dio?

Racconto sotterraneamente  autobiografico, è affrontato dalla Cavani con una inquietudine vibrante, con lo stile lucido, asciutto e provocatorio, tragico anche, attraverso un ottimo cast molto coinvolto e sincero, che dà vita alla ricerca di senso della vita grazie ad incontri  e dialoghi serrati (alcuni memorabili, come quelli delle coppie o con una monaca francescana). È l’amore la forza che supera anche il tempo, gli errori, i desideri? Si può credere in Dio se si crede nella vita?

Paure nascoste che vengono fuori, occhi che parlano, corpi espressivi in un film intensissimo senza un attimo di tregua per lo spettatore che rimane sorpreso e forse sbigottito per tanto coraggio e amore per la vita da parte di un film di profondità e sincerità inattese,  rivoluzionarie, nel tempo attuale. E la sala dei giornalisti è rimasta muta.

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