L’idea di università: Speranza e Sapienza

Gerald Pillay
 «L’educazione è liberazione»: così Gerald Pillay, incontrando gli studenti di Sophia venerdì 2 dicembre, ha sintetizzato il fondamentale ruolo svolto dalle università nelle società che, come la nostra, assistono al fallimento di istituzioni economiche, sociali e politiche e si trovano costrette a ridisegnare e reinterpretare il mondo e i propri punti di riferimento. 

Il rettore della Hope University di Liverpool – istituzione di profilo ecumenico con più 8.000 studenti – ha trascorso allo IUS tre giorni pieni; ha condiviso la vita della nostra  comunità accademica, confermando la sua stima per l’esperienza che stiamo conducendo, riconoscendovi uno stile comune, condividendo in più momenti brani della sua profonda cultura e della sua esperienza personale. Cresciuto nel Sud Africa dell’apartheid, ha conosciuto presto la difficoltà di vivere in una società che ha smarrito i suoi fini, incapace di garantire la convivenza civile, la ricerca del bene comune, la felicità dei suoi componenti. Fondamentali nella sua vita, le figure di Gandhi, Martin Luther King, l’incontro personale con Nelson Mandela, giganti del nostro tempo che, con il coraggio della speranza, hanno guidato il pensiero oltre le sbarre della cella in cui erano rinchiusi, oltre gli insormontabili muri che sbarravano loro la strada. Incontri che, assieme alla testimonianza di giovani studiosi di teologia sudafricani che, tra i primi nell’accademia, hanno alzato la voce contro il regime dell’apartheid, l’hanno condotto ad abbracciare un ideale educativo di grande prospettiva come quello perseguito dalla Hope University: «Non sono le circostanze avverse a definire il nostro destino» – ha affermato il professore – «occorre rimanere fiduciosi nel progetto che Dio ha per ognuno di noi, ed educarci a diventare uomini di pace». 

Quale il ruolo dell’università in questo percorso di «liberazione»? Pillay ha approfondito magistralmente l’argomentazione nel successivo appuntamento presso l’Auditorium di Loppiano. «John Henry Newman: l’idea di università. Attualità e rilevanza per oggi»: questo il titolo della sua conferenza pubblica. Ripercorrendo il pensiero del beato Newman, sacerdote, insegnante e teologo inglese del XIX secolo, Pillay ha dimostrato come i contenuti della sua opera ci interpellino ancora, a 150 anni di distanza. L’utilitarismo e il funzionalismo che condizionavano il sapere già quando Newman scriveva, sono accompagnati oggi da forme di conoscenza illusoria e inconsistente: «Dov’è la sapienza, smarrita nell’informazione superficiale?» Citando il poeta inglese Thomas Eliot, ha sottolineato l’esondazione di notizie a cui siamo sottoposti: possedere informazioni non significa conoscere, e conoscere non significa essere sapienti. L’università può essere un faro nell’opera di discernimento che sfida gli studenti, formando la loro capacità di giudizio con gli strumenti per l’analisi, ma coltivando allo stesso tempo l’attitudine alla comprensione di ciò che siamo nel profondo. L’educazione proposta dal pensiero di Newman configura una conoscenza non frammentata, che non è fine a sé stessa ed è una meta raggiungibile attraverso il concorso dei diversi contributi di scienze ed arti; una conoscenza che si forma nell’ambito della comunità degli studiosi, perchè – ha concluso Pillay – «sono bellezza, verità e bontà unite a condurre alla sapienza».

Uno scenario che ha coinvolto e catturato: «È il sogno di Sophia, ciò che anima il nostro impegno, la nostra meta, giorno dopo giorno» – così uno studente dello IUS. E il preside Piero Coda ha ribadito l’impegno a collaborare: «Stasera abbiamo avuto una nuova conferma. L’Istituto universitario Sophia e la Hope University hanno una strada in comune: sapienza e speranza». 

iu.sophia.org

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