L’idea di persona, società ed economia
Pubblichiamo un contributo pubblicato sul sito di Sophia
Emanuele Pili, dottorando di filosofia, propone alcune piste che danno ragione del crescente interesse intorno al pensiero di Rosmini.
Hai scelto di dedicare il dottorato di ricerca alla figura e all’opera di Antonio Rosmini. Qual è il tema principale che affronti?
Il mio lavoro si concentra sulla complessa opera rosminiana guardando soprattutto alla sua indagine sulla natura dell’essere. In particolare, mi occupo del concetto di relazione – al quale Rosmini dedica un’ampia sezione della sua Teosofia (uno dei suoi lavori più impegnativi) – come categoria dell’essere. A differenza di Aristotele, per il quale la relazione è un accidente della sostanza (cioè qualcosa che non è essenziale), Rosmini argomenta che deve essere considerata allo stesso livello della sostanza. E' questo, in fondo, il nodo principale. A ben vedere, infatti, ogni interpretazione del reale, e dunque anche ogni teoria economica o politica, presuppone una certa concezione dell'essere e dell'agire, in altri termini, una ontologia.
La domanda posta all’umanesimo di Rosmini in occasione di LoppianoLab è molto ampia: dall’idea di persona, a quella di società e di economia. Una domanda che lo colloca nell’attualità.
E’questa l’intenzione della serata: interrogare Rosmini, per così dire, alla luce del presente. In effetti, Rosmini, nell'ambiente culturale della prima metà dell'800, si distingue decisamente dai colleghi italiani a lui contemporanei per una statura di pensatore che ha tutte le caratteristiche di un intellettuale di livello europeo.
Per quanto riguarda l’economia, ad esempio, nel complesso della sua vasta opera non troviamo un lavoro specifico, e tuttavia è possibile ricavare preziosi contributi dai testi di politica e di diritto. Come hanno mostrato studi recenti, Rosmini conosceva l'utilitarismo di Bentham, il liberalismo politico di Tocqueville, così come Colbert, il liberalismo economico anglosassone e, non da ultimo, la tradizione italiana dell'economia civile della felicità (attraverso Gioia, Romagnosi, Genovesi).
Rosmini ha un approccio al tema sostanzialmente antropologico ed etico. Non tocca a me approfondire questo aspetto, ma posso dire che egli considera insufficiente la teoria secondo la quale l'economia è quella scienza che studia la ricerca della soddisfazione dei desideri soggettivi, attraverso il massimo del guadagno unito al minimo dei costi. Questa teoria, afferma Rosmini, è incompleta, quando non distruttiva: non ogni azione umana è necessariamente auto-interessata. Oggi la riflessione sui beni relazionali lavora sui medesimi interrogativi.
Viene in evidenza una relazione feconda tra l’approccio filosofico e quello economico.
Perché la prospettiva filosofica, nel lavoro di Rosmini, non guarda l'essere umano come individuo, ma come persona. Considerare la persona significa leggere l'essere umano come essere-in-relazione, in relazione con se stesso, con gli altri, con il mondo e con la dimensione trascendente. Un tale pensiero chiede anzitutto di ampliare lo sguardo per scoprire e dare conto delle molteplici dimensioni relazionali di cui l'umano è costituito. Ed è un’operazione culturale che promuove, potremmo dire, “il civile”, poiché mette in luce, con ragionamento critico, quei luoghi che contribuiscono a donare senso all'esperienza umana, rendendola piena e realizzata.
La stessa economia civile, in fondo, studia sul piano economico il valore di tali luoghi di ben-essere, contribuendo allo sviluppo di un'economia che abbia la persona, e non il mero profitto, al suo centro. Anche da questo punto di vista, la riflessione di Rosmini è profondamente attuale.